Delle bufale e le palle piene 


Per me niente Facebook. Ho provato, inorridita ho rinunciato. Libertà ok, spazzatura e fluidi corporei gettati per strada, direttamente dalla finestra, no. Ognuno si tenga la sua immondizia. Condividiamo le idee.

Della stupidità non si può evitare la scia, per cui le bufale, quelle che chiamano Fake News, ma che sono mere cazzate, arrivano anche con gli altri mezzi. 

Quale esempio migliore di WhatsApp? Click click e condividi con tutti i contatti, soddisfatto tu e cretini gli altri.

Alle persone a cui non tengo faccio passare, ma a quelle care non posso. Che ci vuole a controllare la corrispondenza della notizia? Ecco, usalo Internet per il suo scopo. In due minuti scopri che non esiste nulla di quel fantomatico articolo. 

Hanno usato bambini morti, fatti morire più e più volte, perché cambiano l’anno e chiedono le preghiere di chi così si sente più buono.

L’ultima l’ho letta stasera. Del fantomatico giornalista Vilar che ha scritto l’articolo su una prestigiosa testata mai nominata. Ma daiiii!

Poi, vai di numeri e cifre, vi ricorda niente? Metodo antico, tanto utilizzato ai tempi dalla destra per confondere le idee. 30% di questo, 50 di quello…

In poche parole l’articolo che non ha stile giornalistico, incensa il popolo ebraico, da parte dell’Europa cristiana, contro l’immigrazione musulmana. Il tono è  ridicolo e abinevole. Ho fatto ricerca, per dimostrare l’ovvio. La bufala circola dal 2004! Il caro stimato Vilar che dev’essere nel frattempo stato rapito dagli alieni, era inizialmente nominato Vivar.

Se condividete queste notizie, smettete. Se avete opinioni forti,anche discutibili, meglio prendere parola e metterci la faccia che farsi forti dietro ipotetici professori, dottori, giornalisti.

Dove si augura il male a uno, fingendo di volere il bene di un altro, ricordate che siamo tutti parte del gioco. Chi da cattolico, oggi cerca la sanità dell’ebreo contro la crudeltà del musulmano, parli piuttosto a proprio nome. Noi siamo causa di dolore e sofferenza, abbiamo le mani in pasta dappertutto e non siamo pronti a rinunciare a nulla per il bene altrui.

Nulla vale quanto la pace interiore, che viene solo dall’onestà. Con noi stessi! Cari omofobi, razzisti, cinici impenitenti, uscite fuori! Parlando e confrontandoci alla luce del sole ci chiariremo.

Una figura di merda non ammazza nessuno. La propaganda dell’odio stermina.

Risveglio notturno


Mi svegliai nel pieno del temporale.
Secchiate d’acqua sui vetri scossi dal vento. Mi rigirai una volta ancora, la milionesima probabilmente. Un rantolo infastidito mi uscì dalle labbra imbronciate: il pigiama mi aveva in trappola!
Che fastidio! La stoffa attorcigliata sulle gambe, il cavallo dei pantaloni sul fianco e la maglia tutt’attorno al busto: maledetto pigiama comodo, comodo e stronzo!

Mi sollevai come un verme che scava la terra, per sistemare alla bell’e meglio quel groviglio di tessuto infiammabile, con un balzello degno del miglior farfalla olimpionico, mi scaraventai pancia a materasso e mezzo soffocando sul guanciale, sospirai in cerca di venia. Perfetto.

Perfetto.. ho freddo.. mi era salito il pigiama sulle ginocchia! C’è quella sottile striscia di pelle tra il calzino e il pigiama che sul lenzuolo ghiacciato tremava. Non è tanto per il freddo, ma per l’effetto del freddo sulla vescica. Che senso ha riaddormentarsi se poi al culmine del sogno, nell’illusione di una svolta esistenziale, la vescica freme e preme e si contrae fino al punto che l’oceano ha la meglio sulle Ande?

Tenendo la posizione, supina, sollevai un ginocchio alla volta ricoprendo gli stinchi infreddoliti; cercai di distendere le gambe scorrendo l’alluce sul lenzuolo, per evitare il sollevamento del pigiama con lo sfregamento.

Bene! Guancia a cuscino, inclinazione perfetta: narici libere, collo sostenuto. Braccia piegate, ma non indolenzite, ginocchio flesso, altra gamba distesa. La palpebra cala, la pioggia tamburella… un pensiero piacevole per giungere al lido.. mmmh… però… se poi, forse un po’ la vescica, magari meglio adesso che dopo..no?

Balzai fuori dal letto con passo marziale in ciabatte rosa shocking. Via! La gocciolina timida, un plin tremulo e null’altro più.

Consapevole della paranoia da sveglia notturna, mi risistemai, le calze, il pigiama, la mia scemenza.

E poi furono i pensieri a rincorrere un sogno lontano.. con il tempo che scorreva implacabile.

Una notte di pioggia tra sbuffi e lenzuola strattonate.

