Pentirsi di tutto e non cambiare niente


Quando la tua vita l’hai data, in tutti i sensi e non la puoi riprendere, perché non si toglie.
Non conta la mancanza di un grazie, di uno sguardo ammirato, non conta nulla.
Hai fatto le tue scelte e ne sei pentito, bene: ma non conta niente.
Si sceglie. Sempre.
Restare o andare? Cambiare o restare?
Restare, restare…
Vale più la vita di uno o il benessere del gruppo, clan, famiglia?
La storia parla da sé: sopravvive sempre solo il gruppo e il singolo vale in quanto eroe o tiranno solo quando sposta, smuove le masse e le ricompone. Vale solo in base al valore che la massa gli concede.
Martirio, vittimismo?
Il ruolo di chi depone il bisogno in sé per la sopravvivenza del nucleo, qual è ?
Una forma di egoismo, di conservazione del rispetto di sé, della propria morale, fastidiosissima, ma trave portante dell’affermazione delle parti deboli, i figli per esempio.
Consapevolezza, pazienza, tolleranza e un pozzo di infelicità nero e profondo.
Un biglietto per il paradiso?
Macché !
Nessun paradiso per chi mal sopporta, per chi non apprezza con devoto servilismo il proprio perire verso la china di un’esistenza delusa.
La gente è quel che è, si cambia e si rimane riconoscibili.
Il rischio e risultarsi intollerabili.
Mettere delle virgole e poi dei punti e virgola e infine quelle distanze diventano tre punti sospesi.
Vedere, guardare a fondo e capire che non ci sono più parole, perché puoi urlare, cantare, piangere, ma non c’è peggior sordo di chi non vuole sentire.
La volontà dell’altro è un muro di gomma che ti sfianca e a un certo punto ti fermi, ti siedi e rimani lì di fronte.
La vita è così. La realtà, la verità è dura perché l’essere umano è prevaricante, arrogante e narciso. Non c’è mai un’equità di potere, in nessun caso. In un’armonica convivenza immagino coesistano flussi di potere, che rendano la bilancia stabile nel suo oscillare.
La gioia di un essere umano esiste in quanto si viene riconosciuti importanti, affettivamente e intellettualmente.
Ognuno di noi deve amarsi, è tacito, si convive con sé dall’inizio alla fine eppure non basta, non è nella natura dell’essere umano.
Siamo fatti per dare e ricevere certo, ma ci è fondamentale lasciare una traccia di sé, che sia prevaricando e calpestando l’altro, che sia porgendo e sostenendo.
Il mondo va avanti lo stesso, sempre. Con o senza di te. Il più gran conforto (sarebbe altrimenti una responsabilità immane) e la crudeltà più tagliente. Il mondo non ha bisogno di te, ma puoi fare la differenza, per qualcuno la farai. Anche se sarai infelice.

