Il mio continuo coltivare, mietere, raccogliere, consumare, ripiantare pensieri è filosofia spiccia. Ne sono consapevole.
La macina gira e continua a girare, mentre stritola le mie riflessioni senza fine, né meta, né soluzione.
Ne farò il pane con cui dare vita, alle mie parole, a chi mi sa ascoltare.
Nutrimento per lo spirito che accoglie e che vive inquieto, in attesa di risposte, impastando domande.
Affondo le mani e poi batto e ribatto la sfoglia, finché si scalda, finché è morbida e poi modello la forma, come più mi piace.
Ogni volta è un nuovo pane, la fragranza mi è familiare. Un segno, una croce, in segno di rispetto.
E’ qui, in tavola, offerto al commensale.