La delusione immensa delle Olimpiadi viste da qui


Quanto posso io cuore sportivo e fisico scolpito da anni di lettura rampe di scale, scrittura, sali scendi dall’auto, bliz inaspettati di esercizi ginnici fino alla rottura di invisibili, ma pesantissimi testicoli, essere delusa, io amante tardiva del taekwondo!!!

In casa mia ci sono cinture dal bianco, giallo, verde.. diplomi di passaggio cintura.. mica roba mia! e io mi sorbisco col grugno attaccato al monitor cavalli che zompettano, beach mutande nel sedere che saltellano, basket, salti con le rane, petomani che si lanciano nello spazio con lo sforzo del sedere… partite infinite di sport appena inventati e non c’è manco un italiano e oggi c’è il nostro atleta Sarmiento che ha appena superato la prima fase e non ce lo fanno vedere?

Sai che c’era invece? Il mio amico Charly!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!

Ecco l’alternativa che la Rai non ha voluto trasmettere:

 

Io non so,ho il cuore stretto e il didietro che rode!!!!

Ho solo male parole e ve le evito, ma penso che boicotterò d’ora in poi.

Quando in tempi in cui la comunicazione è globale, lo sport che al di fuori del calcio è sudore e costi sulle famiglie, col talento che sovrasta tutto e la tenacia, riescono a comprare tutti i diritti della trasmissione delle gare e riescono a bloccare tutto, se non hai soldi non puoi neanche guardare le olimpiadi. Questo è lo spirito dello sport? Quei ragazzi si ammazzano per arrivare così in alto e noi non possiamo guardare, fare il tifo per loro? Se penso alle ore di ippica che ho sorbito.. Il taekwondo non è una idea di ieri per far vedere il sedere, è una disciplina che ha il suo cuore, il suo retaggio, la più praticata al mondo, ma qui c’è solo il pallone, mi scuso.

Olimpiadi bellissime, Italia come sempre un Paese dove parla sempre più solo il soldo.

Il circo della vita


e come Alice nel Paese delle meraviglie , d’un tratto al morso del biscotto mi ritrovo.. braccia e gambe fuori dagli usci e ciò che mi pareva a mia misura, si restringe, con un senso di soffocamento atroce.

il marinaio, la bambina, il coniglio, il guerriero, tutti i me che insieme si stringono e cercano invano di alzare le mani, con proteste a tutto fiato si ribellano, cantando i moti rivoluzionari.

e sì che partivo bene, come il migliore giostraio errante, coi suoi trucchi immagignifici, le sue illusioni teatrali, i paradossi tutti infiocchettati, ma arriva il mattino che tutto rivela e non c’è granello di polvere che non si appaia nel suo raggio indagatore.

i compartimenti stagni mostrano le crepe e le lacrime copiose passano indenni, rimirando i pavimenti lustri il folletto ride, sguaiatamente e scomposto, col suo alito fetente di carogne maldigerite.

suona in lontananza il carillon dei miei ricordi, portando seco gli ultimi turisti, di questo cuore che non sa stare al proprio battito composto.

signore e signori, vengano, vengano! questo è lo spettacolo della vita!

Da blogger a blogger


Ok, è una vergogna chiederlo perché si scopre la mia parte narcisistica… pazienza!

Io non sono una follower di Felicedi…. e lo so che è una follia! E’ un blog pazzesco, sì, lo so, fa niente, magari un giorno..

Lei mi sta sui marroni..

Comunque dopo questa premessa demenziale, volevo sapere se voi vi ritrovate nelle categorie in cui inserite i vostri post.

Exemple. Scrivi un post dal titolo “Amor che amato ti ho, mo’ basta però ” e lo metti in categoria poesia e magari pensieri, ok?

Se poi vai a cercare i blog da leggere, oltre a quelli in BLOG CHE SEGUO, li trovi appunto nelle categorie: diario, pensieri, poesia, racconti, attualità….

Se vai nelle categoria poesia e pensieri troverai il tuo post “Amor che amato ti ho, mo’ basta però”, e ti fai un’idea di cosa stai appioppando ai lettori.

Io controllavo il risultato, dopo aver pubblicato il post. Ora, non posso, non appare più. Volevo solo sapere se è una cosa tipo La7 e MTV che mi scompaiono dal digitale continuamente, ogni volta che risintonizzano per lanciare un’altra regione, o se sono io a essere oscurata, tipo “lei no, lei non la mostriamo più! Rompipalle d’una donna felice di esserlo!”.

Mi sono esplicata bene, invero.

Se qualche anima pia volesse accendere il suo faro per illuminare il mio cammino (sull’acqua, sono speciale sì), sarei tanto grata… da ringraziare con un grazie.

In un certo senso… mi dileguo.


In un certo senso.

In un certo senso è tutto così: relativo. Possiamo esprimerci ovunque, meglio in rete che in casa, ma questa bulimia di opinioni e cibo, di poker e alcolici, uscite notturne in cerca di sesso e chat che scottano… in un certo senso mi sa che il silenzio fa paura.

