Groviglio intricato tra commissioni, sentieri esistenziali e autori postali(di post)


Ah, oggi mattinata attiva, corri qua e corri là!

Caldo, ma un caldo corroborante, che avvolge, accompagna, fa sorridere a tutti, chi se ne importa se poi qualcuno guarda con faccia perplessa, dandoti ad intendere che non c’è nulla di cui sorridere. Io sorrido lo stesso, quando ne ho voglia, non c’è niente che mi fermi. Stessa cosa quando sono nera, dentro e fuori, produco fumo, ma per un’educazione che definirei estrema, mi controllo fuori casa, gli altri non devono subire il mio umore, per cui sono gentile, chiacchiero, mentre aspetto che prima o poi un tic all’angolo della bocca mi smascheri.

Oggi sorrido, è una giornata troppo bella, anche se le mie preoccupazioni bussano nel petto, io le respingo e le butto dietro un’inferriata, metto un lucchetto e faccio pure una pernacchia!

Le rose sbocceranno per il mio compleanno, me lo sento! Ogni anno me lo dico, poi non ricordo, no, l’altr’anno sono sbocciate dopo, ma questa volta sono lì per lì che iniziano a sporgere i petali: quelli rosa canonici e quelli gialli dalle punte porpora.

Ci sono cose, persone, situazioni che non mi va di affrontare e vorrei puntare i piedi a terra e cocciutamente impedirmi di andare in quella direzione, voltarmi di spalle col broncio e le braccia incrociate, ma non sono capace, mi hanno inculcato un qualche giorno qualche sorta d’aggeggio sotto pelle che mi trasmette sensi di colpa in impulsi elettrici.

Vorrei librarmi in cielo con un balzo teso e un colpo di reni, volgermi al sole e sollevarmi da tutto, ma poi ho dei cuori grandi che amo più della mia esistenza, così miserella, e non c’è nulla che mi porti via, passasse una bufera.

Allora, si vive di corpo e di mente, e ormai ho capito che l’idea di proseguire nella vita in linea dritta avanti a noi, è un’illusione cognitiva. Sono certa che se i nostri passi esistenziali fossero imbevuti d’inchiostro e noi vivessimo su di un immenso foglio immacolato, alla fine di questi giorni, il Creatore appenderebbe tra le nuvole e le stelle, questi capolavori nostri, come linee di arte astratta, tutte curve, intricate, avanti indietro e poi una svolta e poi ancora.

Sta tutto nel viaggio, nel coinvolgimento che ci mettiamo, quanto di noi sarà su quel foglio? Sarà un disegno ideato da noi, dalla passione, dall’estro creativo o una copia maldestra di altri ?

Ancora una volta ho divagato dai miei giri concreti ai grovigli esistenziali, mah, il cervello è un animale assai curioso!
Propongo un giochino divertente, stimolante che vi darà da pensare.

Io leggo molti di voi dal Reader dei Blog I follow, giusto?

Scorro e pilucco o mi soffermo e contemplo. Ognuno ha il suo stile e ci si incomincia a conoscere, perciò scorrendo i post dall’alto è un riconoscere quasi dei compagni di classe. Però. Per caso, scendendo troppo in fretta dai titoli in cima, mi si sono incrociati davanti agli occhi i titoli con gli autori e che sorprese! Titoli inaspettati , quasi un colpo! Eppure niente di lontanamente illecito, ma cerchiamo sempre certezze, il bisogno di capire chi si ha di fronte. Il risultato è stato molto divertente. Vi propongo di leggere i titoli dei post scambiando gli autori. Molto interessante!

Il mondo che verrà e la nostra indifferenza


Il nocciolo della questione è la necessità. Ho bisogno di. Molto soddisfacente quando qualche rarissima volta si è la necessità di qualcuno, no, neanche, troppo; piuttosto quando si realizza il bisogno di altra persona da sé.

Tutto ruota intorno a questo, qualcuno la chiama la ricerca della felicità. Oggi, come ieri, ma che nei propri tempi assume una valenza diversa. La condizione umana riveste nel tempo e nello spazio via via differenti connotazioni, ma non posso addentrarmi così in profondità e così ampiamente. Penso alla condizione femminile che è drasticamente modificata e ci consente forse per la prima volta, non tanto di fare ciò che desideriamo, ma di desiderare.

Pare poco, ma scommetto che sia un gran traguardo. Non stiamo tornando indietro, non lo si fa mai, a volte si ricalca un’orma già impressa, ma mai si può rivivere ciò che è stato.

Quando ci si affaccia fuori casa per la prima volta, si è travolti dalle possibilità, precisamente ciò che è accaduto a noi donne. Con foga, temendo di perdere la tanto agognata libertà, ci siamo gettate nella mischia, a gomitate e spintoni: era l’unico modo, signori. Ora, soffermandoci e tirando il fiato, sappiamo che l’orto non ha dato frutto, ma un piccolo appezzamento ce lo siamo conquistato e speriamo di estenderci, quando il raccolto ci renderà abbastanza. Supponiamo che un domani questi non saranno solo desideri.

Siamo diverse tutte e non è una sconfitta che la donna cambi marcia, volendo recuperare un ruolo antico,famigliare, perché è la possibilità di scelta. Nessuno deve obbligare un essere umano su un percorso che non riconosce suo, ma la civiltà e la cultura millenaria potrebbero suggerirci che un mondo migliore, moderno, sarebbe quello in cui a ognuno sia dato strumento di fare il meglio delle proprie capacità e aspirazioni. Lo so che tutto questo è già scritto, ma andiamo, non è raggiunto.

Ripeto una volta ancora che le mie idee sono personali e in continua evoluzione, ma il mio pensiero è meno idealista di ciò che può sembrare. Gli hippie ormai sono in pensione e gli yuppie in bancarotta, io credo nella storia innanzitutto, senza troppa nostalgia, ma come il gran saggio del villaggio a cui chiedere udienza, perché l’esperienza conta, sempre e può capitare che il vecchio saggio non l’abbia compresa, ma il giovane deve fare lo sforzo.

Se anche un domani tornassimo alla terra, tutti noi arando i i campi, ciancicando una spiga, non sarebbe un passo indietro, ma una scelta di progresso, di conservazione globale, per usare un termine che detesto.

La donna mai tornerà indietro, perché chi ha visto non dimentica, la libertà è un’acqua che purifica imperitura, ma niente toglie che potrà essere diverso il nostro futuro, il loro, perché non ci pensiamo più, ma si vive il presente per chi verrà in futuro; può non piacere, ma la natura è impostata a questo modo. Sospetto che questa sia la prima epoca in cui l’uomo non si cura dei posteri, non ha l’orgoglio di lasciare il mondo migliore (fosse anche sbagliando), noi siamo ego allo stato puro, divoratori insaziabili, vanitosi e insicuri.

Non c’è rapporto con la nascita e con la morte, ne parlavo con un dotto-re un giorno. Il non assistere più direttamente alla nascita e alla morte non è un dato positivo, ma ci destabilizza, allontanandoci dalla natura della nostra esistenza.

Viviamo adesso e moriremo, per lasciare un posto arredato meglio, da noi per il prossimo inquilino, ma temo che ci fischieranno le orecchie anche tre metri sotto terra.

Vi rimando per assonanza da Emerald Forest , per ritrovare nel cinema il tema della natura umana e dell’impossibilità di prescindere da essa. Perfetto Sean Connery!