perdonami


sunset

Perdonami se puoi.

Ho dubitato del tuo affetto e a volte preferisco allontanare il pensiero di te, perché l’incertezza del mio posto nel tuo cuore mi riempie di tristezza.
Quella pianta si è insinuata nello stomaco e le radici stringono, non riesco a rivedere il tempo insieme senza ricomporlo. So che volevo essere per te quel tenero affetto che non ero per alcuno. Volevo un posto dove risplendere e so che non era vero, ma il sangue ci unirà sempre.
Troppo il tempo muto che si riempie di sospiri e io languo nel tormento.
Si rifà in me viva l’arrendevolezza, la stroncante consapevolezza del valore che mi porto dietro, su quel cartellino che segna sempre il mio misero prezzo.
Ho pensato di essere stata d’altri, per tollerare meglio, per cullarmi nel delirante sogno di una coppia persa nel mondo che amava me sola, come un pezzo di cuore rubato.
Poi, mi sono legata a te, inebriandomi del tuo sapere, del tuo accettarmi e guardarmi meglio.
Ora, gli anni sono andati indietro e tu non sei più e io non ti avrei chiesto questo, perché si parlava di tutto il resto, ed era implicito il nostro attaccamento.

Anche se non mi cercavi, anche se andavi altrove e non da me.. anche se, anche se, anche se… ogni momento speso con te sentivo di appartenere, o m’illudevo.
Eppure mi manchi, come un pezzo di cuore rubato e nessuno a dirmi se lo tieni caro.

Diventare grandi e non essere mai dei grandi, ma granellini sospesi in un alito di vento.

Io accetto, la mia sconfitta, la mia incapacità di recuperare, non l’apprezzo, ma l’affronto.
Sono un orso polare e ho bisogno del mio inverno, ci vediamo al disgelo.

Vorrei solo avere quella certezza nel cuore d’essere stata preziosa davvero per qualcuno, per me stessa, senza sforzo di essere una versione migliore. Con te lo ero, totalmente, di questo ti sarò grata sempre. Dammi un segno.

Ah, l’arte di provarci!


Scrivere è diventato la mia eroina. Una dose quotidiana a cui non so sfuggire. Se pare che io sia mancata, in realtà mi sto dando ancora più da fare, con maggiore tenacia.

Un sogno, un’illusione, una via che si percorre, non importa quanta strada, né dove porti in fondo, è l’unica che mi vada di percorrere.

Scrivi un paio di racconti, li infili qua e là e aspetti. Piaceranno? Varranno qualcosa? Troppa fretta, ma gli anni per decidere sono passati e ora la voglia di uscire dallo sgabuzzino è travolgente. Continuare a leggere, fondamentale!

Io non sono snob, non sono una letterata, con la laurea prestigiosa da affiggere come manifesto di sapienza, perciò sono per la lettura a prescindere. Classici sì, ma non solo. Il classico è cultura, storia della scrittura, ma leggere, leggere gli altri, un po’ di generi sparsi, per me significa capirsi. Leggendo libri di varia estradizione, perché è il caso di dirlo, si capisce meglio ciò che piace, ciò che si vuole e si affina il proprio stile, stimolando la fantasia.

Ripeto che questo è il mio pensiero, un po’ insolente, perché non ho le competenze per esporlo.

Scrivo e scrivo, capisco meglio dov’è ridondante, dov’è l’eccesso inutile, la ripetizione nauseante. Ho capito che l’autore non deve far trasparire la propria opinione. Raccontare portando per mano, senza commentare durante la narrazione! Il modo in cui si descrive il personaggio e le sue azioni è più che sufficiente. Il lettore non è un ebete, non ama la cronaca sulla storia.

La soddisfazione maggiore viene nel rendersi conto di aver scritto simbolismi interessanti, senza calcare la mano sopra, che chi gradisce abbia il gusto di cogliere, liberamente.

Non è facile prendersi il tempo per scrivere col rischio che chi ti sta attorno ti pensi nullafacente.

