Che fine fa il marinaio che salpando se ne va?


Quando il mare chiama, lui risponde ripartendo e lesto slega i bardamenti del focoso destriero.

Salpa senza pensiero, col core che s’alza in gola, per la tema del funesto.

Non è scelta del navigatore quale giorno il suo levare.

Egli semplicemente vive del suo mare.

Buon viaggio marinaio stanco,

non domandarti risposte

cadranno.

Ti amo


Ti amo.

Ti amo come il mare accoglie i suoi flutti.

Ti amo come la rondine garrisce nel cielo.

Ti amo come la terra protegge il seme.

Ti amo come l’albero sospira al passar della brezza.

Ti amo dell’amor del cane che attende la carezza.

Ti amo del bisogno dei folli della propria certezza.

Ti amo d’ardore di brace al calor di fiamma.

Ti amo dell’agognare aria il prigioniero.

Ti amo di fantasia,

d’incantevole malia,

d’incertezza tremula,

di passione madida,

di tenerezza candida,

di amore, ti amo.

Viaggio in barchetta


Sulla barchetta di carta affronto il mare,

l’onda che avanza inzuppa la nave,

le parole con l’inchiostro scivolano,

tra gli abissali flutti si perdono.

Sento il freddo azzannare la caviglia,

ha passato il livello della chiglia

l’acqua sale e s’affloscia la barchetta,

mi appresto ad abbandonare in fretta.

La barchetta di carta è un brutt’affare,

non è adatta a circumnavigare

nemmeno un granello di sabbia

che nel mezzo del mare s’incaglia.