Scrivere per chi scrittore non è se non per se stesso scrivente


Io provo, ci provo perché nessuno me lo ha chiesto, perché non mi porta a nulla, non cambia la mia vita, è per me ciò che voglio.

La bellezza di un rapporto con la mente e le parole, l’amore di fronte alla fantasia che prende forma in pensieri, azioni, corpi raccontati.

Loro stanno lì, in attesa che io li porti avanti, con le  loro passioni, paure, la determinazione di riuscire e io smanio per scoprire che accadrà di loro, di me, di noi.

Allora, puntualmente arriva il citofono che mi smarona, un televisore che si accende, un caffè da offrire e i problemi che ci sono sempre, se non sono miei sono di qualcuno a cui voglio bene.

E io scribacchina in vena di scribacchiare che solerte mi appunto in disparte le persone che mi nascono dal cervello, con le loro caratteristiche fisiche, il significato dei loro nomi, i rapporti famigliari e non.. a che pro se il mondo non s’azzitta mai? Che io rischio pure di scordarmi ciò che scrivo?

Ho pensato che di notte, di notte devo scrivere!

E chi ce la fa?

Chi fa il mio di giorno? Chi mai potrebbe essere me, mentre io m’addormento?

Non si può no, io la notte dopo le dieci non scrivo, massimo le undici e poi che mi si sfoca tutto…

Loro meritano di meglio, la mia piena disponibilità, hanno emozioni e azioni da compiere e io devo essere sul loro livello.

E anche adesso che vorrei tanto darmi loro, c’è Spiderman alla tv che mi cozza i nervi..

Mi sa tanto che come al solito mi tocca sloggiare in cucina, con le zampe appese alla sedia, sciatta in quel modo femminile che lui ti guarda e pensa e tu pensi ad altro.

Ok, mi sloggio di là e vediamo oggi che succede a quei Ruben e Lara che sono altri da questi per mio diletto  e sfida.

 

Il canto di Gorgo-I racconti di Lara e Ruben.6-


Gorgo e Ruben avevano instaurato uno strano rapporto di complicità che il più delle volte faceva saltare i nervi di Lara, come corde di violino che saltino a furia di tenderle troppo.

I due erano una strana coppia a vedersi: un immenso gigante sfregiato e cupo, addobbato come un arlecchino travestito e un ragazzo rosso e scanzonato: si scambianvao colpi e insulti come fossero fratelli di sangue.

“Come sarebbe a dire che non conosci i canti di Grouse!” Ruben stava ridendo e sputacchiando avanzi di cibo mentre si faceva allegramente trasportare in spalla da Gorgo.

“Non mi parlare di stupidi cantori da due soldi! Quelli sono solo buoni a parlare di cavalieri, damine e lacrime e suicidi.. nah! L’unico rimane il cantore del fiume Argentato, quello sì che sapeva il suo mestiere! ”

Ruben si pulì la bocca con il braccio e lanciò uno sguardo verso il basso: “Ne ho sentito parlare. Dai miei zii. Ma non era un cantore, era un guerriero mi pare.”

Gorgo gli diede una pacca sul fianco con la mano aperta e per poco il ragazzo non cascò giù come una pera matura.

“Quale migliore cantore di un guerriero, di uno che la vita e la morte e tutto ciò che sta nel mezzo le conosce! Quei damerini stolti che mescolano e rimescolano le stesse parole.. non valgono la scoreggia che ho conservato per il dopo pranzo!” , così dicendo il gigante diede sonoramente prova del suo pensiero.

Ruben saltò giù di corsa e si allontanò imbronciato: “Sei il solito! Ma non ti rendi conto che quello è un tornado di puro fetore? Ah, Gorgo! Mi hai fatto risalire il pranzo alla bocca e non era un banchetto in partenza!” poi, sussurrando: “Lara è bella per fortuna, perché come cuoca.. bleah!”

Gorgo rise forte, come sempre sembrava che una roccia si staccasse dai fianchi della montagna.

Lara, che era rimasta assorta in disparte per la durata delle chiacchiere degli altri, si avvicinò a Ruben con fare battagliero: “Oh, scusa tanto mio lord se il desco non è stato imbandito a tuo gradimento, mi duole deluderti!” e così dicendo gli assestò un pugno tra le costole, come al solito.

“Che sei bella, non conta? L’ho detto, vero Gorgo che l’ho detto?”

Il gigante sghignazzò divertito: “Oh sì capo, ha detto che sei bella come una zecca nel sedere! Così ha detto!”

Ruben lo fulminò con lo sguardo: “Traditore bugiardo di un gigante vestito da damigella! Ho detto che Lara è bella come… come… una pisciata dopo la siesta!” e ridendo si mise a correre di buona lena.

Lara gli fu dietro come una saetta, ma sapeva che i suoi amici cercavano di sollevarle il morale e senza desiderio di farlo prese a ridere anche lei. Rideva così forte che fu costretta a fermarsi.

“Ok, ok, hai vinto! Anche tu non sei male Ruben, mi ricordi l’orzaiolo di quella vecchia strega dai denti marci, giù al crocevia.”

Ruben tornò indietro e l’abbraccio serio.

La guardò negli occhi: “Sempre al tuo servizio capo.” e baciandole la fronte si voltò tornando da Gorgo.

“La sai “Ritorno in Patria”? ”

“No Gorgo, ma sono certo che me la stai per insegnare!”

E il gigante dall’aspetto feroce incominciò a cantare con la voce più morbida e calda che Ruben avesse mai sentito:

L’uomo avanza nella nebbia dei sepolcri,

tutto tace tra le mura spesse,

di tenebra sospiri nella mente,

aleggiano gli spiriti erranti .

e tutto tace e il mondo resta

ritorno alla Patria

la lancia in resta.

e tutto tace e il mondo resta

ritorno in Patria

e nessuna festa.

L’uomo è solo col sangue addosso,

le grida del nemico ancora in testa,

i campi di grano sono partiti

per un inferno di corpi spirati.

e tutto tace e il mondo resta

ritorno alla Patria

la lancia in resta.

e tutto tace e il mondo resta

ritorno in Patria

e nessuna festa.