Ho guardato nella serratura, sì, ho guardato.
Mi tremavano le ginocchia a stare lì, china.
Mi sudava la fronte e una ciocca cadeva ribelle sugli occhi.
La sbuffai via, facendo piano.
Mi presi i capelli e tirandoli li aggiustai dietro le orecchie.
Com’ero agitata, colpevole, nascosta.
I piedi mi si ghiacciavano sulle piastrelle fredde.
Cercavo di non pensarci, perché già la vescica mi stringeva il ventre.
Più scacciavo il pensiero dei piedi gelati,
più il freddo risaliva lungo le gambe
e mi gremiva, attanagliandomi
mentre venivo braccata
e poi torturata
dall’orribile imbarazzo
ero lì, con l’occhio addentrato
come un periscopio in perlustrazione
e la tensione mi accelerava il battito.
Ho guardato il Sole venire.