Ti aspetto #5


“Così finisce tutto.”
Mi stringe forte e strofina il labbro al mio, non più un bacio. Siamo carne che freme.
Io lo carezzo e gioco con il suo calore liscio e pieno.
Intanto la mia pelle sospira, cerca il suo tocco per prendere vita.
Con dita leggere sfiora le spalle, saggia le mie clavicole tese e piano, dolorosamente piano scende.
Il mio respiro è accelerato, vorrei poterne fare a meno, troppa fatica.
Sollevo lo sguardo, ho bisogno di essere insieme.
Ci incontriamo qui, negli occhi l’uno dell’altra.
Come posso fargli questo?
Come può smantellare ogni muro che ho eretto, tra me e il mondo, tra me e lui?
Mojo corre, e correndo abbatte ogni mia resistenza.
Non è un cavaliere sul bianco destriero, no; Mojo è un eroe senza patria che corre, grida e si scaglia di peso sulle mie barriere e mi trova. Gridandomi addosso mi prende, perciò io gli appartengo.
Lui è l’unico che capisce chi sono.
So che il mio sguardo non cela niente, so che se fosse un altro uomo farebbe finta di niente e dopo avermi avuta non tornerebbe. Il mio sentimento è dirompente, ma lui capisce e mi sorride e poi, si fa serio, d’un tratto nei suoi occhi c’è solo fuoco e il suo bisogno nudo, un boato che mi acceca.
Le sue mani sono sul mio seno, leggere, così lievi che ogni cellula freme.
Continua il mio tormento con il suo tocco di piuma, boccioli che diventano perle erette e ora ho bisogno, un bisogno crudo.
“Mojo?”
“Di più Lalla?”
Annuisco convinta e contenta.
Sorride e stringe, e stringendo la carne morbida, trattiene tra indice e pollice le preziose perle, ma la stoffa non gli permette un contatto soddisfacente.
Sbuffa. “Allora Lalla, che facciamo ? Strappiamo?”
Mi scappa una risatina stupida, posso ammettere che l’idea è eccitante?
“Oh Mr. Grey, magari anche un po’ di frusta?”
Con un sorriso sornione mi pizzica un fianco e si afferra nel pugno la carne turgida. “La frusta non so bellezza, ma un manganello lo possiamo usare.”
Scoppio a ridere, rido di felicità, sono assurda.
Intanto, lui non perde tempo e afferrando il body tra le mani tira deciso e strappa.
“Mojo!”
Sono sconvolta, sono nuda, cazzo!
Non ho coraggio di sollevare lo sguardo, lo so che sono scema: un po’ tardi l’imbarazzo, ma ogni donna è un po’ insicura da qualche parte e io non devo scavare troppo a fondo per trovare le mie incertezze.
“Oh, Lalla, Lalla. Queste sono stupende… non le devi mostrare a nessuno.”
Lo guardo, non posso evitarlo.
“Sei matto? Che dici?”
Ha lo sguardo adorante. Possibile? Ho sempre pensato fossero strane, con areole grandi e imbarazzanti. Poi, certo, nessuno si è lamentato, anzi, ma non è che abbia mai osato chiedere un opinione a riguardo.
“Ecco, non sono troppo…”
“Troppo belle?” E non suona ironico per niente.
Rido. “No, non sembrano esagerate, volgari? Insomma, mi pare che le altre le abbiano più discrete.”
Lui scuote la testa, cocciuto.”Ma che discrete, tutte uguali, ma tu no, tu sei speciale. Le tue non sono volgari, sono da mangiare, da perderci la testa…”
In una attimo la sua bocca è su di me e mugola con tanto godimento che mi tremano le ginocchia.
Mi sento mancare.
Sugge con intensità e una scossa, un lampo di doloroso piacere mi sconquassa il ventre e scende giù, dritto alla vetta del piacere.
Mordicchia e lecca, poi ricomincia.
Gli tengo la testa, non per guidarlo, per sostenermi.
Lo carezzo con tenerezza, ma le gambe non reggono, le ginocchia cedono.
Scendo inesorabilmente, pelle su pelle strofinandomi a lui.
Con un tonfo goffo, sono ai suoi piedi, letteralmente.
Sollevo lo sguardo, Mojo sorride, ma gli tremano le mani, mentre le passa sulla mia chioma arruffata.
Sento il suo odore prepotente, mi solletica i sensi, non resisto.
Appoggio la guancia al suo inguine e inalo ad occhi chiusi, che bellezza!
“Lalla, non puoi fare così..” Sembra disperato, ma io non me ne curo minimamente.
Giro la testa e mi tuffo col naso sotto la sua asta eretta, strofino e odoro.
Mi sento colma e fremente, con le mani mi aggrappo alle sue cosce. So che non ce la fa più, non voglio essere crudele.
Cerco il suo sguardo una volta ancora e socchiudo la bocca, mentre il suo sguardo si oscura.
Tiro fuori la punta rosea e umida della lingua e assaggio curiosa, la soffice pelle tesa, coperta di leggera peluria dorata.
Sussulta, e impreca, sembra sofferente e felice come mai prima d’ora.
Passo le labbra sulla pelle , come i baci che ci siamo scambiati prima.
“Sei, oh, sei perfida…ma non ti fermare… non…solo…non smettere.”
Chiaro?
Obbedisco prontamente.

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