Il tempo di salpare è giunto, auguriamoci vento in poppa!

Mettetevi alla prova!!!

Progetto di scrittura in corso, la mia dipendenza.


Velocemente voglio scambiare due parole con chi mi legge, che so già essere una cricca che adoro, per fortuna a misura mia, che mi è concesso seguire, amare, ci si scambia pensieri e sensazioni, a volte leggendo a mozziconi, pur di non perdere tutto.

Non sparisco, non dimentico, ho appena dato una scorsa veloce a tanti titoli che non ho letto in questi giorni e sappiate che me ne frego più che spesso di andare tra i blog consigliati o in evidenza, troppe volte  non capisco la logica..

Amo scegliere e scelgo nella mia lista d’onore o tra gli argomenti che prediligo.

Comunque.. un po’ sono stata impegnata, un po’ mi è uscita ‘sta follia che appena riesco a rubare un momento mi butto in un certo mio progetto partito a rilento, ma ora non so, sono curiosa di mio e ormai amo i personaggi che ho in testa e ho bisogno di farli vivere, a frasi, a paragrafi a pagine, che ogni tanto si riempiono.

Ogni tanto metto qualcosa di Lara e Ruben in blog e non ho ancora capito quanto possano interessare, ma da buona dittatrice del mio spazio, io ne parlo, quando mi viene la curiosità di sapere che succede poi.

E’ un’altra la storia in corso però, non è un tradimento, è una storia che sto costruendo tra una rottura reale, un’incombenza, un impegno e la mia vita che voglio vivere ogni tanto.

Questa storia la sto creando e non so che valore possa avere, ma è ciò che mi piace fare e non fa danno a nessuno, non mi costa nulla economicamente, perciò vado avanti.

Perdonatemi, se potete, se sono mancata dalle vostre “case”  in questi giorni.

Sto accumulando come uno scoiattolo le sue ghiande, i vostri articoli.. mi sfrego le zampette!

Probabilmente non vale niente tutto questo, ma non riesco ad evitare di scrivere..

Della rabbia verso la generazione dei vecchi, verso il governo, l’abbattimento di ogni spazio per noi, trentenni di troppo!


Questo tempo, mi schiaccia, mi fa sentire di troppo: io per me stessa.

Mi manca, non so bene cosa, mi manca.

Il massimo, l’allegria, il divertirsi di niente, la spensieratezza.

Quando è venuta a mancare?

Chi lo sa..

Tra un fendente e una pedata nel culo forse.

Tra uno stringere i denti e far finta di niente.

Quel fondo di bottiglia sulla spiaggia non è più un gioiello, è un fondo di bottiglia, di qualche stronzo che si è ubriacato così tanto da lanciarla lì, tra i cocci e fa’n’culo al mondo e a chi cammina scalzo!

Non mi va niente, troppo lo stesso, mi piace solo la novità, forse sono sempre stata così impaziente, dentro.

Andiamo là, al solito posto, tra la solita gente, a non fare nulla, tra le stesse facce, in mezzo a poco più di nulla e non mi va e poi mi la mento se non esco.

Non mi giustifico neanche, insomma, sono bleah! che ne so, smonata, va’!

E preferisco la noia al male, non sono così cretina da non capirlo e ‘sta vita che ce la gestiamo per fare i muli e indietro non si torna.

Mi pare che ogni cosa fatta sia per darla indietro, a quegli squali che per offrirmi ciò che non chiedo e che non offrono davvero, tipo servizi pubblici, mi tolgono la voglia di illudermi di avere mai qualcosa in più e per il concetto che mi ha cresciuto, di valere mai qualcosa in più.

In questo giorno caldo, appiccicoso, che non rimargina le ferite più, io sono ignorante, indolente, pesante, immobile, schifata, spremuta, inutile, scontenta.

E’ così e poi, che c’entra.. si fa finta di niente e ci facciamo  piacere tutto, anche noi stessi, si può, si deve.

