Amore


Se ne va, spogliandosi di ogni illusione, se ne va.
Un solo sguardo, rimpianto e delusione, le parole sono vane.
Questo è il dolore, il perduto, il pugno stretto e nulla dentro.
Nuvole scure , pesanti si stagliano e tutto chiudono,
il mare è fermo, solo il vento è gelido, intenso.
Scorrimi dentro e trovami, stanami e scoprimi.
Ulula il cuore solitario in cerca di te,
le notti sono per gli intrecci,
le braccia per stringerti,
dove si posa il mio capo?
Non sporgerti sole, non guardarmi.
Voglio il cielo cupo per struggermi,
voglio il vento intransigente.
Ho bisogno di sapermi viva,
se non baci sulla pelle,
se non le tue mani,
sia il caldo sale che scorre
sul mio volto perso, a te.
Ho stretto,
Ho amato,
Ho baciato,
Ho pianto,
Ho gridato,
Ho perso,
Ho trovato,
Ho perso.
Il vento soffia e finché soffia il vento io navigo a vista.

Odio


Non del volto l’espressione

l’umana vera condizione

di sogni nulla resta

un mirino sulla testa.

Il terrore devasta la sera

nulla è mai stato com’era

il dolore rosso devastante

alberga le menti affrante.

L’umano sogno è umile

dagli albori resta simile

un posto da abitare

un’anima da amare.

L’orgoglio offeso

veleno impietoso

ottenebrata é la mente

di rabbia intossicante.

Troppi i corpi caduti

i loro futuri perduti

silenzi che gridano

assenze che sfidano.

Ogni vagito si espande

nel mondo che attende

l’uomo che si formerà

le scelte che prenderà.

Incolpevoli che pagano

potenti che minacciano

il mondo dall’alto

è rosso scarlatto.

Condannato


Non ci sei.
Cosa ho fatto? Lo sapevo, ma non potevo, lo capirai che non volevo questo?
Solo un altro bacio. Il tuo odore mio Dio, fammi sentire la sua pelle, un’ultima volta abbi compassione!
Sarò forte, mentre il terrore mi assale, non ho più saliva, non riesco a chiudere le palpebre, ho già indosso l’ultima espressione che resterà sul mio volto cereo?
Perdonami mamma, ti prego, perdonami per questo, non volevo.
Fai che siano forti ti prego, mi vergogno per il dolore che arreco.
Ho le mie vite da scontare, quelle che ho tolto.
Punisci me, eppure sono loro a pagare, le persone che ho amato, pagheranno per le mie colpe.
Ho paura, una paura che mi toglie ogni controllo, le mie viscere mi abbandoneranno.
Non hanno nulla, il loro sguardo è completamente privo di ogni umana comprensione.
Dove Sei?
Ho bisogno di Te.
Non abbandonarmi, anche se ho sbagliato, Ti prego non lasciarmi.
Sarà atroce e non posso illudermi del contrario, sarà peggio di come posso immaginarlo.
Anche loro ti sono figli?
Anche loro e io: cosa sono?
Non importa, basta che Tu stia con me fino all’ultimo mio respiro e ti prego portami al sicuro, lontano.
Con Te.

