1979


Luci e sole, rotola la palla giù per la collina.
Foto gialle e occhi ardenti, tra risa, gengive e zampe di elefante.
Pic nic e tute corte, foulard in testa.
L’orrore della scuola, l’omologazione, scrivere, leggere e sognare.
Sigle da cantare e ricantare, sbagliando le parole.
L’amica per sempre. Mamma, papà chissà…
Incomprensione, lingua sul palato, il cuore che batte forte.
Incubi tremendi, indifferenza, paura di essere, di esistere.
Giochi, desideri, il principe di qualche colore che aspetta.
Plastica colorata, fluorescente. Capelli gonfi e jeans, jeans, ancora jeans.
Grundge, pelle, introspezione e ribellione.
Io sono, qualcosa, per me stessa.
Paura, amicizia, bellezza e abbandono.
Nirvana, Pearl Jam, Stone, no rolling, Temple Pilots…
Voci che penetrano, ambizioni, bisogni e tanto nero.
Corde che si spezzano, vita all’orizzonte e poi indietro.
E ancora, ancora…
Ancora qui, oggi .
La malizia si compiace di capire ciò che mai comprende.
Beata stoltezza!
Still a rebel inside.

Eravamo e non siamo stati mai


Era Mtv col grunge e il mood in grigio, Nuvole che corrono su di un cielo in tempesta,
era cantare e guardarsi in faccia, un paio di chitarre e sigarette puzzolenti.
Voglia di scappare, scappare sempre e lasciare ogni schifo indietro.
Era musica che non torna più, definire se stessi e assorbire il disprezzo degli altri, farsi amare e scappare.
Troppa paura, troppa paura.
Amare, vivere, morire. Un’emozione che fosse pura e ognuno pensa a sé.
Erano i jeans larghissimi, da stringere in vita e rimboccare, anfibi e punte rinforzate, magliette striminzite e rossetto scuro.
Anni intensi, speranze e poca fede, il mondo era cupo.
Morivano in tanti, aids, droga e depressione. Ora si parla solo di tumore.
Il male è più grande, la gente chiede altro, si muore, gente si muore e non c’è via di scampo.
Pozioni, creme, pastiglie, prendi le vitamine, dai prendile e corri in palestra e mentre scampi la morte la vita ti lascia in dietro: vecchia bastarda !
Non tornano i conti, nulla torna, siamo fatti per toccarci e raccontare storie, per stupirci di albe tramonti e cantare misteri mai svelati.
Stiamo alla ruota e corriamo senza spostarci.
Era camminare, musica in cuffia e aspettare tempi migliori.

 

Sotto la doccia, in cucina, a letto


La musica!! Intendevo musica, sempre, ovunque e nel cuore risuona come l’eco di un ricordo,

pure nei miei sogni dimora, se potessi crearla, sarebbero sempre sporche della sua creta le mie mani.

James Morrison Broken strings.. puoi suonare con le corde rotte.. ma.. i cocci non tornano

Oasi


Nulla che ti leghi a me,
nulla che sia catene pesanti,
ferro ai polsi che segna,
ma le braccia mie avvolgenti.

Come fasce d’infante
io ti tengo al mio cuore
più caro di ogni bene,
ti cullo al petto ansante.

Intrecci di braccia e di gambe
rimane di noi
due tronchi fusi
e rami di abbracci.

Mentre il vento soave
del tuo alito tiepido
percorre le rovine
di ciò che rimane.

Le voci sono tenebre
che oscurano la mente
parole amare che velenano
e non conosco antidoto .

Cerco un’oasi di pace
immergendomi nel verde
e boschi e acque di spirito sacro
voci nuove in animo purificato.

Come te lo posso dire?


Cat Stevens – How can I tell you that I love you?

A me lui porta sempre qualcosa, e sono meno hippie che mai, ma lui mi porta sempre qualcosa, altrove, o dentro me, non so.

E la voglia di fare un tuffo in un cielo di seta e batuffoli di cotone, non so, essere e basta, senza più costrizioni, perché a volte mi vanno proprio strette.

Sono la persona più normale, abitudinaria, tranquilla del mondo, così voglio essere, sono troppo stanca di scossoni e ondate di cose inaspettatamente tristi, eppure.

Eppure la mia natura bussa alla porta sul retro di quest’anima inquieta e mi sussurra le parole che celo, mi ricorda cos’ho nel cervello, i miei sogni, le mie ribellioni, il desiderio di libertà, senza mattoni.

E allora, una lacrima, un grazie al cielo, della normalità, senza bisogno di cambiare una virgola, ma guardando a quell’anima che corre e grida correndo, con complicità.

Io corro, dentro corro e salto e impreco e respiro a bocca spalancata, che non mi basta mai l’aria.

Ciao, a me, a te, a chi ama, e cerca e non sa che cerca sempre e solo se stesso in vesti d’altri.

Ascolta il silenzio


E adesso taci e ascolta..

il niente sì, il silenzio, ascolta ho detto.

E togli  le auto in corsa

e togli ogni parola

le risate

i clacson

l’estate che sguazza.

Togli tutti gli orpelli

niente rane a gracidare

o frinire di grilli,

lascia stare il pipistrello

e le ali della civetta

che passa maestosa

senza sospetto.

Togli il mondo, ti prego

lascia fuori i suoi rumori

ti ho detto taci,

ma non riesci a guardarmi?

Non riesci a sostenermi davvero?

Ascolta il silenzio,

i nostri battiti vivi

i respiri dal petto,

non è il concerto più bello?

 

L’assolo di fuoco


Mi sento così,

come una chitarra

che grida, che scatta nervosa

sale e scende e torna sempre.

Voglio in grande

i sensi infuocati

avere tutto o niente.

Voglio il velluto,

la seta e il ricamo,

la mano ruvida

e il tocco piumato,

come la musica

sublime l’amore

eppure si nutre

di carne e di cuore!

Voglio le note

alte e contratte

voglio tenerle

e ridartele poi,

sali la scala

e tieni il tempo,

‘ché dopo l’assolo

si torna indietro.

 

 

 

Hallelujah amore


 

Seguono i sospiri le mie speranze infrante,

vanno rincorrendo lepri bianche,

scompaiono fra buche di talpe furbe,

non posso raggiungerle, né fermarle.

I graffi sull’anima sono carezze lente,

che affettano il cuore di vetro striato,

piovono gocce di zucchero candito,

dai miei sogni nascosti nel tinello.

Giro e giro fino a perdere il fiato,

cerco l’equilibrio, braccia in alto,

canto la canzone che porto in tasca,

per un quarto d’ora in testa.

Mmmm fa la mia voce

e sento le corde vibrare

la gola percorsa da note

mi piombano in testa chiare.

Hallelujah, hallelujah,

l’amore fa male,

hallelujah di sale,

la ferita hallelujah.