Il villaggio. Emozioni


Se ne era andata e lui non aveva voglia di rientrare. Ormai trovare tempo per sé era un’illusione. Un lusso che non aveva capito prima. Quando fossero partiti sarebbe stato impossibile avere solo il tempo per raccogliere i propri pensieri.
Si sedette in terra, niente rami, niente corse. Aveva bisogno di immergere le proprie radici, per un po’.
La madre avrebbe capito perché sapeva che doveva allenarsi. Non sapeva per cosa: il rischio che i Savi lo capissero era troppo grande.
“Quindi hai cambiato idea? Carina è carina.”
Quella voce… Karho sì sentì mancare il fiato e per un attimo la vista si fece nera.
Lo guardò: era più grosso e muscoloso, aveva una posizione arrogante con le gambe piantate larghe in terra e le braccia conserte, ma il suo tono era contrariato. Non si spiegava il motivo.
“Ciao Borg. Siediti.”
Quello rimase spiazzato, quasi barcollò.
“Solo per un po’.”
Karho sollevò una spalla, in segno di indifferenza, ma mille farfalle sbattevano le ali tra stomaco e cervello.
“Cosa volevi sapere?”
Il ragazzo si guardò intorno e poi fissò lo sguardo in quello di Karho.
“Niente. Mi sembra strano vederti con una ragazza.”
Karho ridacchiò e sollevo un sopracciglio e con suo sommo divertimento Borg prese una tonalità rossa particolarmente accesa.
“Non dovrei, Borg?”
“Beh, tutti sanno..”
“No, tutti non sanno Borg. Non sanno nulla di ciò che penso o faccio. Mi vuoi dire che sanno di te?”
Il ragazzo in un attimo sembrò pronto a colpire, i pugni protesi in avanti. Poi, si calmò e abbasso le mani.
“Intendo, Borg, pensi che la gente sappia chi sei, cosa pensi davvero?”
Una scintilla di comprensione attraversò il suo sguardo.
“No. Assolutamente no.”
“Tu però pensi che io non debba vedermi con una ragazza.”
Borg si limitò ad annuire.
“Perché?”
Il ragazzo parve sempre più a disagio, ma sembrava piuttosto determinato a superarlo.
“Io penso che tu non debba vederla per motivi miei.”
“Motivi che non c’entrano con me?”
“Non proprio.”
“Non ti capisco Borg. Non ho molti amici, cosa ti importa, scusa, se io ho un’amica?”
“A te piacciono i ragazzi.”
“Sì.” Karho sbuffò.
“Non ti piacciono le ragazze?”
Ora Karho sorrise.
“No, Borg.”
Un timido sorriso si fece largo tra le labbra del ragazzo.
“Va bene, se siete amici.”
“Tante grazie!”
Borg gli diede un lieve colpo con la spalla.
“Hai capito…”
Karho lo guardò serio.
“Ho capito, ma tu ne prendi atto? Domani dimenticherai che ho capito e cercherai di picchiarmi per dimostrare a tutti che non siamo amici, che non sei come me?”
Quello sussultò.
“Io non sono… mi dispiace per averti trattato così. Non lo farò più.”
“Va bene.”
“Ho paura, Karho. Sai che ne fanno di me se capiscono?”
Karho si sentì morire, non poteva pensarci. Non ci aveva pensato.
“Borg, io non posso dirti niente di chiaro. Vorrei che ti fidassi di me.”
“Sì.” Borg lo guardava con una fiducia disarmante.
“Non pensare di poter restare qui. Lo sai che capiranno. Non c’è modo di mascherare questo.”
“L’ho capito Karho. Mi cacceranno e sarò finito.”
Karho lo afferrò per il braccio, d’impeto.
“No! Non sarai finito e non sarai solo. Ti basti questo per adesso, se ti dicessi si più alla prossima visita saresti spacciato, davvero e non solo tu.”
“Quindi, devo solo fidarmi.”
Karho si stupì che Borg non avesse tentato in nessun modo di scrollarsi di dosso la sua mano.
“Devi fidarti e io in queste due settimane che ci rimangono devo capire le tue capacità. Dobbiamo lavorare perché tu ce la faccia. Fuori da qui.”
Un lampo di comprensione passò tra loro e il ragazzo annuì.
“Sono forte, molto forte e ho resistenza.”
“Bene, io sono veloce.”
Borg rise forte.
“L’ho capito, non riesco a dimenticare come mi hai seminato. Sei in gamba.”
Forse non era solo ammirazione quella che Karho gli leggeva negli occhi.
“Grazie, non lo sa quasi nessuno.”
“Quindi dobbiamo darci, che ne so, appuntamento per, tipo, allenarci?”
Karho voleva abbracciarlo in quel momento, era così vulnerabile!
“Sì, a quest’ora ti va bene?”
“Certo. Quindi siamo… amici?”
Karho non resistette e rischiò infischiandosene. Abbracciò Borg di slancio e quello rimase inerte, ma non lo colpì. Restò fermo e poi, lentamente, ricambiò la stretta e strinse forte, annegando il volto nell’incavo del collo di Karho.
“Mi stai annusando.”
Borg rise.
“Hai un buon odore.”
Karho sospirò e pregò che tutto andasse bene. Doveva crederci, per entrambi.

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