“Guarda, guarda un po’ chi ci è venuta a trovare!”
Berta si raddrizzò, le spalle rigide. “Non mi aspettavate forse, zia?”
La donna strinse gli occhi, una smorfia di fastidio la rese, se possibile ancora più sgradevole.
“Beh, non è colpa tua se sei priva di buona educazione. Andiamo, entra, su!” e con una spinta decisa la ragazza fu dentro.
Le altre due sorelle si mossero all’unisono e più che una calda accoglienza a Berta parve un accerchiamento.
“Eccoti, finalmente! Vedrai, starai bene con noi.”
“Sì, sì, staremo bene insieme abbiamo grandi progetti per te.”
Le tre donne erano differenti le une dalle altre, ma ugualmente spiacevoli.
La prima, Ash, era magrissima, con occhiaie profonde e un portamento altero ed elegante. Delle tre era quella che decideva ogni cosa, ogni azione e punizione.
La seconda era piccola, minuta, dallo sguardo sfuggente, era abilissima con le mani, parlava poco e faceva tutto ciò che era in suo potere per accontentare la maggiore, il suo nome era Dust.
La terza Crumbs, era grossa, dalla bocca carnosa e gli occhi piccoli e lucidi; rideva spesso, ma il suo sguardo mal celava l’ostilità, era particolarmente sadica e poco propensa ad ubbidire alla maggiore. Compiva i propri compiti lasciandosi sempre un margine di interpretazione personale.
Berta non le temeva, mai l’avevano intimorita, ma ci avevano provato, sempre.
“Grazie, zie. Posso lasciare le mie cose in camera? Vorrei sistemare gli abiti prima che si sgualciscano.”
Le tre si guardarono con un sorriso divertito.
“Certo, cara non vogliamo che i tuoi abiti si rovinino, ulteriormente.”
Berta quasi rise. Quasi.
“Molto gentile zia, allora ci vediamo dopo.”
Dust la prese per il polso con una stretta ferrea e gelida. La portò di fronte all’ultima stanza della casa e la lasciò lì, senza spiegazioni.
Berta si strinse nelle spalle e aprì.
Una sensazione di nausea terribile la travolse. Si sforzò di fare un passo e chiuse la porta dietro di sé.
Quella era la stanza di sua madre, ma c’era un’energia così potente lì dentro che vi erano pochi dubbi le zie avessero agito con i loro poteri ben noti.
La ragazza si accasciò sul letto coperto da una pesante trapunta fiorata. La casa era generalmente cupa e pervasa da un odore persistente di erbe secche e marcescenti, mentre quella stanza emanava un intenso profumo di rose.
La madre di Berta era la più piccola delle sorelle ed era riuscita incredibilmente a mantenere la propria stanza libera dall’influenza delle Tre. Berta non la ricordava e non chiedeva al padre di lei, perché capiva che c’era del non detto e non sopportava vedere il padre che si sforzava di costruire una storia credibile e tollerabile per lei, ma fasulla.
Gemma, la madre, incredibilmente aveva un nome prezioso e bello, a differenza delle sorelle era nota per essere stata una ragazza splendida, per carattere e aspetto.
Prese a svuotare la mente, per abitudine, con le zie lo faceva automaticamente dall’infanzia e lo stesso metodo applicava durante le visite dei Savi.
Pensava al padre che già le mancava terribilmente. Non l’avrebbe deluso. Caccia, trappole… Nulla, doveva pensare al nulla e perciò prese a ricordare ogni volto degli abitanti del villaggio, i loro nomi, caratteristiche e relazioni famigliari.
Sentì dopo un po’ la risata di zia Crumbs e la voce aspra di zia Ash.
Sorrise mentre continuava a visualizzare nella propria mente il volto della fioraia, con ogni ruga e neo e poi pensò alla sua famiglia di provenienza e continuò così fino ad assopirsi.
Un colpo alla porta la ridestò. Si alzò con calma, lisciandosi l’abito modesto.
Aprì e si stupì di trovare zia Crumbs alla porta.
“Che c’è, ti aspettavi forse un cavallo?” Rise la donna e la prese per una spalla, spingendola in corridoio.
“La cena è pronta, non pensavo che saltassi i pasti. Non arrivavi più! E’ così che ti tieni in forma? Se hai preso da me, di certo è l’unico modo.” La squadrò, come se stesse immaginando una versione grassa della ragazza e ricominciò a ridere.
Berta incominciava ad irritarsi, ma si morse la lingua per non rispondere alle provocazioni e si limitò a seguire la donna in cucina.
L’odore non era di certo invitante, ma non fece trasparire alcuna emozione. Si sedette ed attese.
Ash le fece un cenno di approvazione.
“Dust, cara, servi pure la cena che nostra sorella ha preparato per noi. Sai che mangiamo principalmente zuppe, vero Berta?”
“Certo zia, a me piacciono le zuppe.” Non era una menzogna, piuttosto mancava di specificare che sì, amava le zuppe, a meno che fossero un intruglio melmoso, troppo somigliante al vomito.
Crumbs ridacchiò, ma ad un’occhiata della sorella maggiore si schiarì la gola e si fece seria.
“Sarà un po’ come riavere la nostra sorella più giovane a casa.”
Un brivido di disgusto la sorprese. “Sì, zia.”
“Bene, ora mangiamo. Traiamo il massimo da questo tempo assieme che ci è stato concesso.”
Le altre due annuirono e Berta le imitò con una stretta al petto che la lasciò senza quasi respiro.