“La stanno prosciugando.”
Il ragazzo era turbato, Lucash si preoccupò di più per questo. Kajey era solitamente indifferente, seccato al più, ma preoccupato no.
“Mancano tre giorni e poi torna a casa.”
Kajey rise sprezzante.
“Ah sì, torna. In che condizioni? Poi, dopo che torna completamente svuotata, abbiamo una settimana prima del Consiglio. Mi sembra un suicidio.”
Lucash lo squadrò severo. Il ragazzo perse un po’ del furore. Non si era reso conto che Lucash potesse essere temibile, ma con quello sguardo truce appariva in tutta la sua terrificante possenza.
L’uomo di fronte allo sguardo impaurito di Kajey si rilassò e sorrise.
“Come fai? Sembravi diverso. Non mi ero reso conto fin’ora della tua altezza, com’è possibile?”
Il tono del ragazzo era accusatorio, ma al contempo riverente.
Lucash sospirò e si sedette sulla panca che poggiava sul muro esterno della casa.
“Siediti.”
Kajey ubbidì, seccato per il bisogno di farlo.
“Allora, tu sai che io vengo da fuori.”
“Anch’io a quanto pare.”
“Esatto, anche tu. Qui, tutti sono sani, felici e nessuno deve faticare troppo a cercare risposte, perché viene deciso tutto dai Savi.”
Kajey annuì in attesa.
“Loro hanno l’arroganza di sentirsi al di sopra del mondo esterno. Ciò li mette nella condizione di ignorare la forza e i misteri degli altri uomini. Quindi non hanno strumenti per capirci. Ci pensano pulcini inermi e ci abbandonano al nostro destino solitamente. Capisci? Non valiamo la pena neanche di uno scontro.”
“La montagna combatte gli esiliati, loro non devono pensarci più.”
“Siamo così sicuri che siano tutti morti?”
“Non lo so Lucash. Tornava la tua gente dalla montagna?”
“Io non ho vissuto in mezzo alla gente comune. Ho fatto una vita privilegiata, infatti delle mie terre io ero il principe ereditario. Mi hanno cresciuto insegnandomi l’arte della guerra, della diplomazia e la storia che serve per non dimenticare dove altri prima di me hanno fallito.”
Kajey sgranò gli occhi.
“Sei serio.”
“Sincero? Sì. Ho abbandonato tutti. Volevo cercare un bambino che dicevano scomparso dal villaggio…”
“Perché mi guardi così?” Kajey ebbe una spiacevole sensazione, una vertigine come se stesse guardando in faccia tutto il senso del mondo.
“Perché era scomparso anche un neonato, suo fratello.”
“Sarebbe una coincidenza incredibile.”
“Per niente. Da terre vicine da un po’ di tempo si diceva che venivano rapiti bambini per portarli sulle montagne. Qualcuno li offriva agli spiriti, dicevano.”
“E tu ci hai creduto? ”
“Ci ho creduto dopo aver indagato e scoperto che ombre nere erano apparse in sogno a più persone e la descrizione coincideva. Dicevano che portavano vesti di fiori secchi. Incredibilmente, nonostante fossero passate ore, Un passaggio di fiori appassiti ci apparse come una pista segnata per noi. La seguimmo fino alle pendici della montagna.”
“Hai proseguito.”
“No, ho riportato al castello la mia scoperta. Mi hanno intimato di abbandonare e pregare per le anime dei bambini. Io non ho voluto. Mio fratello ha pianto vedendomi partire. Io l’ho lasciato indietro. C’erano delle persone che si diceva fossero tornate dalla montagna. Erano incapaci di parlare, di reagire agli altri. Gusci vuoti dicevano.”
Lucash parve vinto dai ricordi.
“Non possiamo essere io e mio fratello. Io potrei essere il neonato, ma Karho è nato un anno dopo di me. Sono altri da noi quei bambini.”
“La madre di quei bambini venne fuori che era scomparsa dopo il parto, ma siccome era una forestiera, la gente non aveva dato peso alla notizia. Lo so, è un’ingiustizia.”
“Da dove veniva?”
“Era la moglie di un diplomatico che era morto in viaggio e lei si era ritrovata incinta, bloccata nelle mie terre. Aspettò di partorire, aveva comunicato alla levatrice che sarebbe ripartita appena il nuovo nato fosse stato in grado di affrontare il viaggio. Io non lo sapevo, altrimenti avrebbe avuto diritto di alloggio al castello. La sua estrazione sociale glielo consentiva, ma il marito era morto prima di arrivare a corte e non so perché lei scelse di restare per conto suo.”
“Lucash, da dove veniva?”
“Dalle terre degli Uomini Degli Alberi. Le Terre Libere.”
Kajey scoppiò in un singhiozzo, non era pronto alla propria reazione, ma ad un tratto sentiva nelle ossa che quel neonato era lui, che quella era sua madre.
Lucash lo abbracciò stretto, fino a quando il ragazzo si calmò, accasciandosi, svuotato di ogni emozione.
“Mi dispiace ragazzo.”
“Pensi che sia viva? Come è possibile che poi sia nato Karho e lei sia sparita?”
“Non lo so, lo scopriremo. Sono quelle streghe, ne sono sicuro.”
“Karho è mio fratello?”
Il dolore negli occhi di Kajey era tangibile.
“Sì, totalmente. Questo non me lo spiego: tuo padre non era morto, forse anche lui era stato rapito.”
Rimasero a riflettere in silenzio.
“Come fai a sapere che siamo fratelli davvero?”
“A parte la somiglianza eccezionale, ho i miei doni. Sento il sangue, è una caratteristica della mia famiglia. Il mio stesso sangue è potente.”