Sarebbero mai arrivati?
Il freddo era intenso e per quanto fosse abituata a sopportarne la morsa, sembrava troppo, troppo da sopportare.
L’addestramento l’aveva temprata, ma non sapeva quanto il freddo potesse essere aggressivo quando le emozioni ti attaccavano dall’interno.
“Come sei arrivato qui? Voglio dire.. da quanto sei qui?”
Rock continuava a muoversi a passo marziale, le ampie spalle fendevano la notte, la sua sagoma imponente le ricordava quegli eroi che tanto amavano da bambini.
“Rock?”
“Eccoci.”
Lara si guardò intorno spaesata, troppo assorta nel tumulto delle proprie emozioni, non si era accorta di ciò che la circondava. Evidentemente si era sbagliata: si fidava ancora di Rock.
“Non c’è traccia di lavoro qui. Non avrei mai pensato che ritiraste tutto ogni sera. Sembra abbandonato.”
Rock proseguì fino all’imboccatura della miniera. Sospirò e voltandosi la inchiodò con lo sguardo preoccupato.
“A volte quel che sembra è. Dicono sempre il contrario e io me ne intendo di intrighi, ma ciò a lungo termine comporta l’incapacità di vedere semplicemente le cose per come sono.”
Lara sgranò gli occhi e inconsapevole mise i pugni sui fianchi, accorgendosi della posa si raddrizzò.
“Cosa intendi dire? Senti, mi sto stancando. Anzi, ne ho le palle piene! Non ho voglia di fare balletti di corte, andiamo al sodo una volta tanto!”
Rock emise un fischio, tra l’ammirazione e lo scherno. “Vedo che sta uscendo la tigre. Dimmi la verità: sei tornata te stessa, appena hai lasciato Città Sacra? La ragazzina che mordeva e scalciava allora non è stata soffocata dal bel musino che mi confondeva con tutte quelle moine…”
In un balzo Lara gli fu addosso. Si lanciò in un calcio rotante che lo sfiorò al mento, ma Rock era agile e scattante e le prese la caviglia cercando di farle perdere l’equilibrio. Lara fece perno sulla gamba immobilizzata e con l’altra gli colpì il braccio che la imprigionava, tornando libera con una capriola all’indietro.
Si squadrarono ansimando.
“Sei brava.”
“Lo so.”
“Riesci a tenerti allenata? Lo sai che ti danno la caccia.”
“Sono ancora la migliore. In assoluto. ”
“Meglio di me?”
“Meglio di te.” Pausa. “Te la cavi, per essere un minatore..”
Il ragazzo assentì con un sorriso a fior di labbra.
“A proposito di minatori, Safira. Lara! Come ti dicevo, qui è come sembra.”
“Vuoi dire che non state lavorando? Avete abbandonato tutto? Rock, perché?”
Lui sbuffò e si sedette sul terreno gelido appoggiando la schiena sulla parete della miniera.
“Non c’è più niente da estrarre. Tutto esaurito. Quelli che hanno provato a scavare più a fondo sono morti, laggiù crolla tutto, non facciamo in tempo a rinforzare le pareti. Sembra una montagna di sabbia ormai.”
Lara scivolò al suo fianco, era spaventata, spaventata sul serio.
“Come faremo adesso? Questo non ci voleva, non pensavo fosse possibile, non adesso!”
Rock le sfiorò la spalla con la propria in un gesto di incoraggiamento che la confuse ancora di più. Non pensava di provare quelle emozioni, in quel momento poi: era sbagliata.
“Da quanto?”
“Da troppo.”
“Mio padre l’ha taciuto, è strano. Impensabile. Mi ha mandata in Missione sapendo che non c’era più járn galdur. ”
“Non lo sapeva.”
“Impossibile! Non è mai successo niente del genere dal Figlio Primo! La Federazione è rimasta stabile grazie al Primo Governatore. L’unica cosa che ha mai contato per ognuno di loro è stata la Federazione. Da millenni Rock.”
Lui le prese il mento per cercare i suoi occhi, sembrava distrutto. “Non era mai successo che un Predestinato fuggisse. Non era mai successo che il Primo Governatore avesse una figlia. Conosci il Mito.”
“Come potrei non conoscerlo?” fece un verso sprezzante “Mi ci hanno cresciuta, mi hanno disprezzata e temuta e l’unico che mi abbia amata, mi ha mandata a combattere contro l’Ombra, in un’azione eroica e suicida..”
“Non è l’unico che ti abbia amata” Lara sussultò. “E non permetterò che ti accada niente.”
Rock si rialzò e l’aiutò a sua volta, poi si incamminarono in silenzio.