Giorni nuovi-I racconti di Dan .5-


Dan aprì gli occhi, stupito per il silenzio che l’avvolgeva.
Il giorno stava volgendo alla sera,mentre lui si era appisolato in accappatoio sul letto troppo morbido, troppo vissuto.
Si stropicciò il viso, si passò le mani tra i capelli scompigliati per la piega assunta durante il sonno.
Buttò l’occhio in giro e trovò Furia rannicchiato sul tappeto ai piedi del letto, per lui ogni occasione era utile per una pennichella.
Doveva venire a patti con l’inevitabile imbarazzo di questa convivenza, anche Sarah era una vittima,anzi l’unica vittima: non aveva chiesto di trovarsi nei pensieri di un ragazzo irrisolto, di dover sopportare i suoi sfoghi, i suoi silenzi e imbarazzi. Lui aveva tutto più o meno a posto, ma lei, lei non sapeva nemmeno se fosse viva.
-Scusa.-
“Passiamo il tempo a scusarci Dan.”
-Ma io sono uno stronzo patetico, dovrei scusarmi col mondo!-
“Smettila, lo sai che non è vero. Dovremo trovare un modo per andare avanti…”
C’era esitazione in lei e Dan si chiese cos’a la tormentasse, saperla prigioniera di qualcosa di ignoto era un incubo tangibile.
“Non preoccuparti per me. Ne hai passate troppe a causa mia.”
-Dai, dillo e basta Sarah, non ti fidi di me?-
“Sei l’unico di cui mi fidi, l’unico che mi sia rimasto al mondo ,tra l’altro. A proposito di questo..”
-Non l’ho detto in un impeto di follia, ti aiuterò! Ne verremo fuori.-
“Grazie Dan, solo poterlo credere mi fa stare bene. Mi sopporterai ancora temo!”
-Sarah, il mio scopo non è così onorevole!- Dan si mise improvvisamente a ridere.
Silenzio.
“Cosa intendi dire?”
-Oh, mi ripagherai, ci puoi scommettere!-
“Certamente Dan, la mia famiglia è benestante e sarò felice di ripagarti per tutto ciò che sai facendo per me.”
-Non mi imbrogli Sarah, si capisce che sei delusa.-
“No, è giusto: hai ragione.”
-Non mi importa dei soldi, ci vivo nei soldi, mi disgustano un po’, ma sopporto bene.-
“Non ti seguo, davvero.”
-Sarah, quando ti ho vista in sogno, ricordi?-
“Certo Dan, molto bene.”
-Eri tu? Voglio dire, ti ho vista nel tuo aspetto reale?–
“Certo Dan, sei rimasto deluso?”
A questo punto Dan non ce la fece più, scoppiò a ridere di gusto: “Ma che dici? Sei bellissima!”
Si accorse di aver parlato ad alta voce quando Furia sobbalzò dallo spavento.
“Scusa botolo, ma c’è una tipa che mi fa impazzire.”
Il botolo in questione si accucciò di nuovo sul tappeto, con uno sbadiglio e un paio di colpi di mandibola a vuoto si riappisolò.
“Dan, ma che dici?”
-Sarah, io sono serio adesso. Ti aiuto, ma non sono un OGM, sono un uomo, capisci? Mi ripagherai in natura, questo è un patto.-
Silenzio.
Dan si alzò, si tolse l’accappatoio come niente fosse, a dimostrazione di quel cambio programma che aveva promesso.
Fece un paio di passi verso lo specchio sull’armadio a muro e si osservò con piglio fiero.
Mimò alcune mosse da body builder e rise di se stesso, fece un gesto verso i propri attributi, come un mercante con la propria merce sul bancone.
Si mise a ridere ancora, voltandosi e rimirandosi il posteriore.
Poi, andò con calma a vestirsi, finalmente più sereno.
“Non posso crederci.. sei impazzito davvero.”
-Un patto è un patto, ti stavo dimostrando che non ci rimetti. Tu mi ripagherai, ma se ci pensi bene, vedi da te che ne ricavi il tuo bel guadagno, o non sono di tuo gradimento forse?-
“Ti stai divertendo abbastanza? Me ne accorgo che mi prendi in giro!”
-Può darsi che mi venga da ridere, perché di solito non mi comporto così, ma stringere questo patto con te, senza diritto di recesso… dimmi solo accetto o non accetto.-
“Ma che idea..”
-Accetto o non accetto.-
“Non penserai che ti prenda sul serio?”
-Facciamo così, finché non avrò una risposta, chiudo le comunicazioni.-
“Dan!”
Dan prese il telefono e chiamò la madre, pensò fosse il modo migliore per ignorare Sarah e infatti funzionò.
L’irritazione che gli procurò comunicare con la madre, lo sollevò da altri pensieri.
Conclusa la telefonata a denti stretti, chiamò il botolo peloso e andò a fare una passeggiata nel bosco.
Il solito percorso di sempre.
Si trovò immerso nella frescura degli alberi alti, che come lui cercavano luce, calore.
Passo, passo, si sentì sereno nel riflettere con calma. Sentire il ritmo del cuore e del piede sul selciato era un mantra che lo placava.
Scalciava qualche sasso, come da bambino, sentendo i muscoli risvegliarsi decise di correre per un tratto, bramoso di sudare, di bruciare e liberare le tossine.
Il piacere che provò nel sentire il corpo rispondere allo stimolo lo lasciò libero di correre, attraversando quel corridoio buio che portava a lei.
Correva Dan, Furia teneva il ritmo, ma non era un maratoneta, tutto scorreva, l’aria doleva al respiro, necessaria e crudele passava in gola come carta vetrata .
Furia teneva il ritmo per un po’, poi fingeva un improvvisa scoperta olfattiva e si fermava annusando in circolo, per ripartire scodinzolando dietro al suo amico bipede.
Ormai c’era solo il passo e il palpito, nessun pensiero, la necessità di pompare ossigeno nel sangue era il massimo che potesse tollerare.
Corse fino a dimenticare dove stesse andando e poi crollò, cadde sulle ginocchia, fregandosene dei sassi, sbucciandosi come in terza elementare.
Si stese a faccia in giù, nascondendo il volto tra le braccia e pianse tutto, silenziosamente, stupendosi di quanto gli sembrasse la cosa più sensata che avesse fatto negli ultimi anni.