Coppia


 

E passa il tempo, scorrendo tra le dita, una tacca in più sul cuore, un nuovo graffio, un’altra cicatrice.

Ridiamo, guardandoci indifferenti, con quel po’ di rancore di cose irrisolte, lasciate andare per non prendersi a coltellate.

Attese disattese, parole lasciate come palloncini al vento che ricadono sul capo come incudini di piombo.

Tirare avanti e raccontarsela, per fare squadra, dirsi che si è meglio, che gli altri fingono, che hanno i loro inganni, i loro sgarbi e noi.. noi niente, siamo forti, perché i sacrifici… sì, quelli, sempre loro.

Tanti pensieri inespressi o vomitati come un fiume che distrugge rovinando il raccolto.

Piccole frasi che come pioggia insidiosa crepano i muri e lasciano le ossa rotte.

Poi, il gelo, il distacco, il troppo per troppo poco, per troppe differenze, dov’è l’intruso? ma è tutto l’intruso, non combacia niente!

Affanni, lacrime segrete, cadere ancora nella rete dell’abbandono.

E passa il tempo, passa sincero lui, mentre noi siamo ancora quei cani che si annusano il sedere.

Quando il bene col male fecero amore


ToGether (Angel LOVE Devil)

“Non ti ho chiesto di venire.”

“Ho scavato roccia dura con le mani, non ho  unghie, non ho artigli, ma sono ,qui.”

Lo guardò bene, non si accorse di avergli preso già le dita, delicatamente sui palmi, abbassando lo sguardo si accorse con orrore del sangue che le copriva e lacrime calde presero a scorrere sulle gote bianche.

” Mi dispiace, non immaginavo di causarti tanto dolore, pensavo fosse meglio così. Non potevamo, non c’era modo.”

Soffiò su quelle mani martoriate, sollevando lo sguardo incapace di sfuggire al momento, al sentimento che li legava in quella follia, da sempre, da prima di ogni perché.

“Non hai capito ancora? Non è bastato il tempo che ci portiamo dietro? Non voglio più combatterti, mi arrendo. Che sia il caos, io non voglio più sacrificare noi per l’equilibrio cosmico.”

Con gli occhi ardenti la implorava di cedere, ma non ce n’era bisogno: non sarebbe più riuscita a separarsi da lui. Un’eternità non bastava per sopire la passione, il folgorante impeto che li attraeva era al culmine, che fosse la fine, non ne potevano oltre.

“Non ti lascerò più, non posso. Semplicemente mi è impossibile. Ho visto troppo e troppe vite ho sorretto. Sono stanca dei pianti, delle preghiere, di tutto il dolore a cui devo portare conforto. Non ne posso più. Ho passato le ere a illuminare le menti, a donare speranza, senza mai averne, senza mai goderne.”

“Ho passato le ere a ruggire nei campi di battaglia, a gonfiare i petti di orgoglio, a seminare coraggio e devozione. Non potendo io lottare, né combattere per ciò cui protendevo. Ho disertato e non torno indietro, che sia la fine, la loro e la nostra, ma troverò la morte tra le tue braccia.”

Posò il capo sul suo grembo e lei gli accarezzò il capo, come fosse consuetudine, come fanno gli antichi amanti. Cominciò il canto lieve dei tempi:

“Abiterò il tuo cuore, sorgerò nel tempio, ruggirò il furore, punirò lo scempio. E il tempo scorre nei campi di grano, il tempo miete la vita d’umano. E il bene col male si alterneranno, l’eterno rivale perenne ameranno. In circolo eterno l’amante segue, il proprio amato, senza ambir requie.”

Egli chiuse gli occhi stanchi, piangendo il canto dei condannati.

“Non patire più, ‘ché l’amore ci assiste. Stiamo insieme, stringimi forte e di questo inferno faremo la nostra alcova. Periranno tutti e noi saremo la loro colpa, che li abbiamo assistiti e ora gli togliamo la gloria.”

“Sei la creatura più bella e sempre ti ho amata, da lontano ammiravo colei che portava speranza tra i soldati lesi. Ero io, là, sulla collina, che altro non potevo che osservare, dopo aver acceso nei cuori tutto l’ardore.”

Prendendogli il volto tra le mani e guardandolo con sentimento acceso, sussurrò sulla sua bocca di brace :” Io ti vedevo, quando sfilavo tra i corpi affranti, ti sapevo vicino e agognavo il tuo respiro. Pregavano me, implorando pace, dopo aver da te raccolto la forza per combattere. Non è nostra la colpa, è la nostra natura, mentre loro altro non sono che miseri e pavidi esseri. A ogni bene siamo sottratti e loro sono un cerchio senza fenditura. Finiamo tutto, adesso, non m’importa! Mi basta che mi baci e con forza mi sorreggi e io, non conosco paura”.

E il bene col male fecero amore, senza più riguardo per l’umana condizione, senza più curarsi del loro scempio, della stoltezza e del poco arbitrio.

Nel tempio del sempre si fecero amanti, mentre pietra sulla pietra l’eterno crollò.

Non ci fu il pianto più, né l’orrore. Spazio candido di silenzio ammantato e nel centro immacolato, un piccolo fulgido palpito d’amore.