Nella verità c’è tutto ciò che non rimane


Ti regalo uno scorcio di paradiso, un piccolo frammento di solletico, di viscere aggrovigliate.
Mi sostengo su pilastri di foglie secche, rami spezzati e speranze disattese, ma… resto in piedi.
Guardo il mondo da dentro, guardo la gente da fuori e mi ritrovo fuori centro.
Piccole sottigliezze che non colgo, stupide meschinità da svelare, con un colpo di vento.
La verità, la ribellione alla menzogna è un potere che bombarda, la prima libertà negata, in ogni contesto e pubblica comunione.
Io contesto.
Contesto e non polemizzo, contesto e non mi faccio strumento, chiedimi e avrai solo verità, tanto che mi spaventa.
Chi sei allo specchio? Chi sei tu, donna?
Abbraccio gli oneri e le responsabilità come la ruota che gira e girando porta la vita in moto.
Vivo tra le parole, tra le immagini che la mente disegna a capriccio. Sono io, mi puoi toccare, mi vedi tra i sospiri, le attese e le emozioni che premono?
Solo il tempo, il tempo che porta via, che trascina e volta le pagine… non torna indietro, nessun istante.
Il domani è lì, immobile ondulante nel sua fissità, inafferrabile e prevedibile, traditore sempre. Sorprendente, a volte.
Ho giocato le mie carte, male. Le ho giocate e non sono capace. C’è chi alza un sopracciglio, chi si morde le guance e io sto lì, composta e sorridente, a meno che non incominci a borbottare stralci di sincere imbarazzanti elucubrazioni.
Allora, portami via, portami un po’ lontano da me, da te e da loro tutti, che non voglio dimostrare nulla di me, non capisci che non me ne frega niente?
Fammi dimenticare noiosissime faccende quotidiane, le lotte senza vincitore.
Dov’è il sorriso che si è perso e le antiche risate?
La passione sfuma e si disperde nel soffio di troppe menzogne, piccole, sì, piccole, ma feriscono di meno?
Nel cuore solo canzoni e cieli aperti, due occhi in cui trovare un senso.
Scrivere, battere sui testi e gettare un po’ di vento fuori da questo cervello.
Un prurito da grattare, una sete da placare, sensi assopiti che chiedono di bruciare, bruciano tra le parole, tra le storie mai vissute, o in parte, o chi lo sa.
Non c’è modo migliore per restare che vagare lontano, senza recinti, senza muri che contengano.
Sarò in pace, un giorno riposerò col resto del mondo il sonno senza ritorno, sarò allora la moglie, la madre e un’immagine irreale da mostrare.
Le mie parole saranno dimenticate, i miei sogni perduti. Le mie storie orfane saranno abbandonate nell’oblio del futuro e chi mi avrà mai conosciuto?
No, sono sicura che non mi ami e questo mi disamora.

Finalmente


Non potevo crederci, non volevo!
L’ho seguito svuotandomi le tasche, in fissa con quella voce, mi sarei venduto pur di pagarmi i viaggi e si fosse fermato mai!
Ormai, mi conoscono anche quelli dello staff, sono una barzelletta.
Io sorrido e seguo.
Un giorno il tastierista mi ha fermato (sì, lui ha fermato me), voleva sapere perché non avessi mai chiesto si incontrare il mio idolo.
L’ho guardato storto e poi ho riso.
Non è il mio “idolo”, lo adoro sì, ma non è un dio. Non chiedo di incontrarlo per poi avere un incontro di un paio di minuti in cui balbettare e arrossire, mentre gli ripeto quanto mi piace, che ho comprato tutti i suoi cd, special edition ovviamente, e lo seguo ovunque, ma questo non dovrei neanche dirglielo, lo sa già.
Il tipo ha riso, poi mi ha guardato, sembrava aver capito qualcosa che io non ho colto, mi ha fatto l’occhiolino e poi mi ha salutato a rivederci.
Ci rivedremo per forza, ho pensato!
Da allora mi hanno lasciato sempre un pasto pronto prima dei concerti e i tecnici fissi sono diventati di casa, non mi piace pensare il contrario. Io sono la mia casa, se qualcuno si siede al mio fianco, beh, lui sta da me.
Le coriste mi vezzeggiano e mi mettono in imbarazzo con le loro moine, le toccatine e le risatine. Mi sembra di essere più “ino” e io non ho nulla di ‘ino per intenderci, perché ne vado fiero.
In ogni caso, sono a ruota e dopo un po’ di tempo abbiamo smesso di fingere di incontrarci nello stesso posto per caso.
Mi hanno detto di non fare lo scemo e viaggiare con loro.
Non sapevo che il mio volto sarebbe girato, insomma, non me ne frega niente, io sono solo ossessionato dalla sua voce.
Mi ha chiamato Lalla e la bomba è scoppiata, dritta in faccia a me!
Ora sono il ragazzo, la mascotte del gruppo, la gente mi cerca su twitter, instagram… chi riesce a scattarmi una foto sembra vinca un premio di notorietà.
Dico, ma scherziamo? Io sarei noto perché corro dietro a un gruppo noto, e non sono nessuno, per poi essere causa di notorietà per qualsiasi sfigato riesca a rubare uno scatto di me, il nulla?
Lalla ha insistito per giorni perché vedessi certe foto, ma io non voglio vedermi.
Poi, mi ha mandato quello scatto.
Il mio mondo si è fermato.
Non sono più io, il nulla, lo sfigato, l’ossessionato.
Lui mi ha ridefinito e io ho capito la mia ossessione e ora la mia forza di trazione ha preso una diversa direzione.
Lo scatto mostra me che rido imbarazzato mentre le coriste mi fanno le moine e in fondo, seduto dall’altra parte della stanza, c’è lui che guarda me.
Lui mi guarda in un modo che pure io che sono la negazione di tutto e testardo come altri non ce n’è, ho capito.
Il suo sguardo è rapito e carico di brama, il suo sorriso appena accennato e le sue gote rosse.
La mia reazione è stata violentemente fisica.
Ho ceduto, ho guardato tutte le immagini rubate di me su internet. Non erano di me, erano di noi!
Il mondo parla di noi e io non ho mai parlato con lui!
Ci sono immagini in cui io lo guardo totalmente perso, poi lui guarda me e sono in sequenza, un balletto mozzafiato.
Solo io sono così stupido, o siamo in due?
La forza trainante è cambiata, perché ora sento il bisogno di attirare lui.
Oggi, ho deciso di cambiare le carte che stiamo giocando. Ho deciso di dare un calcio al tavolo e mandarle tutte all’aria.
Come al solito è in un angolo a canticchiare, mentre gli altri fanno gli affari loro, lui canta sempre e io mi avvicino affascinato, libero per la prima volta dal mio freno interiore.
Lui mi sente, nel senso che mi percepisce prima ancora che sia possibile udirmi, o vedermi e lo vedo che si blocca, immobile, non fiata sicuramente.
Sono al suo fianco e mi abbasso su di lui, il mio volto sul suo collo, il mio fiato leggero. Rabbrividisce.
Lo annuso e mi innamoro del suo odore, della sua pelle e del suo calore.
Lo stringo delicatamente, lo avvolgo teneramente.
Lo bacio sotto l’orecchio.
La sua voce, sottile, timidamente mi accoglie. “Finalmente…”
Allora rido.
Finalmente.

