Stretto in una soffice fortezza
Indisturbato
Dove la natura attenda
Con pazienza
Il risveglio maturato.
Il mondo scorre intorno
Ovattato
Mentre sogni una vita
Dalle spine
Mai sfiorato.
Stretto in una soffice fortezza
Indisturbato
Dove la natura attenda
Con pazienza
Il risveglio maturato.
Il mondo scorre intorno
Ovattato
Mentre sogni una vita
Dalle spine
Mai sfiorato.
Non v’è scusa. Non dev’esserci. Per chi in solitudine beneficia del proprio vivere. Non si debba giustificare in trite giustificazioni, chi ama la compagnia nei suoi spazi e soluzioni. Ché il solitario s’accosta più volente se non accusato di sociali violazioni. Perché s’isola costui che gode della compagnia gradevolmente? Perché non si muove, non si mostra nei pressi dell’altra gente? Alla giuria di cotanti estroversi detrattori, non si palesa l’evidente diritto di stare per natura bene soli. Asociale, orso, eremita e ancora molti i sostantivi per chi non si vive fuori. Chi non marca la vita a passo di marcia, è un incerto enigma, possibile minaccia. Così, l’umanità che tutto rubrica, s’ indigna dell’introverso che osserva e mai la sfida.
Sono confusa. Tutum tutum batte nel petto. Tutum tutum. Di giorno, in ogni momento. Copro il battito con le voci e lo innondo di silenzio. Offro il volto al sole e provo gioia e poi, di nuovo il tormento. Sono pensieri che sfuggono ed è inutile corrergli dietro. Sono le incertezze di ieri e un futuro ancora più incerto. Tutum tutum la notte. Tra lenzuola che si attorcigliano, una trappola di feltro. Ode ai sogni e ai cuori che si spezzano dietro. Ode all’amore e alle anime che ha perso.
Ci sono sogni, desideri custoditi nel cuore. Attese divenute illusioni. Nasce nel petto un dolore sordo per ciò che non è stato, il ricordo di un momento mai vissuto. Il fantasma di un sentimento intrappolato e caduto. La nostalgia graffia e lecca le ferite inferte. Un dolore così dolce da cercarne il tormento.
C’erano giorni di pioggia, da correre, il volto al cielo.
C’era un sole da scaldare la pelle, ogni odore e colore acceso.
Si coglievano i soffioni per spargerli in cielo;
si correva su colline per rotolare tra le risate.
C’era odore di cocco e mare, alghe e sale.
C’era la neve e scarponi per sciare.
Si scriveva sui diari le canzoni per amare.
Si prendeva un aereo per non tornare.
C’erano notti da ricordare e anonimi incontri.
C’erano momenti per piangere e sospirare.
Si sognava e imprecava tra lacrime sangue.
Si era piccoli battiti ribelli con anime grandi.
In corpo di serpe che striscia
le viscere tenere morde.
Raccolta in spire sussurra,
la lingua fremente ti sfiora.
Le budella avvinghia,
afferra e attorciglia,
spremendoti vita dagli occhi.
La temi la vecchia baldracca
che zitta nel buio aspetta
balzando ti afferra la gola.
Lattiginosi i suoi occhi
la pavida mente scrutano,
la chiamano tutti Paura.
Non scrivo perché ho perso le parole. Non scrivo per non sondare il rumore che trova spazio in ogni crepa. Tra cuore e fango bisbiglia un sogno di giochi al sole e abbracci stretti. Anche il cemento cede e dove un fiore nasce, io mi perdo.
Oggi niente.
Oggi non importa
Né il tuo pensiero
Né il suo
Oggi è il mio dolore
Il vuoto silenzioso
Il grido dell’assenza
Oggi è quel giorno
Il battito fermo
E gli anni assopiscono
Senza oblio.
Se i giorni della vita fossero pagine riempite d’inchiostro, ne avrei stracciato singhiozzando a manciate. Il fato vuole che ciò che è stato scritto resti e immagino che legando le vite le une alle altre, le preservi dai ripensamenti. Eppure… Pagine a cui non tornare più, ma un capitolo prosegue l’altro e non è possibile scappare, rifare. Non è sempre un bel romanzo la vita, la propria. Forse rimarrà là, sullo scaffale per un po’, finché s’impolvera. Finché un nuovo libro prenderà il suo posto. Ci sarà una soffitta per questi romanzi impolverati? Ci sarà una mano che vi torni per ricordare?
Come puoi smettere di sanguinare dal cuore?
Come frenare il crollo di ogni illusione?
Precipitano come massi i sogni e non fanno rumore.
Spiegami, come fa un cuore a spezzarsi
senza che si senta il fragore?
Come steccare ali piegate dal dolore?
Come toccare anime partite?
Sono petali che s’alzano dal mio cuore.
Spiegami come fa un cuore a spezzarsi
senza che si senta il fragore?
Come fermare l’odore della passione?
Come immergersi nel tepore?
La pelle freme, ha sete, ma non si vende.
Come fa un cuore a spezzarsi
senza che si senta il fragore?
Spiegamelo, spiegami come fa
un cuore senza clamore.