Passava per i vicoli stretti e male illuminati della cittadina inglese.
Si guardava i piedi e con la coda dell’occhio controllava i movimenti attorno.
C’era qualche luce nei negozietti chiusi. Niente di che. Piuttosto deserto l’insieme.
Il brivido della solitudine lo avvolse. Il senso di potere, dell’essere solo, lui, in quel momento.
La luce tenue che sbracciava tra le tenebre prometteva il giorno nuovo.
Non l’avrebbe rifatto, perché la tristezza che gli premeva il petto pareva assordarlo, ma l’avrebbe ricordato.
Temeva qualche vagabondo come lui, un povero vero però, un vero disperato, che gli si gettasse alle spalle,sgozzandolo.
Quel pensiero gli mandò l’adrenalina in circolo e una strana eccitazione prese posto tra i suoi pensieri.
Osservava ora a viso aperto il circondario.
Impossibile ci potesse essere qualcuno di decente a quell’ora in giro.
Nemmeno lui era decente, non aveva la decenza di niente.
Ambiva solo a vivere, a godere, a prendersi tutto, a gomitate nello stomaco di altri, ogni cosa gli facesse venir l’acquolina in bocca.
Ora, un istinto animale lo prese, quella morsa nel ventre, quell’acido dolciastro nella bocca, la salivazione abbondante, voglia, una voglia fremente.
Avrebbe potuto rimanere per una volta, restare. Invece era sgattaiolato via prima dell’alba, senza voltarsi una volta, lasciandola a dormire, col suo odore addosso.
Che testa di cazzo!
L’avrebbe presa con prepotenza adesso, le avrebbe mangiato la bocca, leccato ogni dente, assaporato la lingua carnosa.
Le avrebbe stretto i seni senza troppa tenerezza, l’avrebbe leccata, assaporata, annusata in ogni ansa.
Camminava con passo accelerato, la vista annebbiata dal desiderio, la fantasia che galoppava senza freno mandandogli visioni di lei sovrapposte al paesaggio desolato.
Sentiva la belva scalpitare, un tamburo nelle orecchie, aveva bisogno di affondare la carne palpitante nella sua guaina scivolosa.
Sarebbe esploso lì, ne era certo, umiliato e coperto di vergogna.
Disteso in mezzo al vicolo col membro esploso tra le gambe e un rivolo di saliva pendente dalla bocca.
Rimuginò sulla storia delle catene, di andarsene così ogni volta e poi stavano insieme da mesi, ma lui voleva il piacere e poi essere libero.. un uomo è libero, quella si sarebbe presa ogni istante, ogni pensiero e avrebbe cancellato tutti i progetti con lacrime e lamentele.
Se fosse stata meno morbida, meno calda, meno bella e divertente, quel sorriso furbo e tutte le cazzate che sbucavano dal quel cervello incasinato.. la voleva sempre, ma non voleva perdere se stesso.
Prendendosi a pugni la gamba, strinse i denti più forte e si sentì un imbecille senza risoluzione: non ce la faceva più!
Svoltato l’angolo si ritrovò, una volta ancora, davanti a quel portone.
Entrò senza fare rumore e spogliandosi raggiunse la sua porta.
Dormiva sotto le coperte, vestita di niente, come poche ore prima.
Si sforzò di contenere la furia e si infilò accanto a quel corpo caldo.
Un sorriso, e un cuore esploso dalla gioia, la prese con intensa passione.
Poi furono baci e tenerezze, promesse nuove, mai immaginate prima, un amore libero di essere.