Si guardano sempre.
Tenendosi per mano.
Scrutano, con le unghie scavate nell’anima.
Un ghigno malvagio, sotto le occhiaie cupe, si accompagnano.
Una ride di follia, l’altra geme il suo strazio e ondeggiando i fianchi cullano la vita.
Le puoi vedere, quasi toccare: sono affascinanti nell’indurti terrore.
Vuoi scappare e gridare il tuo muto sgomento, ma sai che non ti appartiene.
Sono mie, loro, il mio riflesso: ciò che sono e sarei stata.
La follia: il perduto treno, la vita che non si ricompone.
Si guardano e si tengono e sanno, loro sanno e tutto osservano.