Palle


Mi sono scese, mi sono cadute, sono rotolate giù, sotto il mobile, quello buono, quello massiccio.

Non riesco a spostarlo, tanto a riprenderle, cadrebbero di nuovo.

Le tengo, ci provo, ma vanno giù.

Cadono sempre, c’è sempre qualcosa che me le faccia cadere.

Come te lo posso dire?


Cat Stevens – How can I tell you that I love you?

A me lui porta sempre qualcosa, e sono meno hippie che mai, ma lui mi porta sempre qualcosa, altrove, o dentro me, non so.

E la voglia di fare un tuffo in un cielo di seta e batuffoli di cotone, non so, essere e basta, senza più costrizioni, perché a volte mi vanno proprio strette.

Sono la persona più normale, abitudinaria, tranquilla del mondo, così voglio essere, sono troppo stanca di scossoni e ondate di cose inaspettatamente tristi, eppure.

Eppure la mia natura bussa alla porta sul retro di quest’anima inquieta e mi sussurra le parole che celo, mi ricorda cos’ho nel cervello, i miei sogni, le mie ribellioni, il desiderio di libertà, senza mattoni.

E allora, una lacrima, un grazie al cielo, della normalità, senza bisogno di cambiare una virgola, ma guardando a quell’anima che corre e grida correndo, con complicità.

Io corro, dentro corro e salto e impreco e respiro a bocca spalancata, che non mi basta mai l’aria.

Ciao, a me, a te, a chi ama, e cerca e non sa che cerca sempre e solo se stesso in vesti d’altri.