“Pulitevi bene, se necessario, toglietevi la pelle, ma siate puliti! E le unghie, spazzolatele e tagliatele cortissime, non deve esserci traccia di sporco!”
Vedere la madre così agitata per la visita settimanale dei Savi era sempre un’esperienza sgradevole, sembrava sul filo della pazzia, ma al villaggio nessuno impazziva.
“Siamo una famiglia umile, ma siamo gente a posto. I miei figli non sono inferiori ai figli del notaio e i vestiti saranno semplici, ma sono puliti e non rattoppati. Ci teniamo molto che i Savi vedano in voi ciò che vediamo noi.” Il padre parlava con tono calmo, severo. Poi sorrise loro con tenerezza. “Voi siete perfetti, i migliori figli che avremmo potuto desiderare. Lo capiranno anche loro.”
“Sì padre.” Risposero all’unisono. Kajey e Kahro erano commossi dall’affetto dei genitori e per questo sentivano ancora di più il peso dell’aspettativa, se i Savi li avessero giudicati miseri, ne avrebbero sofferto. I più piccoli, Marion e Melko, erano sereni, perché c’era ancora tempo per loro e non si rendevano pienamente conto di essere già giudicati dalla nascita.
“Andiamo ragazzi, prepariamoci.”
Kajey prese in braccio Melko e Kahro la sua gemella e si allontanarono.
“Moyra, il ragazzo deve sapere.”
La moglie si voltò di scatto con una furia tale negli occhi che al pescatore si spezzò il cuore.
“Non osare Maki! E’ mio figlio, io l’ho allevato, accudito in ogni giorno della sua vita… non c’è nulla da sapere oltre a questo!” Il marito fece per alzarsi e raggiungerla, ma lei lo fermò coi palmi rivolti verso di lui.
“Non puoi farmi questo, non puoi togliermi Kajey, non puoi farmi questo…” I suoi occhi versavano lacrime che lei non si curava di asciugare, il dolore nel suo sguardo era insopportabile.
“Tesoro nessuno ti toglierà mai tuo figlio, lui ti adora, io lo amo come fosse carne strappata dalle mie stesse ossa. Tesoro, lo sai. Penso solo che dovremmo dirglielo per amore suo. Mi strazia vedere lo sforzo che fa per nascondere la sua intelligenza, la sua agilità. Ci ama così tanto che reprime se stesso per noi e poi, non ha i mezzi per capire se stesso.”
Moyra crollò in grembo al marito, il volto bagnato nascosto nell’incavo del collo. Lo baciò.
“Lo so, credi che non sappia tutto questo? Credi che non resti sveglia ogni notte finché non torna, temendo che non lo vedrò più? Ho pena di lui e ho pena di noi. Siamo destinati a soffrire che la verità sia nascosta o che sia svelata.”
“Allora, in questo caso, non è meglio essere generosi e amarlo ancora una volta, dandogli i mezzi per compiere il suo destino?”
La moglie strinse la camicia dell’uomo tra i pugni stretti. “Forse sarebbe contento facendo il pescatore, molte ragazze lo ammirano e potrebbe avere una vita serena, una bella famiglia.” La voce le tremava per la menzogna che spingeva dalle labbra.
“Lo credi davvero cara? Credi che quelle là non lo stiano già osservando? Credi che non sospettino e che non faranno presto la loro mossa? ”
La donna si accasciò sul marito liberando il cuore in un silenzioso pianto disperato.
Il marito la strinse forte ignorando le proprie lacrime.
“Siamo stati benedetti, questi ragazzi sono stati la nostra gioia e noi abbiamo avuto il più grande onore potendoli crescere nella nostra umile casa.”
“Ti prego non Karho, non anche lui. Ti prego, ti prego, ti prego…”
L’uomo la prese per le spalle e la scosse leggermente. “Moyra, ascolta. Si parla della loro sicurezza. Karho qui ha i giorni contati. Quelli come lui non esistono al villaggio lo sai.”
“Già, perché li bandiscono.” La donna ancora si struggeva al ricordo del fratello, esiliato a diciassette anni dal Consiglio Segreto, perché orientato verso il proprio genere. La mamma ne uscì distrutta, tanto che per nascondere il suo stato, la mente non si ammala al villaggio, le diedero pozioni per calmarla. Non fu più la stessa. Fino alla morte che avvenne un anno dopo.
“Sì, li bandiscono e girano già troppe voci su di lui. Il padre di Borg sta aspettando solo che lo caccino.”
“Quel lurido verme, non vale un’unghia del mio ragazzo!”
“Hai ragione, ma suo figlio continuerà a fare ciò che preferisce, mentre il nostro sarà giudicato come un errore da cancellare.”
La moglie lo guardò e finalmente si asciugò il volto decisa. “Noi non lo permetteremo.”
Il pescatore le sorrise teneramente. “No, non lo permetteremo.”
Si abbracciarono stretti, ognuno con le proprie emozioni da rigovernare.
I giorni che tanto avevano temuto, stavano arrivando e la famiglia che avevano cresciuto con tanta devozione avrebbe presto dovuto dividersi.