Brevissima storia d’amore


Le voci tra loro s’incrociavano e sciamavano in onde incessanti.
La folla mi spaventa, l’intimità è così densa, prevaricante il tocco di volti sconosciuti, il loro odore mi sovrasta.
Eppure c’è un fremito, un’insidiosa trappola nel mio ventre che scatta quando il tuo sguardo mi cattura, sei così intrigante.
C’è questo dannato impacciato uomo che mi soffoca e ho bisogno di salire sul tuo vagone.
Non mi aspetti, strega!
Spingo per passare e questa gente si fa più spessa.
Avanzare! Lo vogliamo capire o NO?
No, no,nonnono…
Mi allungo, mi stendo, e sì che non sono basso!
Ti ho vista. Mia!
Inizio a spintonare senza pietà, salvo solo i bambini nella mia irruenza.
Mi è partito l’omino che attizza il fuoco nel mio basso ventre.
Il mio sangue pompa e la testa mi si fa leggera.
Corro, come uno stupido, come un disperato, mi lancio sui gradini.
Sono disperato, sono sicuro. Mia.
Mi lancio e mi freno. Calmo.
Quasi sento l’odore, sono in preda ai sensi.
Alzo lo sguardo e tu sei lì, seduta e sorniona.
Mi inchiodi con quegli occhi allungati, un lieve sorriso da gatta che ha appena finito il pasto e si liscia il pelo sazia.
Oh, ma non hai capito, bellissima strega che con me avrai fame, ancora e ancora?
Ti sorrido soddisfatto.
Non chiedo, mi allungo sul sedile di fronte al tuo e allargo le gambe. Presa!
Hai le pupille dilatate, il tuo faccino arrossato è più dolce.
Hai perso l’aria spavalda, mia magnifica preda e io ti sorrido perché così mi piaci di più.
“A che fermata..” Sussurri e non riesci a parlare, le parole ti si bloccano in gola. Candida e snella gola.
Io sono conquistato, preso.
Sogghigno. “Non lo so ancora.”
Sorridi tenera. “Ho un nuovo lavoro, mi trasferisco.”
Perfetto.”Il lavoro mi segue. Vado dove voglio.”
Sollevi quel sopracciglio leggero, sei curiosa.
“Scrivo e non ho fissa dimora, non avevo scelto dove posarmi.”
“Avevo?”
“Sì, avevo. Ora ho deciso.”
Mi guardi con gli occhi grandi, sgranati.
“Sicuro?”
Ci capiamo, voglio che tu sia sicura di me, fin d’ora.
“Sicuro.”
“Non sai il mio nome.”
“Cambia ciò che provo?”
“No, ma…”
“Cambia ciò che provi tu?”
“No.”
Ti sorrido apertamente, ti ho presa un po’ in giro, ma è la verità.
“Marco.”
“Viola.”
“Il mio colore preferito per sempre.”
Ed è davvero il mio colore preferito da allora.
Ti vesto in ogni momento, mi avvolgo di te, sei l’odore più raffinato, il mio sapore preferito, ti voglio ancora e ancora tu, un anno dopo l’altro, come le ciliege, ti assaporo senza stancarmi.