E non mi va di pensare alle  tragedie, non è questo il modo di dare valore alla propria vita!

Non è dicendo “per fortuna non è successo questo o quello”, non vale più di una fistola nel culo.

Il discorso è banale, ma l’unico modo è gioire di ciò che si ha, di volere bene, e aver voglia di fare, finché la fortuna ci assiste.

Oggi però no, e va così, oggi mi sento anche brutta, tanto mi sto sulle palle, che mi strapperei la pelle!

Non importa, non fa niente, non cambio le sorti del mondo col mio umore.

Non cambio niente, di niente.

E’ stata tanta di quella merda a palate che ho pregato di annoiarmi e non avere più sorprese, per cui va bene.

Ogni tanto, ma che cazzo.. dove sta scritto che dobbiamo passare sotto le forche caudine?

Dov’è scritto che dobbiamo vivere con la spada di Damocle sulla testa?

Ma che cavolo, mi posso ribellare?

E siamo sempre alla prova, e beato chi soffre tanto che è più caro a Dio.. io mi ribello, ci ho provato, ci ho provato a fondo, ma qualche serpente mi si attorcigliava sempre in ventre..le mie budella!

La vita è una, io voglio viverla bene! Tutti felici, basta incazzature, e le ingiustizie che spargono cinismo come gramigna, io le seppellirei con gli invidiosi, i boriosi, i supponenti e menagramo!

Allora, io a subire sfighe dalla vita non mi sento beata e hai voglia a dirmi sempre che c’è di peggio, ma lo so, e non lo voglio, sono stufa che ci sia tutto questo dolore e non ce l’ho con Dio, mi incazzo e basta!

Gente splendida che combatte senza armi, giganti mostruosi e scusate, ora sarò lapidata, ma mi sento un verme quando trovo innaturale tanta vecchiaia ovunque!

Siamo un mondo alla fine, ecco e non perché io abbia le conoscenze di sapere alcunché, ma quando ovunque io vada, soprattutto se sto male e sono tutti di fretta, devo sgomitare con la vecchiaia, e mica è colpa loro, poracci, ma penso che loro erano la gioventù forte degli anni ’50, quelli che hanno goduto tutto il nuovo e ancora ce li ho sempre davanti, con lo sguardo torvo, le unghie sfoderate.

Sono loro, una generazione egoista, e lapidatemi, ma è la verità, che non lascia nulla, che ha tutti i  vizi e poca generosità.

So, so ci sono le eccezioni, il mio è uno sfogo, ci sono nonni meravigliosi e lo so che tanti sono abbandonati, ma sono sconvolta dalle famiglie abbandonate, senza lavoro, che fanno prima a togliergli i figli che non a dar loro un aiuto.

Ma cosa costa di più? Mi chiedo se non sia prioritario mantenere tutte queste figure specifiche pubbliche e i progetti ad hoc, che non tenere le famiglie unite.

Non badatemi, ho le palle girate, perché non abbiamo niente davanti e vorrei fregarmene, ma non si può fare nulla, non puoi andare a vivere in un bosco con la tenda, devi risponderne, chiedere il permesso, pagare per farlo.. non importa se tutto ciò che paghiamo non andrà mai nelle nostre pensioni, non importa se i nostri figli avranno meno di zero da noi, perché noi stiamo sotto ghiaccio.

Parlano solo di boiate, mi spiace , ma solo cazzate uscite dalla bocca di gente che non molla l’osso, mai, che sta in ballo da sempre. Sempre la stessa generazione, che ha seppellito i genitori poveri, seppellirà i figli e litigherà coi nipoti per l’osso più succulento.

Non badatemi, straparlo, ma io a farmi medicare non ci vado più, che mi sono rotta le palle una volta di troppo, per fortuna non è niente che ci metterà una vita..

Dovremmo lasciarli tutti in mutande, smettere di produrre in massa e vediamo che succede.

Dovremmo essere più in forze a decidere del nostro futuro, non chi ci svuota le tasche e non ci lascerà niente!

