Cent’anni sulle spalle
massicci, gravi,
Atlante beffato,
mi piego in silenzio.
Sorreggi, sorreggi
solleva ancora,
non c’è un tempo,
il perpetuo è fisso.
Gli affanni son desti
occhietti vivaci
ti succhiano l’Io
sputando il guscio.
Trema, trema
le giunture saltano,
vivi e spera
domani sarai albero.