Il villaggio. Vendetta è il mio nome


Ti hanno portato via da me, da queste braccia ti hanno strappato.
Il mio splendido guerriero, il mio sole che sorge è tramontato.
Ho gridato, ti ho tenuto così forte che ti ho graffiato e tu, amore mio, tu mi hai guardato e mi hai giurato per sempre che mi avresti amato e ora non ci sei più.
Quale eternità è mai questa in cui io vago e condanno senza di te, al mio fianco?
Ho giurato, ho giurato amore mio che cadranno teste e sulle picche troveranno dimora.
Il mio cuore rattrappito batte solo il ritmo furioso del mio odio sconfinato.
L’uomo più forte, l’eroe del villaggio, il mio bellissimo amore… ti hanno spezzato.
Davanti ai miei occhi, legato e frustato, finché il tuo sangue ha inzuppato il suolo e quella terra non ha più fiorito, offesa!
Ti hanno strappato i lembi di pelle squarciata, hanno bruciato le ferite aperte e gettato sale, io di fronte a te, amore mio, inerme.
Quanti giorni, quante notti hai resistito, amore mio?
Per non lasciarmi sola, i tuoi occhi nei miei, per non abbandonarmi.
Hanno preso la tua forza, raccolto il tuo spirito, gli usurpatori, i maestri dell’inganno!
Savi, si fanno chiamare, gli stregoni oscuri.
Amore mio, io vago per questi boschi senza anima, in eterno affanno.
Sono la vendetta, sono la loro fine e poi potrò sparire, non sono più degna del tuo cuore.
Ho perso te e ogni nostro sogno sospirato, il tuo calore, il tuo sapore, sono ricordi dolorosi.
Io mi ergo, maestosa fenice che di fuoco si forgia e nutre, per chi attraversa la mia via, non ci sarà pietà.
Il grido che corre nei sogni più inquieti è la mia promessa di rivalsa e non uno resterà su questa terra.
Nessuno di loro a insozzare le menti fragili, a depredare le vite dei propri sogni, io sarò la loro Vendetta!
O Cielo che mi giudichi e condanni, lascia almeno che io da sola mi serva, non chiedo misericordia, la mia anima è persa!
I tuoi capelli d’oro tra le mie dita erano il grano maturo, la tua bocca il frutto più dolce da assaporare e il tuo tocco sulla mia pelle, il balsamo che lenisce ogni ferita.
Cerco i tuoi occhi, ma la mia furia è cieca, vorrei il tuo perdono, vorrei che tu capissi, ma tu, anima pura, sei morto per me, per salvare questa misera reietta.
Vivo nel tempo e non conosco risa né gioia, senza te, sarò l’arma che stende il nemico e ruggisce di gloria.
Ho tolto i capelli a quelle streghe, li ho intrecciati per farne fruste e con le stesse fruste segnerò la loro pelle di porco.
Vago per queste terre promesse e corrotte, mi celo tra i flutti e le fronde in attesa del momento, del giorno atteso e avrò gratificazione, amore mio, lo prometto, il tuo onore sarà intatto e il tuo nome celebrato.
Tornerò nell’ombra, sarò ciò che sono stata, il nulla del mondo.
Il mio fulgore brucia il cuore degli empi e restituisce forza agli impavidi.
Osservo le vite che sfuggono al tempo e ne restano intrappolate.
Amore mio, quanto batte forte il cuore nel petto di piccole vite semplici e piene di calore!
Seguirò l’intrepido e suoi amici, soffierò via le loro orme.
Stringerò la mano sui colli di chi li segue, stringerò forte amore.
Le streghe saranno sconfitte nei loro cuori e una sola, una sola ti dico, potrà resistere.
Dal cielo alla terra i lamenti dei dispersi chiedono vendetta e io sono la loro ricompensa.
Ho portato i fanciulli all’uscio del pescatore, li ho visti crescere e risplendere.
Amore mio, amore mio, il mio cuore è asciutto e ancora stilla sangue per quanto soffre!
Ti hanno strappato a me, da queste braccia, questo grembo orfano del tuo amore.
Coi pugni batto il petto e batto ancora, per questo cuore che osa ancora sentire, provare, colpire di dolore.
Tu, guerriero e re della mia passione, sarai l’ultimo nome su queste labbra fredde.
Nella maledizione che mi avvolge porterò compagni da custodire e torturare.
Saranno eterni i tormenti del mio nemico, saranno terribili le punizioni da affliggere e amore mio, non tempo più, non temo più nulla, che io bruci con loro!
Il tuo nome sarà il dono più prezioso a chi cerca conforto, la tua storia l’esempio da stringere al cuore.
Amore mio, sta arrivando, io sono in cammino e la Vendetta sarà feroce!

