Quale peggior solitudine del guardarti andare senza un secondo sguardo? Sono sole le pietre senza fonte di calore? Senza acqua che scorre levigando le crepe? Poiché la pietra che porto in petto è solo un ruvido dolore, attendo il sole che la scaldi o l’acqua che la sommerga.
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Quel che resta di me
Oggi so che a vent’anni non capivo niente. Tutte le sfumature che adesso colgo, ogni briciola che raccolgo nel pensiero e assaporo del mondo. Allora il cuore era grande, grondante di sangue, dolente e mi chiedo come potessi scegliere tanto giovane il sentiero da prendere? Oggi, quel cuore è un po’ spento, stretto, quando si espande per battere fa male, i punti si aprono e le ferite prendono a suppurare. Sono fragile e un abbraccio può spezzare. Amo il coraggio e la forza di lottare, amo chi viene spinto indietro e rema contro per arrivare. Amo un po’ anche me, quel che resta d’ amare.
Sindrome del bozzolo
Stretto in una soffice fortezza
Indisturbato
Dove la natura attenda
Con pazienza
Il risveglio maturato.
Il mondo scorre intorno
Ovattato
Mentre sogni una vita
Dalle spine
Mai sfiorato.
È tempo di decidere
L’odio ha uno scopo e provoca un’onda che si alimenta di ogni increspatura. Alimenta lo scontento, lo provoca e cresce di onda in onda. Travolge dove passa e conquista, annegando e travolgendo chi si pone sulla strada. L’ignoranza è il suo servo fedele, la pigrizia la sua puttana sbilenca. È ora. Non ci si può più confondere tra i forse e non so. C’è il male e il bene. Non in chiesa, né nella fiaba. C’è il male quando ridi a quella battuta sessista, omofoba, razzista. C’è il male quando voti per un favore, per un beneficio individuale e chi se ne importa degli altri. C’è il bene quando leggi e ti informi ogni giorno, quando ti confronti e difendi la verità. C’è il bene quando aiuti nel bisogno anche se ti costa. Nessuno è migliore per la sua nascita, collocazione, genere. C’è solo il valore dell’azione. Siamo un mondo di pingui ossessionati. Quello, gli altri sono nemici che cambiano sempre nome, ma vogliono togliere il lavoro, la libertà, il benessere che neghiamo di avere. È ora. Donne con la gente Lgbtq+ con ogni fede e intonazione di pelle. Solo un colore a condanna: arancione pelle.
Diario di un’ introversa
Soffro di ansia e ci convivo. Perché vivo. So che ci sono traumi e quali sono. Non si cancellano, lasciano le tracce, come una mappa di cicatrici sotterranee tra mente e cuore. Sono la persona che non telefona, qualche volta scrive. Penso alle persone care e non le cerco. Devo averle di fronte. Abbandoni, bugie. Ci sono i motivi, ma non tutti reagiscono così. Se squilla il telefono non sono mai contenta. Neanche se ci fosse sullo schermo il nome di una persona che mi piace. Il primo pensiero è “cazzo!”, perché devo decidere entro un lasso limitato di tempo di accettare. Se la telefonata è lunga, è un supplizio. Non ho più spazio per la noia, ma ho bisogno di tempi “vuoti”, liberi da parole, persone, confronti. La delusione dei discorsi tanto per, di chi ti cerca per bisogno, per sentirti vicino, ma che non c’era o peggio, ha messo il carico da cento quando eri a un passo dal cadere è indelebile. Amare la gente, o piuttosto, esserne affascinata, ma temerne il potere di scalfirti l’anima con leggerezza, forse senza neanche saperlo, è una difficile creatura bifronte. Ognuno di noi sopravvive come può alle tempeste della propria esistenza. Non si può sempre scegliere, tra famiglia amici e il luogo in cui si vive. Trovo sia già una grande conquista riconoscere ed accettare la propria natura e scegliere di proteggerla. Quando con tono lieve dici di essere introversa e ti si ride in faccia, come se avessi detto una sciocchezza o avessi manifestato una troppo perversa attitudine. Allora, sembra meno grave e meno colpevole preferire la distanza da chi ama la tua empatia, ma non ti rende la stessa cortesia. Da un’introversa altamente sensibile a chiunque si riconosca simile. Vi vedo, vi sento, vi abbraccio.
Si Era
C’erano giorni di pioggia, da correre, il volto al cielo.
C’era un sole da scaldare la pelle, ogni odore e colore acceso.
Si coglievano i soffioni per spargerli in cielo;
si correva su colline per rotolare tra le risate.
C’era odore di cocco e mare, alghe e sale.
C’era la neve e scarponi per sciare.
Si scriveva sui diari le canzoni per amare.
Si prendeva un aereo per non tornare.
C’erano notti da ricordare e anonimi incontri.
C’erano momenti per piangere e sospirare.
Si sognava e imprecava tra lacrime sangue.
Si era piccoli battiti ribelli con anime grandi.
