Mai rinunciare a se stessi. Né per amore del gruppo, né per alcuna convenzione che ferisca il tuo nocciolo interiore. A volte mantenere il rispetto di se stessi significa esporsi anche quando si è pacifici e con convinzione esprimere il proprio dissenso. A costo di non essere capiti. Si può essere giusti senza essere ingenui. Si può essere inclusivi senza amare tutti. Si può rinunciare a qualcuno perché quel qualcuno esclude persone che noi nemmeno amiamo. Per il semplice motivo che essere meschini è peggio che risultare antipatici. Il vecchio adagio “meglio soli che mal accompagnati” non è a significare la ragione di essere altezzosamente superiori ad altri; piuttosto, il diritto a mantenere saldi i propri principi a costo di essere impopolari. Quando il popolo abbassa la testa e volta il viso dall’altra parte di fronte alla brutalità, c’è sempre qualcuno che si ribella. Qualcuno che inizialmente viene schernito. Qualcuno che forse sarà una statua in una piazza, cui passeranno davanti senza ricordarne la storia. L’eroe che avrà pochi amici. Non saremo tutti eroi, troppo attacati al nostro benessere, ma possiamo rifiutare certamente ciò che nel petto comprime. Alla fine, ognuno è solo con se stesso. Ci deve essere rispetto.
eroe
L’eroe è solo dopo la battaglia
Il guerriero in cima alla collina. Lo sguardo all’orizzonte volto.
Invece di fiori, corpi. Invece di freschi rivi, sangue rappreso a innondar li declivi.
Funereo e iracondo il cielo tetro. Non canti, non passi, non battito d’ali. Rimane lui solo, mesto, sul tumulo scoperto.
Leggende verranno cantate, tra i boccali innalzati, tacchi danzanti sulle assi, mani battute al ritmo di festa, in onore ricordando l’eroe d’un tempo.
Eppure è solo l’eroe, col volto ricoperto di morte, l’odore del sudore e del sangue lo avvolge e nulla è più in legame col passato, nulla vi resta del bimbo che è stato, dell’amore agognato e del focolare sicuro.
Solo grida nel silenzio immoto, gli ultimi scampoli di vita spenti nell’assalto feroce del guerriero indomito.
Ogni fuoco in brace e poi cenere a ricoprire il cuore.
Non c’è speranza per chi resta, non più sogni lievi, troppi volti nella mente a cercar vendetta, non c’è pace per l’eroe solo.
Prima del giubilo festante, dei nervi tesi, della mascella stretta, tra i cori esultanti, le dame in fregola e la mano tesa, il guerriero si perde con lo sguardo lontano, salutando l’uomo ch’è stato e mai tornerà.