Oggi niente.
Oggi non importa
Né il tuo pensiero
Né il suo
Oggi è il mio dolore
Il vuoto silenzioso
Il grido dell’assenza
Oggi è quel giorno
Il battito fermo
E gli anni assopiscono
Senza oblio.
Oggi niente.
Oggi non importa
Né il tuo pensiero
Né il suo
Oggi è il mio dolore
Il vuoto silenzioso
Il grido dell’assenza
Oggi è quel giorno
Il battito fermo
E gli anni assopiscono
Senza oblio.
Non l’opera d’una lama che ti offende nella carne, crudele e vendicativa, ma una logorante tensione che tira , impietosa e non desiste. Insensibile alla tua pena, indifferente al tuo dolore. Tira e tende, fino allo squarcio, fino a che la tua pelle si laceri maldestramente. Inutile ricucire lembi che mai più combaceranno. Tuttalpiù lo strappo si cela.
mi hai girato il cuore,
steso su un prato,
l’hai voltato al sole,
lo strato di ghiaccio
goccia su goccia cade
sul palmo caldo.
ti guardo mi fissi
di rimando sogghigni
ti lecchi la mano
gatto sornione
che godi beato
di ogni spremuta
di cuore.
i tuoi occhi
oltre me
vivono
lontano,
da me
mi batto il petto,
grido
mi graffio
scalpito
piango
come fosse
normale
spazi (tu),
nel mondo
ti basti
nel buio sento
braccia forti
strette
al mio petto,
fantasmi
parlo,
non senti
guardo,
non vedi
lascio
ciò che ero
non sarò,
il cuore spento,
un fioco
desiderio
non si cancella
non si riparte
solo avanti
a spinte,
a inciampi
errori?
sogni grandi!
per umani
piccoli
nulla
di carne
sangue
e ossa
troppo
fragili.
spessa, ti riveste
di stracci e calcare,
la tua armatura
ti copre, protegge
pensavo
fossi tanto più
in fondo, dentro
un uomo intenso,
pensieri nascosti
sbagliavo
sei debole, fragile
di ossa pallide
nessun sentimento
vacuo pensiero
capisco
adesso ti vedo,
esterna baldanza,
tu sei la corazza,
nel tuo deserto
sei perso.
Queste lacrime che scaldano le crepe del cuore, perché?
A chi va la mente quando il petto si squarcia con tanto dolore?
Un altro giorno e un altro abbraccio perso, un bacio mancato tra migliaia e sono battiti annullati, pulsazioni fantasma che lasciano il mio sangue pigro, scorre nelle vene lava incandescente e niente ne viene, niente.
Bambola di porcellana , capelli di paglia e cosa cambierebbe per te? Niente.
Potrei essere altro da me , o già lo sono, vero? Lo sono già.
Scorre il fiume sotto la terra arsa , cotta, agra e scorre, scorre e niente si muove, mentre l’acqua silenziosa viaggia lontana dal Sole.
Lacrime che cadono, pioggia acida: dagli occhi, dalle labbra, tutto il volto d’acqua e non trovo consolazione.
Questo mondo trabocca emozioni che sono la più grande minaccia, vergogna a me, a te, che dell’amore faremmo l’onore e tra le braccia l’umanità si rinfranca, perciò bandito sia e che io sia dannata.
Lacrime e sangue e pugni sul petto, fino all’ultimo respiro; saranno baci l’eternità? Estasi d’amore? Come si può capire qualcosa che manca e non conoscerlo, non vederne la faccia?
Un marchio nel cuore, e sanguina lacrime perse d’amore.
Let’s get it on…
Perché?
Il mondo intero è racchiuso in un perché, basta domandarlo, esclamarlo, sospenderlo, ma sta lì, tutto intero.
Ripenso ai miei perché, al mio grande punto di domanda su me.
A quando tutto cominciava a essere più netto e sfocato insieme; a quando un sorriso era un dono immenso e i sogni si disegnavano su altro da me, come un salvagente di braccia che mi salvasse dalla mia caduta in acque sempre più profonde.
Volevo un cuore che battesse col mio, ma niente è mai facile e ora capisco cose nuove che spiegano la confusione di allora.
Quando era troppo gentile, mi spaventavo e scappavo, e non capivo il mio terrore, poi guardavo oltre o mi isolavo in sogni nebbiosi. Quando era scortese, ma vicino, mi interrogavo e mi fidavo. Perché?
Perché….
Troppo facile la gentilezza che ti abbraccia e poi gentilmente ti lascia; chi ti guarda da lontano , ma non se ne va, ti morde, ma torna e poi piano piano gentilmente ti sfiora, forse resta. Forse chi non vuole volere, ma cede, resta.
Contorsioni del cuore, ma avevo ragione, un po’ avevo ragione senza saperlo. Per volermi davvero, bisogna che gli sbecchi e i bozzi siano lì, da guardare, pensare, decidere e carezzare. Avevo bisogno di essere voluta su tutto, su chi è meglio di me, solo perché non è me.
Vorrei poterlo spiegare a chi è tanto giovane adesso: avete il diritto e il dovere di amare ed essere amati per ciò che siete, ma non fatevi il torto cercando l’amore di non saper amare. Chi vi sta di fronte ha i suoi cocci rotti, i suoi spigoli all’ombra e se non c’è modo di vederli, niente da fare e se si vedono solo quelli, troppo male.
Ognuno salvi se stesso e il proprio cuore o lo getti in pasto al mondo e non lo richieda più indietro.
Che pulsi, che pulsi forte, pompando la vita fino all’ultima goccia di sangue.
Anche quando fa male, male come fa ora.
Non so comportarmi,
quando serve sgarro,
sbotto,perdo il laccio.
Starei nella tana
giusto per non
umiliarmi, cado.
Perfetta ammaccata,
fumante di rabbia,
di vomito rimessa.
La furia, del male
doloroso potente
mi acceca la mente.
Così il sentimento
celato quotidianamente
d’un botto si manifesta.
Preferibilmente
quando v’è la gente
e non più l’orgoglio.
graffi su graffi e la pelle brucia
l’anima si tende offesa
da mano feroce
che tirandola
avidamente
strappa
lacera
come tela
che forbice
febbrile fende
e non si incontra
più il bordo col fratello
il vento mi scorre attraverso.
E così mi urli “ti odio!”
Come fosse aria leggera
E la paura mia più grande si rivela
‘ché se io fossi più solida
Non s’apprenderebbe il cuore,
Ma liquida io più del sangue che scorre da quella ferita aperta
ch’è la vita e non cura,
né suppura il rancido fiele che sgorga.