Fuga dal terrore


Lo stringeva forte al petto, mentre correva, correva senza curarsi dei sassi, delle radici che affioravano sgambettanti, correva e non mollava la presa, mai.

Il sole era già lontano, nella sua discesa lenta, sembrava acquistare velocità.

Aspetta!

Lei correva e non si voltava mai, le braccia pesanti come tenaglie sul fagotto prezioso, le gambe andavano senza criterio, scompostamente goffe, ma procedevano.

Un urlo di terrore.. no!

Il fiato corto, le ginocchia rigide, spingeva più che poteva, senza più speranza che il cuore restasse in gabbia, ormai era così furiosamente in fuga dal suo petto, roboante ritmo che le percuoteva i timpani.

Tum-tum, tum-tum, tum-tum-tum…..

Il declivio alla sua sinistra, un manto d’erba fino alla stradina di terra battuta, ci pensò meno di un secondo e si lanciò, di fianco, rotolando come una biglia fino a frenarsi bruscamente piegando le ginocchia.

Faceva male, un male cane, tutto! Le ginocchia sbucciate, le escoriazioni che la ricoprivano su tutto il corpo e poi ancora l’urlo altissimo che le perforò le orecchie. Una promessa di morte, un’ira furibonda.

Corse, corse ancora.

Vita


Io corro col vento,

tra  i busti più alti

di boschi lontani

e sussurri dorati.

Non temo tempeste,

né fiere feroci,

io spengo la guerra

con urla atroci.

Io sono la vita

e spargo scintille,

mi vesto di giada

e mi copro di fronde.

Io leggo i tuoi sogni segreti

io danzo nei tuoi sospiri,

mi nutro di brezza marina,

mi scaldo tra spasmi d’amore.

Io canto la gioia nuova

del nido ricolmo,

al primo battito arrivo,

all’ultimo torno.

Io cado da nubi funeste

strisciando su vetri gelati,

io piango le sorti avverse

dei cuori solitari.

Mi lancio dai picchi più alti,

mi tuffo nei flutti ghiacciati,

io scorro nei tuoi desideri,

ti porto nei posti più strani.

Io sono la vita che corre

gareggio soltanto coi lupi,

mi trovi celata di notte

nei tuoi sogni cupi.

Mi devi temere,

mi devi adorare.

Io so il tuo colore,

mi devi onorare.

Conosco il tuo nome

ti posso chiamare.

Io viaggio nel tempo,

rinasco per sempre,

ritorno e rimango

in tutta la gente.

Io sono.


Ho corso fino a non poterne più. Ho corso fino a non avere più fiato . Dimenticando chi fossi, dove andassi e perché stessi  scappando.

Sentivo solo le tempie pulsare, il cuore che spingeva in petto per uscire, le gambe tremare e il petto dolere ad ogni respiro.

Ho corso fino a cadere, senza possibilità di ripresa, infine inerme.

Ho volto lo sguardo intorno e non ho visto  che neve.

Mi sono girata con il volto al cielo e ho respirato freddo, mentre fiocchi di ghiaccio scandivano il tempo, danzando lievi a carezzarmi il volto.

Un manto candido si è posato su di me, avvolgendomi e freddando ogni brace.

Il sonno mi ha colto e ho trovato te.

Mi guardavi in silenzio dal tuo pulpito incorporeo, dedicandomi amore con ogni silenzio, con ogni gesto mi chiedevi di scegliere, ancora una volta, di essere in me.

Io sono.