Stavo facendo pensieri a ruota libera, quelli soliti, del mattino,mentre fai automaticamente i riti quotidiani: abluzioni, colazione, tv accesa, tv spenta… grugniti, vescica che si svuota.
Pensavo che devo sempre attaccare bottone nelle situazioni di maggior disagio, come ad esempio nello studio medico: io sono quella che finisce sempre per sorridere a tutti, chiedendo immancabilmente chi è l’ultimo arrivato, così da sapere dov’è il mio posto in quel mondo, e chiaccherare amabilmente con la vecchina, la giovane,chiunque sia amabile quanto me (a disagio quanto me?).
Pensavo a tutto questo seduta sul trono, come si suol dire, e mi spiace perdere il mio fascino femminile dicendolo, ma non è vero, non mi dispiace, che ci devo fare se oggi sono schietta? Nel compiere la funzione fisiologica ho meditato su quanto siamo tutti uguali, e non solo per via di quello stesso cielo che ci unisce, ma per questo corpo in fondo simile. Non c’è bisogno di avere tutti le stesse misure, per carità!, e certe cose ci riportano all’origine ogni santo giorno, al di là che le facciamo su un trono d’oro, di ceramica, una turca, una latrina, una buca in terra….
Mangiare, dormire, fare pipì e popò… fare l’amore! Tutto per tutti.
Mi è saltata alla mente l’immagine di Beyoncé sul suo bel trono costellato di brillanti e la sua espressione era la stessa , di soddisfazione, perché soddisfare i bisogni primari è appagante. Bere dopo aver patito la sete sotto il sole in agosto, fino al primo bar? Esaltante! Un piacere puro direi.
E per essere sempre più scadente, ma in tema, farò una citazione colta: Che lo sforzo sia con te!