Di fuoco e acqua


La materia dei sogni
Si scompone e ricompone
In stelle luminose
Che accendono e scaldano
Fiamme ardenti e passioni
Di amori cocenti.
Ho sentito l’odore
D’un fuoco che brucia
E il calore sul volto
Una carezza suadente
Che m’ha portato lontano
Come cane al guinzaglio.
Ora guardo altrove,
Acqua che scorre e canta
La mano immersa
Per lavare via la faccia
E cercare freschezza
Da un antico calore smarrito.

Disse la vacca al mulo…


soleva il vino annacquarsi
per la tema di sprecarsi
l’acqua cheta non si vede,
ma coi ponti si concede.
vino all’oste non si paga
se di fino l’occhio guasta;
vige il detto imperituro
che la vacca disse al mulo:
“lei laggiù dal capo duro,
sa, le puzza troppo il culo.”
ed il mulo alla vacca disse:
“Di cacca ho coperto piste”.

Della rabbia verso la generazione dei vecchi, verso il governo, l’abbattimento di ogni spazio per noi, trentenni di troppo!


Questo tempo, mi schiaccia, mi fa sentire di troppo: io per me stessa.

Mi manca, non so bene cosa, mi manca.

Il massimo, l’allegria, il divertirsi di niente, la spensieratezza.

Quando è venuta a mancare?

Chi lo sa..

Tra un fendente e una pedata nel culo forse.

Tra uno stringere i denti e far finta di niente.

Quel fondo di bottiglia sulla spiaggia non è più un gioiello, è un fondo di bottiglia, di qualche stronzo che si è ubriacato così tanto da lanciarla lì, tra i cocci e fa’n’culo al mondo e a chi cammina scalzo!

Non mi va niente, troppo lo stesso, mi piace solo la novità, forse sono sempre stata così impaziente, dentro.

Andiamo là, al solito posto, tra la solita gente, a non fare nulla, tra le stesse facce, in mezzo a poco più di nulla e non mi va e poi mi la mento se non esco.

Non mi giustifico neanche, insomma, sono bleah! che ne so, smonata, va’!

E preferisco la noia al male, non sono così cretina da non capirlo e ‘sta vita che ce la gestiamo per fare i muli e indietro non si torna.

Mi pare che ogni cosa fatta sia per darla indietro, a quegli squali che per offrirmi ciò che non chiedo e che non offrono davvero, tipo servizi pubblici, mi tolgono la voglia di illudermi di avere mai qualcosa in più e per il concetto che mi ha cresciuto, di valere mai qualcosa in più.

In questo giorno caldo, appiccicoso, che non rimargina le ferite più, io sono ignorante, indolente, pesante, immobile, schifata, spremuta, inutile, scontenta.

E’ così e poi, che c’entra.. si fa finta di niente e ci facciamo  piacere tutto, anche noi stessi, si può, si deve.

E non mi va di pensare alle  tragedie, non è questo il modo di dare valore alla propria vita!

Non è dicendo “per fortuna non è successo questo o quello”, non vale più di una fistola nel culo.

Il discorso è banale, ma l’unico modo è gioire di ciò che si ha, di volere bene, e aver voglia di fare, finché la fortuna ci assiste.

Oggi però no, e va così, oggi mi sento anche brutta, tanto mi sto sulle palle, che mi strapperei la pelle!

Non importa, non fa niente, non cambio le sorti del mondo col mio umore.

Non cambio niente, di niente.

E’ stata tanta di quella merda a palate che ho pregato di annoiarmi e non avere più sorprese, per cui va bene.

Ogni tanto, ma che cazzo.. dove sta scritto che dobbiamo passare sotto le forche caudine?

Dov’è scritto che dobbiamo vivere con la spada di Damocle sulla testa?

Ma che cavolo, mi posso ribellare?

E siamo sempre alla prova, e beato chi soffre tanto che è più caro a Dio.. io mi ribello, ci ho provato, ci ho provato a fondo, ma qualche serpente mi si attorcigliava sempre in ventre..le mie budella!

La vita è una, io voglio viverla bene! Tutti felici, basta incazzature, e le ingiustizie che spargono cinismo come gramigna, io le seppellirei con gli invidiosi, i boriosi, i supponenti e menagramo!

Allora, io a subire sfighe dalla vita non mi sento beata e hai voglia a dirmi sempre che c’è di peggio, ma lo so, e non lo voglio, sono stufa che ci sia tutto questo dolore e non ce l’ho con Dio, mi incazzo e basta!

Gente splendida che combatte senza armi, giganti mostruosi e scusate, ora sarò lapidata, ma mi sento un verme quando trovo innaturale tanta vecchiaia ovunque!

Siamo un mondo alla fine, ecco e non perché io abbia le conoscenze di sapere alcunché, ma quando ovunque io vada, soprattutto se sto male e sono tutti di fretta, devo sgomitare con la vecchiaia, e mica è colpa loro, poracci, ma penso che loro erano la gioventù forte degli anni ’50, quelli che hanno goduto tutto il nuovo e ancora ce li ho sempre davanti, con lo sguardo torvo, le unghie sfoderate.

Sono loro, una generazione egoista, e lapidatemi, ma è la verità, che non lascia nulla, che ha tutti i  vizi e poca generosità.

So, so ci sono le eccezioni, il mio è uno sfogo, ci sono nonni meravigliosi e lo so che tanti sono abbandonati, ma sono sconvolta dalle famiglie abbandonate, senza lavoro, che fanno prima a togliergli i figli che non a dar loro un aiuto.

