Fuga dal terrore


Lo stringeva forte al petto, mentre correva, correva senza curarsi dei sassi, delle radici che affioravano sgambettanti, correva e non mollava la presa, mai.

Il sole era già lontano, nella sua discesa lenta, sembrava acquistare velocità.

Aspetta!

Lei correva e non si voltava mai, le braccia pesanti come tenaglie sul fagotto prezioso, le gambe andavano senza criterio, scompostamente goffe, ma procedevano.

Un urlo di terrore.. no!

Il fiato corto, le ginocchia rigide, spingeva più che poteva, senza più speranza che il cuore restasse in gabbia, ormai era così furiosamente in fuga dal suo petto, roboante ritmo che le percuoteva i timpani.

Tum-tum, tum-tum, tum-tum-tum…..

Il declivio alla sua sinistra, un manto d’erba fino alla stradina di terra battuta, ci pensò meno di un secondo e si lanciò, di fianco, rotolando come una biglia fino a frenarsi bruscamente piegando le ginocchia.

Faceva male, un male cane, tutto! Le ginocchia sbucciate, le escoriazioni che la ricoprivano su tutto il corpo e poi ancora l’urlo altissimo che le perforò le orecchie. Una promessa di morte, un’ira furibonda.

Corse, corse ancora.

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