Ho appena scoperto che c’è il compleanno del blog qui. Sono due anni ed era iniziata con felicediesseredonna, avrei potuto chiamarlo anche felicediesserestolta, increduladiessereviva, ignaradiesserepersa…
Ok, l’umore è giù giù , dalle parti degli Abissi.
Potrei risolvere molti drammi personali, se solo avessi una diversa etica, una moralità meno stressante. Con me stessa, devo poter dormire la notte, devo poter guardarmi negli occhi, se e quando alzo lo sguardo allo specchio.
La paura di non poterlo fare, lega le gambe e trasforma i piedi in ceppi. Vorrei fregarmene, ma dovrei avere la forza di sostenere le conseguenze senza pentimento. Non ne sono capace. Porca zozza, io non ci riesco!
Vorrei lasciar perdere quella persona che a tante turbe mentali mi ha condannata, che ancora appare nei sogni col consorte e mi spaventa, ancora nel profondo, solo l’idea di loro.
Esser figli di chi mai si frequenterebbe nella vita, non è facile. Anzi, è un disastro. In più non ho più nessuno con cui condividere tutto questo. Non scrivo per cercar commiserazione, mi basto io per questo, e la cosa si fa un po’ pietosa, devo però buttare giù lo sgomento, altrimenti riverserò bile dagli occhi colpendo chi non ha colpa.
Sono vittima, essendo arrivata a giochi aperti a sto mondo, di rincorri e scappa; ti cerco, ma non ti rispondo; mi lamento, ma non ti coinvolgo, e anche per te solo il peggio di me…
Non voglio ripercorrere episodi traumatizzanti, la notte ha già dato, ma è incredibile quanto internet sia generoso. La trovo un po’ ovunque, tranne che nella mia vita e la faccenda dello stare attenti a ciò che cerchi è vera, ma io preferisco sapere.
Diciamo solo che anche passati trent’anni, constatare di valere meno di un conoscente per la propria madre, pesa. C’è il mio ruolo, ciò che pensa debba essere, ma niente di me, non sono mai, mai potuta essere me stessa e non so neanche di cosa parlare. Preferirei non saperne più niente, perché il sangue è sangue sì, e c’è la riconoscenza, ma… ma. Ma non si può vivere a vita un ruolo che non si riconosce e sentirsi obbligati verso chi si sa essere causa di tanti danni della propria psiche.
Odio, mi spiace, condividere queste emozioni, però devo scrivere e scrivere per spurgare l’anima dall’amarezza che mi assale sovrastando i miei argini e sommergendo tutto.
Con tanta solitudine, ci si sente in colpa ad agognare che anche l’ultimo ormeggio si sciolga.
Il fatto è che ho altre cime che non siano un cappio.
Non stai bene, lo so che non stai bene, ma non intendiamo la stessa cosa. Ed è terribile. Chiunque vedrebbe nei tuoi occhi il mondo capovolto, ma tu cerchi lui e solo lui, che cammina a gambe all’aria e mi spaventa.
Abbi cura di te o persevera nella tua follia, solo, ti prego, lasciamene fuori del tutto.
E non è facile… lo so!
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Già, son quelle cose che non scegli, ma devi gestire per la vita.
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Le devi gestire anche se l’unica cosa che viene spontanea da fare sarebbe chiudere gli occhi e dire parole a caso tappandosi le orecchie! Ce la fai mia cara, ce la fai!
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Son quasi 35 anni ormai… il più è alle spalle 😉 grazie Franci!
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Ti resta solo il meno allora!!!!
Prego
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non sei l’unica… come madre ti capisco… qualcuno dice “altri tempi” adeguati. ma personalmente non mi adrguerò mai. i miei 50 anni compiuti ieri, (visto che siamo già al 12 marzo) il proprio sangue non se lio ricordati…:-( credimi tapparsi le orecchie e imprecare sarebbe il minimo…ma c’est la viè … c’è la SAi, si l’assicurazione contro i mal d’affetti..e riconoscenza. si va avanti! notte art.
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Auguri! Di tutto cuore 🙂 andrò a pagare il bollo oggi per la SAI. Il sangue è la linfa che ci collega a radici e foglie. Non abbiamo scelto il nostro albero. Io mi concentro sul domani a questo punto. Un abbraccio!
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