Non ce l’ho con questo governo, non fatemi così tanto ignorante, che volete fare se sono decine di anni che si inventano soldi che non ci sono e se ne intascano di veri, ma veri veri?

Che volete farci se il nostro vero governo è stato il potere criminale, che ha deciso di tutto il sociale e il pubblico e si ricrea il buco nero al CERN, sì, intanto la gente crepa ancora, perché non ce la fa più, per solitudine, per fame, per desolazione, e per aver perso tutto, sopra ogni cosa la speranza.

E lasciamoci allora cullare nell’utopia dei pensieri, dei sogni, intanto che la vita prosegue tra richieste di pagamenti, ogni mese. L’acqua la paghiamo, anche l’acqua, ma ci pensate mai? Non ci lasciano nessun bene di prima necessità senza pagare, manco l’acqua, sapete che è cosa recente, vero?

Non importa, l’acqua si può bere, e insistono sempre.. allora, prendete un contenitore di vetro limpido, perfettamente pulito, riempitelo d’acqua e lasciate lì, almeno un giorno.

Niente frigo, così, fuori. Poi, bevete, se ritenete il caso.

Tanto vale bersi cloro direttamente e la terra, magari la rimetto in qualche vaso.

Ok, ho finito, ne ho mille, ma ho finito, se no mi odierete pensando che ce l’ho coi vecchi, eppure sapete l’amore viscerale per mia nonna, che era unica però.

Buona serata e non badate a ciò che ho scritto, frutto di una mente bacata.

Sogno di essere viva


Praterie sconfinate,

bruciate dal sole,

cieli infiniti

specchiati nel mare,

orde di zoccoli scalpitanti,

lunghe criniere smosse dal vento,

e arrivano liberi

i cavalli selvaggi,

smuovendo le zolle

e battendo il tempo

del loro poderoso cuore

dall’istinto fiero.

Fammi provare

per un’istante appena

la libera gioia di essere

ciò che natura crea.

L’immenso piacere

di ubbidire istinto

senza schemi,

né chimere,

senza libero arbitrio.

Viva nella natura

vorrei sapere

per un attimo fugace

che si prova ad essere

pienamente felice.

L’Amore è solo Amore


Le mani si sfiorano timide, negando lo sguardo. Un tocco lieve, un brivido e il cuore in tumulto. Scatta un’emozione invadente, un groviglio nelle viscere, la speranza di un altro tocco, per un po’ di paradiso.

Mentre l’umanità avanza nelle sue faccende, due mani si sfiorano, ancora, tracciando linee immaginarie dalle punta delle dita al polso, per poi gremirlo in una morsa ferma, per constatare il battito impazzito.

Occhi negli occhi a inchiodare l’anima, a cercare un sorriso e un rossore diffuso, sul viso.

Un cenno, una certezza, è ancora amore, ancora, amore. 

L’assalto alla fortezza e le braccia un rifugio. Bocche si fondono ansiose a gustare il sapore, l’odore, il calore di sogni attesi, pensieri fragili e vita sofferta. 

Tra lacrime e risa, graffiando coi denti le labbra scarlatte si lasciano un istante, il tempo di cercarsi e scoprirsi ancora per poi sfiorasi piano, con disperata lentezza e in petto un uragano.

Pelle sulla pelle si torna al mondo, nelle antiche vesti, di vertigine il velo a ricoprir la coppia, mentre il cielo giubila e plaude al dono prezioso. Nessun uomo nasce solo, la ricerca eterna di sé nell’abbraccio è il suo conforto.

