Si sentiva stanca, tenere le zie lontane dalla sua mente era sfiancante.
Camminare di primo mattino nel bosco era l’unico modo per evitare un esaurimento coi fiocchi. Nel villaggio nessuno aveva esaurimenti, non ufficialmente.
Sbuffò tra sé per l’ipocrisia, ma cercò in fretta di stendere i nervi, guardandosi intorno e respirando a pieni polmoni l’aria frizzante.
Aveva cacciato ancora, ma le zie non ne volevano sapere di conigli da cuocere, così avevano trovato un compromesso. Avrebbe potuto continuare a vendere la carne al mercato, mentre la pelle e le zampe le avrebbe consegnate alle Tre. Dello scopo preferiva restare all’oscuro.
Sentiva lo sguardo su di sé, aveva imparato da tempo a percepire anche il minimo pensiero che la sfiorasse, ma avendo capito di chi si trattasse, decise di ignorarlo e lasciargli il tempo di esporsi.
Si sentiva meglio, non sapeva spiegarsi perché quella presenza le trasmettesse una tale sicurezza.
Non resistette e si voltò. Eccolo, su di un ramo e le sorrideva.
“Ciao.”
Con un balzo le fu affianco, la guardò imbarazzato con la coda dell’occhio.
“Ciao Berta. Scusa, spero di non infastidirti.”
La ragazza ridacchiò ed era una splendida sensazione, nuova.
“No, sono contenta invece. Sto godendomi un po’ di libertà. Preferisco però farlo in compagnia. ”
Lui sorrise più apertamente, sembrava così innocente nella sua contentezza.
“Posso restare allora?”
La speranza che trasmise nella voce e nello sguardo le fecero desiderare di proteggerlo da qualsiasi cosa potesse mai minacciare quella purezza.
“Certo Karho, andiamo.”
I due ragazzi si conoscevano, ma non si erano mai parlati molto. Eppure c’era un’affinità innegabile, un comune stare completamente a proprio agio in presenza l’uno dell’altra.
“Posso chiederti come stai dalle Tre?”
Lei rallentò il passo per un istante.
“Sì, puoi chiedermelo e io ti risponderò se tu mi dirai come sta mio padre.”
Lui sorrise divertito.
“D’accordo, Lucash è molto impegnato, ma so di non poterti dire i dettagli, per proteggerti sai, da quelle.”
“Lo so, ma lui come sta?”
“Beh, sta bene. Non sapevo quanto fosse in gamba, ho sempre saputo che aveva una storia altrove, ma non immaginavo da che livello arrivasse. Tuo padre, non posso dirtelo, ma credimi, è un grand’uomo. Per me è un eroe.”
Berta gli prese il braccio e continuarono a camminare vicini.
“Anche per me, non solo perché è mio padre. Lui ha cercato di sminuirsi, ma io ho sempre colto la sua grandezza. Io mi fido ciecamente di lui e spero di non deluderlo mai. Sono pronta a qualsiasi cosa mi aspetti. Solo, voglio restare insieme.”
Karho la fissò con consapevolezza, le parve di specchiarsi nei propri occhi.
“Già, non resteremo indietro, qualsiasi sarà l’esito, ti prometto che saremo liberi, fosse anche di morire.”
Berta fischiò sorpresa. Non esattamente femminile, ma a chi importava?
“Karho! Non mi aspettavo tanto fatalismo da te. Sei sempre così sereno.”
“Lo sono perché accetto le conseguenze, soppeso le possibilità e scelgo, decido chi essere, preparandomi ad ogni possibile risultato.”
La ragazza lo colse impreparato gettandosi tra le sue braccia. Lo strinse forte e lui istintivamente restituì l’abbraccio. Era giusto, perfetto.
“Ci capiamo noi, vero?”
“Sì, lo penso anch’io. Mi fido di te, capisco meno tuo fratello, ma mi fido di lui.”
Karho rise apertamente.
“Lui cerca di non farsi capire. Ha troppe cose nella testa, sai? Penso che anche tu abbia tante cose che frullano lì dentro.”
“Colpevole! Tante cose da chiarire, tante cose da preservare. Sono davvero tutti così felici qui? Siamo strani solo noi?”
Karho la invitò a sedersi su di una larga pietra piuttosto piatta.
“Io credo, da ciò che ho osservato, che la gente abbia paura. Tutto qui. Qualcuno riesce a stare bene con quello che ha, ma quasi non si può scegliere neanche con chi vivere per il resto della tua vita. C’è poi chi viene cacciato per piccole differenze, inaccettabili per loro.”
Berta appoggiò la testa sulla sua spalla. “Io adoro le tue differenze, sai? Sono proprio contenta che tu sia tu.”
Karho cercò di bloccare le lacrime che pressavano per uscire, ma era una lotta persa in partenza.
“Nessuno mi ha mai detto nulla del genere. Non so se qualcuno l’abbia mai pensato.”
La ragazza gli asciugò il volto con le proprie dita e poi gli accarezzò il volto con devozione.
“Sei bellissimo Karho e non te ne rendi conto.”
Lui arrossì violentemente. “Io non, insomma, purtroppo.”
“Lo so, lo dico con ammirazione, io amo guardarti e ascoltare ciò che dici, anche se abbiamo parlato poco. Fino ad ora. Fanno finta che tu sia diverso, ma ho notato un paio di occhiate nei tuoi confronti ed erano di desiderio.”
Karho rise amaramente. “E che potrei farci? Non posso ricambiare.”
Berta gli diede una leggera gomitata. “Erano ragazzi Karho. Uno in particolare penso stia perdendo la testa per te.”
Karho si prese la testa fra le mani. “Non posso comunque.”
Lei annuì. “Non qui Karho.”