Ma cosa costa di più? Mi chiedo se non sia prioritario mantenere tutte queste figure specifiche pubbliche e i progetti ad hoc, che non tenere le famiglie unite.

Non badatemi, ho le palle girate, perché non abbiamo niente davanti e vorrei fregarmene, ma non si può fare nulla, non puoi andare a vivere in un bosco con la tenda, devi risponderne, chiedere il permesso, pagare per farlo.. non importa se tutto ciò che paghiamo non andrà mai nelle nostre pensioni, non importa se i nostri figli avranno meno di zero da noi, perché noi stiamo sotto ghiaccio.

Parlano solo di boiate, mi spiace , ma solo cazzate uscite dalla bocca di gente che non molla l’osso, mai, che sta in ballo da sempre. Sempre la stessa generazione, che ha seppellito i genitori poveri, seppellirà i figli e litigherà coi nipoti per l’osso più succulento.

Non badatemi, straparlo, ma io a farmi medicare non ci vado più, che mi sono rotta le palle una volta di troppo, per fortuna non è niente che ci metterà una vita..

Dovremmo lasciarli tutti in mutande, smettere di produrre in massa e vediamo che succede.

Dovremmo essere più in forze a decidere del nostro futuro, non chi ci svuota le tasche e non ci lascerà niente!

Non ce l’ho con questo governo, non fatemi così tanto ignorante, che volete fare se sono decine di anni che si inventano soldi che non ci sono e se ne intascano di veri, ma veri veri?

Che volete farci se il nostro vero governo è stato il potere criminale, che ha deciso di tutto il sociale e il pubblico e si ricrea il buco nero al CERN, sì, intanto la gente crepa ancora, perché non ce la fa più, per solitudine, per fame, per desolazione, e per aver perso tutto, sopra ogni cosa la speranza.

E lasciamoci allora cullare nell’utopia dei pensieri, dei sogni, intanto che la vita prosegue tra richieste di pagamenti, ogni mese. L’acqua la paghiamo, anche l’acqua, ma ci pensate mai? Non ci lasciano nessun bene di prima necessità senza pagare, manco l’acqua, sapete che è cosa recente, vero?

Non importa, l’acqua si può bere, e insistono sempre.. allora, prendete un contenitore di vetro limpido, perfettamente pulito, riempitelo d’acqua e lasciate lì, almeno un giorno.

Niente frigo, così, fuori. Poi, bevete, se ritenete il caso.

Tanto vale bersi cloro direttamente e la terra, magari la rimetto in qualche vaso.

Ok, ho finito, ne ho mille, ma ho finito, se no mi odierete pensando che ce l’ho coi vecchi, eppure sapete l’amore viscerale per mia nonna, che era unica però.

Buona serata e non badate a ciò che ho scritto, frutto di una mente bacata.

Viaggio in barchetta


Sulla barchetta di carta affronto il mare,

l’onda che avanza inzuppa la nave,

le parole con l’inchiostro scivolano,

tra gli abissali flutti si perdono.

Sento il freddo azzannare la caviglia,

ha passato il livello della chiglia

l’acqua sale e s’affloscia la barchetta,

mi appresto ad abbandonare in fretta.

La barchetta di carta è un brutt’affare,

non è adatta a circumnavigare

nemmeno un granello di sabbia

che nel mezzo del mare s’incaglia.

Viaggi astrali


Un cerchio d’acqua e poi un altro e un altro ancora, in sequenza spingendosi in onde e la goccia che cade, precisa, nel centro, rompe e propaga, energia in orizzonti uguali a se stessi.

Io non so bene se sono la goccia o la distesa d’acqua.

Sono l’acqua bucata in pensieri concentrici.

Mi penso alata, piumata e libera, una nave nell’aria che fende le correnti. Un’immagine antica, un ricordo di ansia, quando in classe le emozioni si facevano vive come braccia strangolanti e guardavo la finestra immaginando di lanciarmi fuori rompendola in mille frammenti e poi via, volando espansa nell’aria, in ogni sua molecola. L’avrei spacciato comodamente per un attacco di panico, ma non lo era, mi viene facile provare la stessa sensazione anche adesso, se solo ci penso. Volevo essere altrove, fuori dal corpo, volevo estraniarmi per essere libera, libera da questo civico coesistere, dalla costrizione del corpo stesso.

Vorrei sapere cose che non so, cose che sfioro con la mente, come una parola sulla punta della lingua che inevitabilmente finisce deglutita. La sensazione di percepire senza capire e poi la pigrizia.. Non ho quella costanza di applicarmi per approfondire, se arrivo ad annoiarmi è dura, eppure al contempo a volte passo ore a cercare un riferimento su un altro riferimento e inevitabilmente studio, ma sono troppo volubile, mi devo appassionare altrimenti… una linea piatta, mi sfugge il pensiero.

Fondamentalmente, c’è un barlume di intelligenza che a metterlo in pratica ci vuole un esercito di neuroni indolenti. Me li immagino lì, al centro connessioni cerebrali, seduti su seggiole troppo piccole per i loro corpi obesi.  Immagino i miei neuroni che si mangiano un trancio di pizza e mandano un film, illudendomi di aver avuto un’idea, mentre loro si fanno un meritato pisolino, tra una scoreggiata e un rutto libero.

Tutto il mio desiderio di viaggi astrali in fondo parte da lì, da un salotto di neuroni indolenti che sparano i loro film.

E tanti saluti alla poesia!