“Non credevo fosse così.”
“Ancora? Non hai altri argomenti? Vorrei che ti impegnassi quando ti alleni.”
Karho sbuffò. Il ragazzo mite, sorridente e accomodante mostrava i primi segni di irritabilità.
“Mi sto impegnando Kajey, ma lei fa parte del piano e dovresti sapere con chi farai gruppo. Quando la rivedrai non avrai il tempo che pensi per imparare a conoscerla e non vorrei che fossi troppo duro.”
“Ah, pensi forse che la tratterei male? Da quando mi fai così meschino? Oh, aspetta lo so! Da quando Berta è diventata il tuo idolo!”
Karho osservò il fratello, non riusciva a credere a ciò che sentiva.
“Tu sei geloso.”
“Ma chi l’ha mai guardata due volte!”
Ancora più interessante.
“Io mi riferivo a me, al fatto che io che ti ho sempre ammirato più di ogni altra persona al mondo, ti possa togliere un secondo di attenzione perché sono amico di Berta.”
Kajey aveva un’espressione assurda, il fratello fece fatica a mascherare la risata che gli stava sgorgando dal petto. Preso!
“Uh, certo. Infatti, ma io non sono geloso. Cosa avrete da dirvi? Lei è una ragazza.”
Karho esplose, non ce la faceva più: rise con fragore e più rideva e più il cipiglio dell’altro aumentava, cosa che lo fece solo ridere di più.
“Sono lieto che te ne sia accorto!”
“Cosa pensi, che non sappia vedere la differenza tra maschio e femmina? Pensi che a me non interessino le femmine?”
Karho gli diede uno spintone, abbastanza scherzoso.
“A me non interessano le femmine eppure so distinguere e mi piace quella ragazza.”
Kajey proseguì, saltando da un ramo all’altro senza apparente fatica.
Il fratello lo seguì, sempre più abile. Il brivido della velocità, l’adrenalina per il rischio dell’errore nella presa del prossimo ramo, lo fecero eccitare. Si ricordò di un’altra volta in cui aveva provato le stesse emozioni e un volto gli apparve come un fantasma. Si riprese in fretta, spaventato dal turbamento e dalla possibilità di cadere per la propria stupidità.
Kajey si era fermato e lo stava guardando.
“Quindi, cos’ha di speciale da farti sbrodolare tanto?”
“Chi?”
“Come chi? Sei strano fratello: la tua amica!”
Per un attimo aveva temuto che Kajey gli leggesse nella mente, sperava ferventemente che quello non fosse un’altra qualità che avrebbero scoperto possedere.
“Berta è intelligente, non meno di quanto lo sia tu e non fare smorfie per favore. In più è dolce, comprensiva e molto divertente. Mi ha subito dato fiducia e la sua amicizia è importante. Ti prego, non prendermi in giro su questo.”
Il fratello lo stava guardando, serio; sperava che capisse o che almeno rispettasse la sua richiesta.
Kajey si limitò ad annuire e poi gli sorrise, apertamente, come non faceva da almeno due settimane.
Karho lo ricambiò e ripartirono in una gara che li lasciò stremati, sudati e felici.
“Ragazzi, che ne dite di scendere adesso?”
Con un salto che avrebbe significato fratture orribili per qualunque altro essere umano, i due furono di fronte a Lucash.
L’uomo aveva un’espressione soddisfatta.
“Siete bravi, Karho sei migliorato molto; non serve menzionare che a terra sei imbattibile. Kajey, sei agile, sei intelligente e il migliore osservatore. Ho bisogno che tu continui a studiare i manuali che ti ho dato. Non pensare mai a ciò che studi in prossimità di certi individui. Non lo ripeterò abbastanza, mai.”
I due ragazzi risposero all’unisono: “Sì, Lucash.”
L’uomo sorrise compiaciuto. “Bravi soldati, ma io vorrei dire amici. Posso?”
I fratelli si guardarono e poi gli sorrisero annuendo.
“Ora, chi mi sa dare notizie di mia figlia? So che è indipendente e forte. Nessuno è forte come lei. Lo capirete. Eppure sono un padre in apprensione.”
Kajey rimase in silenzio, lo sguardo basso. Karho prese parola, stranito dalle reazioni del fratello.
“Signore..”
“Lucash, Karho. Chiamami per nome. Ricordi? Siamo amici.”
Il ragazzo si sfregò la nuca imbarazzato.
“Sì, certo. Lucash, Berta resiste, lo sento che è forte. Quelle la molestano continuamente:”
“Le sondano la mente, questo intendi?”
“Sì, esatto. Si chiude in camera, quella di sua madre. Mangia poco, perché sa che quelle zuppe influiscono sulle sue capacità. Riposa ancora di meno per essere vigile. Nel tempo che riesce a ritagliarsi, all’alba solitamente, esce e si reca qui nel bosco. Cerco di venirci anch’io e parliamo.”
Lucash inarcò un sopracciglio incuriosito.
“Siete amici, eh?”
Il ragazzo arrossì. “Sì, lo siamo. Non facciamo niente di male.”
“Lo so, stai tranquillo. In realtà voglio ringraziarti. Lei ha bisogno di amici. Se passi prima a casa mia, ti faccio trovare del cibo da portarle durante i vostri incontri. Per entrambi.”
Karho non avrebbe voluto mangiare prima di fare colazione, perché temeva di rovinarsi l’appetito e dover rispondere poi alle domande della madre. Guardò quell’uomo speranzoso e acconsentì.
“Va bene. Volentieri.”
“Bravo ragazzo, ti sono molto grato. ” Lo colpì sulla spalla.
Entrambi guardarono Kajey che non si era esposto.
“Bene, possiamo continuare con l’allenamento? Avevi parlato di lotta Lucash.”
..mi piacciono questi stralci che mettono una sorta d’ansia..
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🙂 Ci vuole un po’ di conflitto, se ci sono le emozioni di mezzo.
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