 

L’amore appartiene a tutti, è un diritto e un dovere per portare un senso a questo mondo, allontanare l’asprezza della frustrazione umana, rifiutare la violenza del cuore ferito. Ogni persona ama e come ho già espresso, mi auguro che chi vive intorno a me sia felice, perché la gente felice migliora la mia vita. Mi collego nel pensiero al post di blogpeloso , nello specifico al post :In attesa del 17 maggio

Non fatevi fregare da chi grida tanto contro altri che non gli hanno causato alcun danno, molto probabilmente queste persone hanno vite così torbide da illudersi di apparire più linde gettando fango su altri, oppure in altri casi invidiano la libertà di chi vive la propria vita indifferente all’altrui pensiero. Mi piacerebbe tanto che la gente che ha la posizione per legiferare, infondere il credo, istruire la mente, mettesse più foga a ricordare l’esito dell’odio sul popolo, a chiarire cos’è e come si manifesta l’odio e a cercare di estirparlo come un chiodo conficcato in testa.

Il vecchio allo specchio


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Quando il tempo violerà le fermezze,

ogni certezza ferendo,

scoprirai l’ospite amaro,

nel troviere incappando.

Col volto scavato di sole

di cenci confezionato

il piglio di fiero valore

dell’eroico soldato .

Sarà vecchio e canuto

in tua cerca arrivato

con lo sguardo muto

a contar le pelli.

Non tentarti la fuga

poscia egli ritorna

con più foga e più voglia

di serrar le tue briglia.

Nella fuga maldestra

inciampar funesto

nel capestro fato

a restar pigliato.

Con bovino sguardo

nel riflesso specchio

ritrovar te stesso

rimirar lo vecchio.

 

 

 

Say hello to heaven, Salutami il paradiso


La testa ovattata nella morsa stretta  e Chris canta il saluto al Paradiso e nel tempio del cane io mi rimetto.

Say hello to heaven…heaven…  e io non ho pace, perché ogni tempo ha il suo ritmo e il mio batte ad ogni fiotto di sangue che il mio cuore innonda .

Che la voce del trovatore perduto mi indichi la via, mentre mi sollevo da ogni giudizio e seguo la sua scia.

Che il mondo ruoti sempre con le sue rivoluzioni, a me che importa? Io ho cercato sempre di essere di più, di essere la mia versione migliore, ma a che scopo? Non lo so e non lo troverò. Io scrivo il mio lamento, ogni graffio subito, ognuno scalfito in squarci profondi e se chiudo gli occhi sono andati, cancellati.

Se chiudo gli occhi il sonno  mi porta in posti lontani e mi muta, disegnandomi nuova, rifacendo la storia e rimettendomi in pasto al fato ignoto, lasciandomi Alice in orbita, che poi a picco scende di quota.

Ho trovato il video della canzone che mi sta accompagnando sul tubo e ho postato per voi questo con il testo, perché è poesia pura, commovente e struggente come solo il saluto a un amico amato può essere.Chris Cornell saluta Andy Wood.

Ci provo a rendere le sue parole, un omaggio a voi.

Saluta il Paradiso

Ti prego Madre Misericordia, portami via da qui, e le lunghe maledizioni senza fiato che continuo a sentire nella mia testa.

Le parole mai ascoltano e chi insegna non impara, ora la candela mi riscalda , ma sento troppo freddo per bruciare.

E’ venuto da un’isola e dalla strada è trapassato ha sofferto così tanto come un’anima che si spezza, ma non mi ha mai detto nulla, così.. saluta il Paradiso.

Nuovo come un bimbo, perso come una preghiera, il cielo era il tuo campo di gioco, ma la fredda terra fu il tuo letto.

Povera osservatrice delle stelle, non ha più lacrime negli occhi, lieve come un sussurro sa che l’amore cura col tempo tutte le ferite, ora sembra che il troppo amore non basti, sarà meglio che tu vada in cerca di un’altra strada perchè questa si è interrotta all’improvviso.. saluta il Paradiso

Non ho mai voluto scrivere queste parole per te, con pagine di frasi di cose che mai faremo, così soffio sulla candela e ti metto a letto, dal momento che non puoi dirmi, beh,come ti hanno rotto l’osso i cani. C’è una sola cosa rimasta da dire… saluta il Paradiso…

Quando il bene col male fecero amore


ToGether (Angel LOVE Devil)

“Non ti ho chiesto di venire.”

