Nelle tenebre si nascondono le ombre, chi porta luce è un bersaglio mobile.
Lucash sapeva come muoversi, ma la prudenza, la mancanza di essa, gli aveva insegnato la giusta dose di paura a caro prezzo.
Se non fosse stato per lei, oggi lui sarebbe un’altra ombra che vaga nella nebbia.
Se lei non si fosse impuntata per averlo, lui oggi starebbe servendo le anime del villaggio oltre le cime.
Scosse la testa in disaccordo a quel pensiero. No!
“Starei coi miei avi, servendo l’unico Signore per l’eternità.”
Si portò il pugno al petto, e chinò la testa in meditazione.
Il pensiero di Berta era l’unica motivazione per restare, conoscendo la figlia sospettava che potesse non accettare il verdetto del Consiglio.
Si spinse nel folto del bosco, non un fruscio, non un ramo spezzato a segnalare il suo passaggio. Ancora oggi era convinto di essere stato stregato, in quel lontano giorno in cui si era avventurato sulle montagne. Non c’era modo che si perdesse, ne era certo.
Un’unghia conficcata nel polpaccio e Lucash desiderò vendicarsi, finalmente, ma si trattenne per l’ennesima volta.
La gatta lo guardava con sfida, Perla non l’avrebbe lasciato in pace, mai probabilmente.
Ogni giorno immaginava come uccidere quella creatura, amava pensare a metodi diversi, raramente compassionevoli.
Solo un pulviscolo di affetto incredibilmente lo frenava dal compiere l’atto omicida.
La guardò con astio, ma non la cacciò. Non solo era impresa difficile, per cui anche lui sarebbe dovuto rientrare e abbandonare la missione, ma era convinto che per amore di Berta lei sarebbe stata un’alleata, per quanto decisamente odiosa.
Proseguì concentrato, si chiese se quel ragazzo si sarebbe mai mostrato, in ogni caso gli avrebbe concesso un paio di perlustrazioni ancora.
Il figlio del pescatore gli ricordava così tanto il fratello da sentire un dolore sordo nel petto. Avrebbe mai rivisto Dani, il suo scanzonato e ribelle compagno d’infanzia? Si sentiva in colpa, se non si fosse intestardito in quella maledetta spedizione, non sarebbe mai finito tra montagne e poi… e poi? Berta.
Non era possibile immaginare un mondo senza la sua preziosa figlia. Si sentiva ancora peggio per Dani, perché Berta sarebbe sempre stata più importante.
“Ti chiedo scusa Dani, perdonami fratello.”
Non si arrischiò a controllare il felino, sapeva già il disprezzo che avrebbe trovato in quegli occhi ancora troppo umani.
Sperava che per quella notte si sarebbe accontentata di un animale del bosco, lui di certo non le avrebbe offerto il polpaccio senza lottare. Vendetta…
Il ragazzo li seguiva saltando di ramo in ramo, solo un fruscio lieve come un sussurro trattenuto lo manifestava.
Aveva sentito parlare degli Uomini Degli Alberi quando era ragazzo ed era obbligato a passare ore infinite col precettore di corte: erano guerrieri formidabili, i più agili e cacciavano muovendosi da un ramo all’altro come scimmie, soffiavano dardi avvelenati con precisione e non facevano ostaggi. Nessuno era riuscito a coinvolgerli in strategiche alleanze, loro vivevano bene per conto proprio. Disinteressati delle brame del mondo. Qualcuno più avventuroso era capitato a corte, nel corso dei secoli e il nome era rimasto inciso nelle pietre dei Celebri e nelle memorie dei posteri.
Come fosse finito un Ragazzo Degli Alberi al villaggio era un altro mistero. Un mistero che il pescatore di certo conosceva.
Le trappole di Berta erano sparpagliate in posti strategici, come aveva imparato fin da bambina.
Che ragazza sarebbe stata se fosse cresciuta nella sua città? Non poteva immaginarla. Tra danze, belletti e sotterfugi, la sua bellissima Berta così libera, intelligente e onesta.
Fra dieci giorni sarebbe andata dalle zie e Lucash sentiva montare in sé un furore cieco al solo pensiero della figlia in casa di quelle streghe. Vere streghe, proprio nel villaggio in cui era bandita la magia, fattucchieria, o stregoneria che dir si voglia.
Ipocriti! D’altronde come spiegarsi Perla altrimenti?
La guardò incapace di trattenersi e quella stava con lo sguardo rivolto verso l’alto. Ecco, strano che non se ne accorgesse.
Si chiese se fosse possibile che avesse capito anche di chi si trattasse.
Sperava di no, per il ragazzo e per se stesso, aveva progetti da portare avanti e il ragazzo ne faceva parte.
Non le avrebbe permesso di rovinargli anche questo.
Si fermò a curiosare nel tronco cavo di un albero grigio. Estrasse un sacchetto di velluto liso, ne esaminò il contenuto e lo ripose. Controllò intorno a sé che nessuno lo stesse spiando. Nessuno, tranne la gatta e un ragazzo degli alberi, probabilmente ignaro della propria natura. Nel volgere lo sguardo intorno si assicurò di accertarsi di ciò che gli premeva davvero, fiducioso che i due compagni di viaggio non avrebbero capito.
Con un sospiro si voltò e ripercorse il tragitto verso casa. Si stupì che il ragazzo lo seguisse, immaginava che avrebbe curiosato nel sacchetto, invece quella stolta della gatta era rimasta indietro.
Per essere una strega era davvero la più ingenua.