di getto


rubiconda la mia stella

si consuma nella valle

prende fuoco mane e sera

e m’avvolge come scialle

mi sovrasta in un accordo

di stonate litanie

mi contorco e mi rivolto

sono andate le malìe.

Gli ultimi rintocchi di campana


Un due tre suona la campana,

a chi tocca? Tocca a te!

Io mi volto e tu scompari,

faccio la conta

poi riappari.

Un due tre la campana suona,

dove sei? sono sola..

Io ti cerco, non ti trovo,

la veste di stracci,

il cappotto logoro.

S’alza il vento sospirando,

le chiome di corvo alate,

le labbra di rosso scarlatto.

Tornano a cantare

le voci chiare,

le cantilene erranti

in cerchi danzanti.

I miei piccoli piedi scalzi,

le braccia sottili,

dalla pelle diafana.

Suona la campana,

gli ultimi rintocchi,

torno alla dimora

degli eterni balocchi.

 

Filastrocca sciocca


Piripin pampon Marcello cosa fai col mio cappello?

Ho cercato un leprottino da tener nel mio taschino!

Il taschino l’hai scucito forse è meglio un sopraddito.

Mica cucio le lenzuola! Mi premea sapere l’ora!

L’ora è tarda dall’altrieri me l’han detto i corazzieri!

Sarà meglio ritornare per trovar lo desinare,

non mi piace che si freddi già la pancia fa gorgheggi!

Pirpin pampon Marcello torna lesto al tuo castello!

P.S. So che Paolo Poli non leggerà mai i miei righi, ma l’ho scritta godendo le parole dettate da lui nella mia testa. Ho sorriso come una bambina sciocca.