 

Di notte


Ho corso, tra i vicoli bui. C’era lui con me. Lo desideravo, anche nella paura.Mi stringevo a lui, mentre lui mi trascinava in cerca di un rifugio.

Sapevamo di essere braccati, si stavano trasformando e noi cercavamo disperatamente l’ultimo approdo sicuro.

La luce fioca di una notte infinita. Forse era la paura folle, perché ogni tanto qualcuno cercava di prenderci e allora lui mi afferrava più saldamente e cercavamo di andare più in fretta, esausti, ma convinti fino all’ultimo.

Alla fine siamo arrivati all’appartamento. Ci hanno accolto e hanno subito serrato ogni possibile accesso.

Stavano scappando, partendo. Donne e uomini,erano pochi, con i volti severi e determinati.

Noi non li abbiamo seguiti. Ci siamo fermati e stesi su un giaciglio di fortuna. Ci siamo stretti l’un l’altro e io mi beavo del nostro abbraccio, nonostante tutto, volevo te e quel momento insieme. Per un istante è stato così emozionante, intenso, la certezza di me e di te, volevo restare lì.

Poi, i rumori, gli ululati. Ci siamo alzati velocemente, abbiamo capito subito di essere circondati: le imposte erano colpite con furia, la porta stava cedendo e quelle grida! Ringhiavano con una furia spaventosa!

Mi sono stretta a te, con più forza, cercando il tuo calore, la sicurezza del tuo corpo solido, concreto.

Mi hai guardata e con un lampo di comprensione ci siamo voltati mentre la gente ospitale di prima stava tornando, in una confusione di rantoli e vestiti strappati. Si grattavano con foga, mentre pelo animale gli spuntava dagli squarci sugli abiti.

Hai deciso in un attimo che non saremmo sopravvissuti e mi hai presa per mano, lanciandoti tra quei disgraziati, mentre io vedevo quelli che si stavano muovendo verso di noi.

Scappavamo col fiato corto in cunicoli interni alle case, con luci arancioni, e gente dalle sembianze di lupo. Affamati, erano affamati, con la bava sulle zanne ingiallite. Avevano fame, una fame dannata.

Poi, non so.. tutto si è fatto confuso .. tu sei diventato un vecchio ,mentre parlavi con un altro uomo simile a te all’interno di un pub. Ho pensato di averti perso, ma tu continuavi a nascondermi dietro la tua schiena, stringendomi e io capivo che eri sempre tu. Quale artificio stavi usando?

Mi sono svegliata ed era tempo di alzarsi .

 

 

Intimità


 

Mettetemi un bavaglio, anzi no: legatemi le mani. Scrivo e scrivo, quando l’acqua bolle, la temperatura sale e il vapore fa saltare il coperchio. Faccio uscire un po’ di cose che ho nella testa e posso rimettere il coperchio al suo posto.

C’è un altro argomento su cui rifletto e che non amo condividere, ma c’è modo per ogni cosa. L’intimità tra due persone è un’esperienza sublime, quando c’è intimità. Si può fare l’amore spesso, si può farlo con chi si vuole, ma l’intimità è un’altra cosa, per assurdo, mi viene da sottolineare. All’inizio si è più spavaldi, più bugiardi, ma anche più sinceri, perché tra le spacconate si dice qualcosa di vero, poi si cresce un po’, ci si conosce meglio, ma in realtà ci si conosce sempre meno; più che altro si creano delle abitudini uguali, per sentirsi uniti. L’ intimità si perde, soprattutto l’uomo deve idealizzare la donna, che dev’essere affidabile, sicura, dolce, forte e dalla sessualità non manifesta, perché quelle sono cose private… e va bene, ma poi le cose private sono taciute, fatte, ma non dette e non è la parolina volgare e tenera che fa l’intimità, al massimo fa gioco. Ho la netta sensazione che alle donne non sia ancora concesso parlare del proprio piacere. Non a caso, personalmente sto soffrendo svariate e manifeste tribolazioni, per scrivere ciò che penso senza essere esplicita.

La donna ne può scrivere, ne può parlare con chi vuole, ne può fare programmi, film… ma nell’ ambito della propria

black and white, couple, kiss, love, noir et blanc

camera da letto? Se lui è in imbarazzo, è impossibile. Non lo so come andrà, forse la nuova generazione (io ho trentadue anni) sarà più libera? Ne dubito, penso sia più esplicita, ma non è ciò che serve, non è la sessualità aperta, non è la trasgressione, io parlo di vera intima connessione su vari livelli.
Tra l’altro penso che non ci sia uomo o donna che può interferire nel cuore di chi ami se ciò che vi unisce è così stupendamente imperfetto da essere irreplicabile.Torno a ciò a cui pensavo a vent’anni: lui dev’essere anche il migliore amico, nel proprio cuore, quello con cui ti senti intimamente spoglia, con cui puoi ridere e sbagliare, puoi fare cose fantastiche e costruire castelli per aria, mentre le scemenze colossali saranno risate da condividere e fare l’amore diventa il gioco più bello, sinceramente.

Se l’uomo avesse coraggio di essere così, lei non salperebbe per fantasie lontane e lui amerebbe stare con lei.

Ogni emozione nasce dentro, ogni desiderio nella testa, non servono grandi scenari, ma persone speciali.