Io lo temo, da un po’. Quando lo affronto e guardo i miei demoni nelle iridi infuocate, mi sento più forte. Come il telefono che è il mio girone dantesco, se potesse avere le corna, mi parrebbe più coerente. Il max è farci due foto, scaricare applicazioni cretine per addobbarlo bene, ma usarlo per il suo principale scopo.. giammai!

Ho le mie ragioni però. Non è possibile che le telefonate siano sempre deludenti, talmente deludenti che sto male un giorno intero. Notizie orrende, sfoghi, scene mute.. il mio disagio cresce e vorrei chiudere così, senza spiegazione per favore.

In un certo senso leggere è uno svago eccezionale, funziona alla grande, un trip del cervello senza tossine. Scrivere è liberatorio, ma farlo con lo scopo di farsi leggere richiede un po’ di impegno, di dedizione, niente vomiti dell’anima, ma espressione della fantasia nascosta da qualche parte nel cervello.

In un certo senso è tutto deprimente, senza drammi, senza cose giganti, forse è questo senso che manca e non c’è modo di cambiare le regole del gioco. Si fa così, si parla così, si gestisce così, si è donna così, e i ruoli così.. in un certo senso.

Forse è uno di quei periodi che non mi va, non mi va niente,davvero. Possibilmente niente drammi di alcun genere, niente rotture, niente sfoghi prolissi, niente obblighi insulsi. Vorrei riprendermi da tutto quel che è stato, mi tesso il mio bel bozzolo soffice, un  libro e un block-notes con penne, magari un Sudoku di 1000 pagine appresso.

La fase farfalla non mi interessa al momento, troppo lontana. Mi basta il bozzolo, in un certo senso.

 

Disse la vacca al mulo…


soleva il vino annacquarsi
per la tema di sprecarsi
l’acqua cheta non si vede,
ma coi ponti si concede.
vino all’oste non si paga
se di fino l’occhio guasta;
vige il detto imperituro
che la vacca disse al mulo:
“lei laggiù dal capo duro,
sa, le puzza troppo il culo.”
ed il mulo alla vacca disse:
“Di cacca ho coperto piste”.

Delirio estivo


Ogni perla che scorre sulla pelle
tra le pieghe forma pozze calde,
in un gioco di sudore rivo
di epidermide cocente.

Le dita a ricacciar capelli,
a esser uomo già rasati,
invece che giardini pensili
di ciocche ormai pesanti.

Le parole in testa esplodono
le mani sui tasti picchiando,
ma gli occhi reticenti dolgono
e il capo dolorante in affanno.

Fantasie stonate di staffetta,
in corsa scattando lesta,
raggiungo il traguardo in testa
le mani strette con forza.

Abbasso lo sguardo sorpresa
il testimone osservando
ma non di legno è arrivato
a trionfo il mio romanzo.

Ah, l’arte di provarci!


Scrivere è diventato la mia eroina. Una dose quotidiana a cui non so sfuggire. Se pare che io sia mancata, in realtà mi sto dando ancora più da fare, con maggiore tenacia.

Un sogno, un’illusione, una via che si percorre, non importa quanta strada, né dove porti in fondo, è l’unica che mi vada di percorrere.

Scrivi un paio di racconti, li infili qua e là e aspetti. Piaceranno? Varranno qualcosa? Troppa fretta, ma gli anni per decidere sono passati e ora la voglia di uscire dallo sgabuzzino è travolgente. Continuare a leggere, fondamentale!

Io non sono snob, non sono una letterata, con la laurea prestigiosa da affiggere come manifesto di sapienza, perciò sono per la lettura a prescindere. Classici sì, ma non solo. Il classico è cultura, storia della scrittura, ma leggere, leggere gli altri, un po’ di generi sparsi, per me significa capirsi. Leggendo libri di varia estradizione, perché è il caso di dirlo, si capisce meglio ciò che piace, ciò che si vuole e si affina il proprio stile, stimolando la fantasia.

Ripeto che questo è il mio pensiero, un po’ insolente, perché non ho le competenze per esporlo.

Scrivo e scrivo, capisco meglio dov’è ridondante, dov’è l’eccesso inutile, la ripetizione nauseante. Ho capito che l’autore non deve far trasparire la propria opinione. Raccontare portando per mano, senza commentare durante la narrazione! Il modo in cui si descrive il personaggio e le sue azioni è più che sufficiente. Il lettore non è un ebete, non ama la cronaca sulla storia.

La soddisfazione maggiore viene nel rendersi conto di aver scritto simbolismi interessanti, senza calcare la mano sopra, che chi gradisce abbia il gusto di cogliere, liberamente.

Non è facile prendersi il tempo per scrivere col rischio che chi ti sta attorno ti pensi nullafacente.

Il tempo di salpare è giunto, auguriamoci vento in poppa!

Mettetevi alla prova!!!