Ricordo di un’estate in colonia.
Con la l minuscola, un’estate minuscola.
Ricordo un desiderio di legare, di piacere a gente mai vista.
Gli animatori anche loro, a cercare di piacere e di farsi piacere ragazzini spesso odiosi.
Un sapore di fascismo vestito da Italia casereccia. Non dico che fosse così, a me è rimasto così.
In quell’estate italiana nanna nà, che ululava i Mondiali .
I miei che giocavano a separarsi e a far finta di proteggermi, mentre stavo parcheggiata in quella colonia a cui avevano troncato “penale” per compassione.
Certo, il controllo pidocchi per l’amissione non prometteva bene.
Ecco, per me quell’unica colonia della mia esistenza, resta un’indelebile stazione di posta, tra un burrone e un deserto morente.
L’estate a venire i miei si sarebbero separati davvero e avrei avuto la certezza, eterna, della loro miseria umana.
Questi però, sono altri frammenti di me.