Cadeaux


Phil Collins
Against All Odds (Take A Look At Me Now)

How can I just let you walk away,
just let you leave without a trace
When I stand here taking every breath with you, ooh
You’re the only one who really knew me at all

How can you just walk away from me,
when all I can do is watch you leave
Cos we’ve shared the laughter and the pain,
and even shared the tears
You’re the only one who really knew me at all

So take a look at me now,
‘cos there’s just an empty space
And there’s nothing left here to remind me,
just the memory of your face
Take a look at me now,
‘cos there’s just an empty space
And you coming back to me
is against all odds and that’s what I’ve got to face

I wish I could just make you turn around,
turn around and see me cry
There’s so much I need to say to you,
so many reasons why
You’re the only one who really knew me at all

So take a look at me now,
‘cos there’s just an empty space
And there’s nothing left here to remind me,
just the memory of your face
Take a look at me now,
‘cos there’s just an empty space
But to wait for you,
well that’s all I can do and that’s what I’ve got to face
Take a good look at me now,
‘cos I’ll still be standing here
And you coming back to me is against all odds
That’s the chance I’ve got to take, oh, oho

Just take a look at me now

Per voi, perché odio il telefono dal momento che ho appena ricevuto una telefonata che mi ha dato un bel colpo tra capo e collo e potete ascoltarla con me questa volta.

Intimità


 

Mettetemi un bavaglio, anzi no: legatemi le mani. Scrivo e scrivo, quando l’acqua bolle, la temperatura sale e il vapore fa saltare il coperchio. Faccio uscire un po’ di cose che ho nella testa e posso rimettere il coperchio al suo posto.

C’è un altro argomento su cui rifletto e che non amo condividere, ma c’è modo per ogni cosa. L’intimità tra due persone è un’esperienza sublime, quando c’è intimità. Si può fare l’amore spesso, si può farlo con chi si vuole, ma l’intimità è un’altra cosa, per assurdo, mi viene da sottolineare. All’inizio si è più spavaldi, più bugiardi, ma anche più sinceri, perché tra le spacconate si dice qualcosa di vero, poi si cresce un po’, ci si conosce meglio, ma in realtà ci si conosce sempre meno; più che altro si creano delle abitudini uguali, per sentirsi uniti. L’ intimità si perde, soprattutto l’uomo deve idealizzare la donna, che dev’essere affidabile, sicura, dolce, forte e dalla sessualità non manifesta, perché quelle sono cose private… e va bene, ma poi le cose private sono taciute, fatte, ma non dette e non è la parolina volgare e tenera che fa l’intimità, al massimo fa gioco. Ho la netta sensazione che alle donne non sia ancora concesso parlare del proprio piacere. Non a caso, personalmente sto soffrendo svariate e manifeste tribolazioni, per scrivere ciò che penso senza essere esplicita.

La donna ne può scrivere, ne può parlare con chi vuole, ne può fare programmi, film… ma nell’ ambito della propria

black and white, couple, kiss, love, noir et blanc

camera da letto? Se lui è in imbarazzo, è impossibile. Non lo so come andrà, forse la nuova generazione (io ho trentadue anni) sarà più libera? Ne dubito, penso sia più esplicita, ma non è ciò che serve, non è la sessualità aperta, non è la trasgressione, io parlo di vera intima connessione su vari livelli.
Tra l’altro penso che non ci sia uomo o donna che può interferire nel cuore di chi ami se ciò che vi unisce è così stupendamente imperfetto da essere irreplicabile.Torno a ciò a cui pensavo a vent’anni: lui dev’essere anche il migliore amico, nel proprio cuore, quello con cui ti senti intimamente spoglia, con cui puoi ridere e sbagliare, puoi fare cose fantastiche e costruire castelli per aria, mentre le scemenze colossali saranno risate da condividere e fare l’amore diventa il gioco più bello, sinceramente.

Se l’uomo avesse coraggio di essere così, lei non salperebbe per fantasie lontane e lui amerebbe stare con lei.

Ogni emozione nasce dentro, ogni desiderio nella testa, non servono grandi scenari, ma persone speciali.

 

Che lo sforzo sia con te!


shit  Stavo facendo pensieri a ruota libera, quelli soliti, del mattino,mentre fai automaticamente i riti quotidiani: abluzioni, colazione, tv accesa, tv spenta… grugniti, vescica che si svuota.

Pensavo che devo sempre attaccare bottone nelle situazioni di maggior disagio, come ad esempio nello studio medico: io sono quella che finisce sempre per sorridere a tutti, chiedendo immancabilmente chi è l’ultimo arrivato, così da sapere dov’è il mio posto in quel mondo, e chiaccherare amabilmente con la vecchina, la giovane,chiunque sia amabile quanto me (a disagio quanto me?).

Pensavo a tutto questo seduta sul trono, come si suol dire, e mi spiace perdere il mio fascino femminile dicendolo, ma non è vero, non mi dispiace, che ci devo fare se oggi sono schietta? Nel compiere la funzione fisiologica ho meditato su quanto siamo tutti uguali, e non solo per via di quello stesso cielo che ci unisce, ma per questo corpo in fondo simile. Non c’è bisogno di avere tutti le stesse misure, per carità!, e certe cose ci riportano all’origine ogni santo giorno, al di là che le facciamo su un trono d’oro, di ceramica, una turca, una latrina, una buca in terra….

Mangiare, dormire, fare pipì e popò… fare l’amore! Tutto per tutti.

Mi è saltata alla mente l’immagine di Beyoncé sul suo bel trono costellato di brillanti e la sua espressione era la stessa , di soddisfazione, perché soddisfare i bisogni primari è appagante. Bere dopo aver patito la sete sotto il sole in agosto, fino al primo bar? Esaltante! Un piacere puro direi.

E per essere sempre più scadente, ma in tema, farò una citazione colta: Che lo sforzo sia con te!