Braccia scarne e occhi immensi,
pacifici cuori e tumultuosi sensi,
oppressi.
Dormono i sogni tra le ciocche e le lenti,
tra i battiti di cuori stretti, persi,
stanchi echi.
Fredda è l’aurora come l’ora tocca,
si dilegua il tempo e la coscienza,
gelida dimora.
Le grida strazianti di chi è memoria,
il silenzio pesante grida vendetta
e non s’ignora.
Membra scarne e sguardi specchi
di ciò che sei, potresti e ti volti,
chiudi gli occhi.
Il male è immenso s’alza e non chiede,
non attende, colpisce e prende,
ciò che vuole.
Brava gente e meschina insieme,
poco importa, se non chi guarda
e non si rivolta.
Se la vita è cara, preziosa da tenere,
tanto più è degna per le altre
da spendere.
La paura di morire di sale ci blocca,
di scuse immonde la bocca riempie,
morbo che abbonda.
I passi tra i passati passi si mescono,
sul cielo lo sguardo uguale ,
un senso stesso.