Il confronto tra Lara e Rock-I racconti di Lara e Ruben.11-


Ruben si sentì trafitto da una lama d’ansia affilata.”Safira? No, no amico ti sbagli, lei si chiama..”

“Zitto Ruben!” Lara lo squadrò furente e terrorizzata al tempo stesso, mentre quel minatore scuro osservava attentamente.

Ruben provò un odio sincero verso l’uomo, non era così ingenuo.

Gorgo sbadigliò rumorosamente. “Io mi apposto qua fuori, non tardate voi, domani siamo di partenza. ‘notte…. capo.”

I tre gli fecero un cenno di saluto frettoloso, mentre il gigante usciva faticosamente dalla casa del minatore.

Brocco si acciambellò tra i piedi di Ruben, gli lanciò uno sguardo acuto, di umana comprensione e Ruben si sentì uno stupido, un fallito.

Il loro ospite si sfregò la barba pensieroso, guardava ora Lara, ora Ruben, nel silenzio greve.

“Rock, io..”

“Dunque, sei in Missione? Alla fine c’è riuscito? Si gioca l’unica figlia, mentre il figlio è svanito nell’Ombra ?”

Lara si mosse inquieta sullo sgabello spartano. “E’ una situazione unica e grave, non ho più saputo nulla di te, io non dovrei neanche esistere, e non mi importava molto a quel tempo, tanto valeva spendersi per la Missione.”

“Io non sono sparito, sono stato cacciato, e tu sai che t’avrei ritrovata, a costo della vita.”

Ruben fremeva, ma voleva assorbire ogni parola per capire meglio.

“Non capisci che io pensavo che tu fossi morto? Mi hanno portato i tuoi vestiti insanguinati e il giorno dopo mio padre mi ha offerto come penitenza la Missione. Io sono diventata il migliore guerriero della Federazione. Volevo vincere e poi t’avrei seguito.” Lara aveva un’espressione addolorata, poi d’un tratto si infiammò ed esplose:”Si può sapere come mi avresti trovata a Haper? Sono io che ho trovato te, io mi sono data un obiettivo, ma tu qui, come pensavi di cercarmi?”

Ruben sorrise impercettibilmente, il nemico stava perdendo terreno.

“Dei vestiti insanguinati non fanno un cadavere Safira. O come dovrei chiamarti adesso? Se hai fatto giuramento ora avrai un nome nuovo.. Io sono qui in attesa di muovermi, sono un reietto e non dovrei neanche stare così vicino a Città Sacra, ma non sono riuscito a mettere altra distanza tra noi. Mi hai dimenticato, è questo che ti fa infuriare: che io ti sia tra i piedi? C’è un Generale della Guardia Sacra che ti attende?

Ruben si offese terribilmente: quel tizio non aveva pensato neanche per un istante che lui potesse essere l’uomo di Lara, o Safira..!

Lara strinse le ginocchia tra le mani, le nocche bianche, le braccia contratte. La sua bocca era una linea dura, lo sguardo rivolto al pavimento. Alzò il mento, estrasse un sospiro e la sua voce tornò quella del Primo Guerriero.
“Il mio nome è Lara, sì.. Lara. Sono il Primo Guerriero, la mia Missione non prevede fallimento, ma promette vendetta. E’ altamente probabile che io non sopravviva a tutto questo. Non c’è anima viva che mi attenda altrove. Io sono mia, non ho altro da aggiungere. Safira è morta quando ha ricevuto le prove della tua morte.”

“Safira…”

“No! Puoi vivere di ricordi, cullarti nel sogno di un passato che non ha presente, e non conosce futuro. Ti consiglio vivamente un nuovo nome e un nuovo progetto di vita.”

Rock rimase sgomento, le labbra socchiuse, lo sguardo ferito.

Ruben non si tenne più: “E che cazzo! Brava Lara, sapevo che gliele avresti cantate!”

Lara si voltò verso il ragazzo, si era scordata che ci fosse anche lui, all’improvviso si sentì nuda, imbarazzata del suo passato esposto, ma non fece in tempo a replicare che quello le saltò addosso, la strinse forte e le schioccò un sonoro bacio sulla bocca.

“Ruben!”

Il ragazzo sorrideva, gli occhi azzurri di un cielo lontano erano rivolti su quelli dell’avversario: scuri come il caffè.
“Vedi, amico, tu conoscevi forse una certa Safira, io non l’ho mai incontrata, ma Lara, questa qui, è mia. Nessun generale, bello, solo il meglio sul mercato per la mia donna: io!”

Lara non si tenne più e scoppiò a ridere fragorosamente, rovinando il momento solenne di Ruben e trascinando con sé anche il suo antico amore.

Fuori dalla casa del minatore scuro, un gigante disteso sullo sterrato, aprì un occhio, restò in ascolto e poi sorrise. Tieni duro ragazzo.

 

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