“Ho scavato roccia dura con le mani, non ho  unghie, non ho artigli, ma sono ,qui.”

Lo guardò bene, non si accorse di avergli preso già le dita, delicatamente sui palmi, abbassando lo sguardo si accorse con orrore del sangue che le copriva e lacrime calde presero a scorrere sulle gote bianche.

” Mi dispiace, non immaginavo di causarti tanto dolore, pensavo fosse meglio così. Non potevamo, non c’era modo.”

Soffiò su quelle mani martoriate, sollevando lo sguardo incapace di sfuggire al momento, al sentimento che li legava in quella follia, da sempre, da prima di ogni perché.

“Non hai capito ancora? Non è bastato il tempo che ci portiamo dietro? Non voglio più combatterti, mi arrendo. Che sia il caos, io non voglio più sacrificare noi per l’equilibrio cosmico.”

Con gli occhi ardenti la implorava di cedere, ma non ce n’era bisogno: non sarebbe più riuscita a separarsi da lui. Un’eternità non bastava per sopire la passione, il folgorante impeto che li attraeva era al culmine, che fosse la fine, non ne potevano oltre.

“Non ti lascerò più, non posso. Semplicemente mi è impossibile. Ho visto troppo e troppe vite ho sorretto. Sono stanca dei pianti, delle preghiere, di tutto il dolore a cui devo portare conforto. Non ne posso più. Ho passato le ere a illuminare le menti, a donare speranza, senza mai averne, senza mai goderne.”

“Ho passato le ere a ruggire nei campi di battaglia, a gonfiare i petti di orgoglio, a seminare coraggio e devozione. Non potendo io lottare, né combattere per ciò cui protendevo. Ho disertato e non torno indietro, che sia la fine, la loro e la nostra, ma troverò la morte tra le tue braccia.”

Posò il capo sul suo grembo e lei gli accarezzò il capo, come fosse consuetudine, come fanno gli antichi amanti. Cominciò il canto lieve dei tempi:

“Abiterò il tuo cuore, sorgerò nel tempio, ruggirò il furore, punirò lo scempio. E il tempo scorre nei campi di grano, il tempo miete la vita d’umano. E il bene col male si alterneranno, l’eterno rivale perenne ameranno. In circolo eterno l’amante segue, il proprio amato, senza ambir requie.”

Egli chiuse gli occhi stanchi, piangendo il canto dei condannati.

“Non patire più, ‘ché l’amore ci assiste. Stiamo insieme, stringimi forte e di questo inferno faremo la nostra alcova. Periranno tutti e noi saremo la loro colpa, che li abbiamo assistiti e ora gli togliamo la gloria.”

“Sei la creatura più bella e sempre ti ho amata, da lontano ammiravo colei che portava speranza tra i soldati lesi. Ero io, là, sulla collina, che altro non potevo che osservare, dopo aver acceso nei cuori tutto l’ardore.”

Prendendogli il volto tra le mani e guardandolo con sentimento acceso, sussurrò sulla sua bocca di brace :” Io ti vedevo, quando sfilavo tra i corpi affranti, ti sapevo vicino e agognavo il tuo respiro. Pregavano me, implorando pace, dopo aver da te raccolto la forza per combattere. Non è nostra la colpa, è la nostra natura, mentre loro altro non sono che miseri e pavidi esseri. A ogni bene siamo sottratti e loro sono un cerchio senza fenditura. Finiamo tutto, adesso, non m’importa! Mi basta che mi baci e con forza mi sorreggi e io, non conosco paura”.

E il bene col male fecero amore, senza più riguardo per l’umana condizione, senza più curarsi del loro scempio, della stoltezza e del poco arbitrio.

Nel tempio del sempre si fecero amanti, mentre pietra sulla pietra l’eterno crollò.

Non ci fu il pianto più, né l’orrore. Spazio candido di silenzio ammantato e nel centro immacolato, un piccolo fulgido palpito d’amore.