La sensibilità che ci condanna
Riconoscere di essere altamente sensibili, ipersensibili ci chiamano a volte con tono accusatorio, è difficile. Amare le persone, ma esserne travolte. Vederne troppi aspetti e avere difficoltà di fronte ai toni accesi e alle sfumature. Immergersi nel genere umano con il brivido che precede il concerto del tuo gruppo preferito, rock ovviamente, per poi restare gelati nella folla che ti schiaccia, dalle luci accecanti e la musica così forte da sovrastare la voce del leader, che volevi cogliere più di ogni altra cosa. Un’esperienza esaltante, ma troppo… troppa. Così è vivere quando non si riesce bene a scindere gli aspetti fondamentali da quelli trascurabili. Si è facili alla spinta positiva, come allo scendere nell’ umore nero, appena un certo tono di voce, una svolta imprevista, un’offesa ci toccano come una lama rovente nel burro. Diventa indispensabile poter prendere le distanze quando si rischia di esplodere, perché nulla ci inorridisce più che mostrare le viscere. Non sappiamo però vivere soli, per l’attrazione che condividiamo con gli altri. Amiamo amare e siamo pateticamente leali. Guai a chi ci tradisce, nel senso più ampio. La fiducia non torna mai del tutto e soprattutto diventa una nuova ferita che ci fa dubitare del nostro valore e di quanto siamo amabili. Quando ogni cosa che esponi di te è senza filtro, quando non sai trovare un compromesso tra la totale onestà e il chiudersi a riccio, la persona cui dai fiducia ha un’enorme potere, troppo e che non ha chiesto. Non sai amare senza totalizzare. Chi se ne va, torna sempre, perché essere amati da noi è un’esperienza irripetibile. Peccato che quando chiudiamo una porta è per sempre. A meno che non sia la famiglia. Lì i problemi per noi sono immensi, perché la lealtà associata all’amore ci impedisce di chiudere anche quando restare fa male. Sappiamo rispondere, con precisione chirurgica dissezionare le falsità che ci sottopongono, salvo lasciare un filo di salvezza che non recideremo. Siamo figli, compagni e genitori leali. Anche se non ci vedono, anche se ci sfruttano, anche se ci feriscono. Personalmente, scrivendo respiro, allenandomi mi libero della rabbia e cantano da sola mi libero. Poi, torno al mondo che mi soffoca, alle persone che amo fino a morirne un po’ ogni giorno.
Vero quanto un selfie
La sincerità non si lega alla mediocre giustificazione che certa gente ha pronta, per poter esprimere gratuitamente giudizi non richiesti su altri da sé. La sincerità si applica alla propria persona: è lo sguardo onesto con cui guardiamo al nostro interiore e il modo in cui lo offriamo al mondo. La sincerità si manifesta nelle nostre azioni, non celando e omettendo ciò che abbiamo fatto e siamo. In fondo gli altri non sono migliori, questo è vero, per cui perché mascherare ciò che facciamo, anche se abbiamo sbagliato? Ovviamente, mentire per salvaguardare la propria incolumità è lecito, purtroppo grazie a gente intollerante e realmente pericolosa ci sono circostanze in cui si è obbligati a nascondere. Diffusamente, la gente mente in libertà, per vanità e pigrizia. Un mondo di ragnatele tessute di menzogne, di vite intrecciate senza mai profondamente conoscersi. Finirà che per epitaffio avremo un selfie col Photoshop e sarà la rappresentazione più onesta di come abbiamo vissuto.
L’estinzione dell’ Eros (e la svendita del sesso)
L’erotismo è una spirale che sale verso l’alto come fumo che si perde tra i sogni appesi. Il sesso che inizia e finisce per esprimersi in se stesso, è un segmento di scarsa immaginazione e poco intelletto. Il consumismo sportivo che viene assiduamente praticato, crea campioni del sesso ad ogni istante. Sprizzano come starnuti col raffreddore. Non c’è più tempo. Non c’è tempo per sfiorare col pensiero, solleticare il peccaminoso appetito. Sono corse di umani criceti sulla ruota di una vita che spreme e offre gadget su gadget di niente. Troppo distratti per l’amore. Per esplorare l’altro, scoprire il piacere e scartarlo piano, come un dono atteso, desiderato. Non c’è tempo per sognare i momenti da passare insieme, progettarli come il viaggio della vita, perdersi in ogni dettaglio per poi scoprire nicchie inesplorate e meravigliosie. Non basta una vita, perché la sprechiamo in cazzate su cazzate di frustrazioni e angosce. Usiamo l’ardore per odiare e incolpare senza vergogna chiunque, quando amare è un ormai un tabù e ben più intrigante. Donne appassite su romanzi che scottano ad ogni pagina, incomprese e trascurate. Uomini confusi che cercano conferme tra numeri di sesso che nessun circo propone. Io vedo giorni che scorrono come lacrime a un funerale, senza possibilità di ritorno. Sogni appesi che nessuna scala mi fa avvicinare. La mia pelle ha sete e ti allontano, perché ho bisogno da così tanto che la tua fretta mi ferisce. Non sono un gadget, sono una persona e vorrei che fosse ovvio. Per tutti noi. Vorrei essere vista. Vorrei che ciò che desidero e come lo desidero avessero un valore. Essere desiderata non mi basta. Non mi accende. Fanculo. A tutto e a tutti. Io mi appartengo, mi proteggo. Valgo anche quando sono invisibile. La nebbia copre e nasconde, non cancella. Aspetto un giorno di sole.
Come si spezza un cuore
Come puoi smettere di sanguinare dal cuore?
Come frenare il crollo di ogni illusione?
Precipitano come massi i sogni e non fanno rumore.
Spiegami, come fa un cuore a spezzarsi
senza che si senta il fragore?
Come steccare ali piegate dal dolore?
Come toccare anime partite?
Sono petali che s’alzano dal mio cuore.
Spiegami come fa un cuore a spezzarsi
senza che si senta il fragore?
Come fermare l’odore della passione?
Come immergersi nel tepore?
La pelle freme, ha sete, ma non si vende.
Come fa un cuore a spezzarsi
senza che si senta il fragore?
Spiegamelo, spiegami come fa
un cuore senza clamore.