Amore non è (stato mai?)


Cosa sono gli anni, il mio tempo che è smarrito cos’è?
Cosa sono gli artigli nel petto, il groppo in gola, cos’è la pelle senza un tocco?
Parliamo e parliamo e il silenzio appanna gli occhi e gli orecchi, le solite parole trite e le vedo turbinare tra noi, senza senso, senza calore.
Ti guardo e non ti vedo.
Vorrei baciare ogni parte di te, vorrei tenerti stretto, ma incontro il tuo sguardo e fa così freddo.
Diventi un corpo estraneo, un odore diverso, non ti sento più, non ti voglio più.
Senza mani e senza bocca, su di me si posa l’inverno.
Siamo insieme e mille volte piango il lutto di questo sentimento, di questo giardino spoglio e dimentico.
Non m’importa nulla del mondo, quando voglio l’amore, non m’importa dei soldi che ci rubano, del cibo che ci divora, non m’importa di nulla se non ho te.
Ho sbagliato, così grande è il tormento!
Non eri tu, forse non eri tu e ora è tardi, troppo tardi.
Non è colpa tua, mia?
Chimere le risate, chimere gli ansiti e i sospiri negli atri lontani dei templi abbandonati.
Che questo sacrificio sia un giorno… qualcosa, qualcosa che mi avvolga, fosse anche nel più ultimo domani.

Eravamo e non siamo stati mai


Era Mtv col grunge e il mood in grigio, Nuvole che corrono su di un cielo in tempesta,
era cantare e guardarsi in faccia, un paio di chitarre e sigarette puzzolenti.
Voglia di scappare, scappare sempre e lasciare ogni schifo indietro.
Era musica che non torna più, definire se stessi e assorbire il disprezzo degli altri, farsi amare e scappare.
Troppa paura, troppa paura.
Amare, vivere, morire. Un’emozione che fosse pura e ognuno pensa a sé.
Erano i jeans larghissimi, da stringere in vita e rimboccare, anfibi e punte rinforzate, magliette striminzite e rossetto scuro.
Anni intensi, speranze e poca fede, il mondo era cupo.
Morivano in tanti, aids, droga e depressione. Ora si parla solo di tumore.
Il male è più grande, la gente chiede altro, si muore, gente si muore e non c’è via di scampo.
Pozioni, creme, pastiglie, prendi le vitamine, dai prendile e corri in palestra e mentre scampi la morte la vita ti lascia in dietro: vecchia bastarda !
Non tornano i conti, nulla torna, siamo fatti per toccarci e raccontare storie, per stupirci di albe tramonti e cantare misteri mai svelati.
Stiamo alla ruota e corriamo senza spostarci.
Era camminare, musica in cuffia e aspettare tempi migliori.

 

Il male Oh!scuro


Capita
corri e capita
sul collo
il fiato minaccia
tu corri
e capita

Salti
spingi ancora
scarti
si fa nuovo
è giorno
e canti

La nebbia si dirada
i sussurri si spengono
la minaccia si placa
tutto si ridefinisce
ogni attimo è vita

Il mondo si tinge
il passo è leggero
sogni a cui tendere
mani da stringere
il cuore pulsa fiero

Ma…

Capita
corri e capita
sul collo
il fiato minaccia
tu corri
e capita

Lo scenario cade
gli attori si spogliano
via le maschere
il trucco sbavato
ridono e ridono

Corri
e capita ancora
piangi
e nessuno si volta
corri
e nulla si sposta.