Ci sono certezze che destabilizzano e per trovare quiete vano spezzate.
Tra i frammenti sparsi troverai nuove forme e a tagliarsi le dita, non è grande danno.
Una goccia scarlatta sul polpastrello è una dolce ferita, se a contributo di una battaglia vinta.
Tra quiete e tempesta c’è una cascata scrosciante, di emozioni, tormenti e pensieri ribelli.
Io rincorro la vita e rifuggo tempesta, cantando nella pioggia con la gola aperta,
rotolare nella neve è il più dolce tormento, ‘ché il freddo risveglia e addormenta al contempo.
Mi ritrovo ad annusare aromi antichi, tra ricordi e memorie che appartengono ai tempi.
Ho bisogno di salpare con tre gatti e due balocchi, per mari nuovi e per ignoti posti.
Canto e ricanto a squarciagola nelle vene, i nervi s’infiammano e le corde si tendono.
Venite, venite, le campane annunziano: le virtù sono andate e i colpevoli fuggono!
Aprite, aprite, le porte del mare: che i flutti aspergano le menti malate!
Io remo di lena nella tazza preziosa, con un mestolo a vogare ci vuole forza buona.
Ti lascio due spille e una pentola vuota, rammenta le risa e dell’errore non far parola.
Due cocci tra le dita e una goccia rossa per un viaggio nuovo sulla nuova rotta .
Perché amo questa canzone ancor prima di capirla..