“Ti strapperò i capelli, uno ad uno li tirerò e non verserai una lacrima strega.”
Ash si strinse nelle spalle e sospirò.
“Il vostro tempo è giunto, per colpa vostra la montagna è maledetta. Siete creature immonde e quei mostri hanno alimentato le tenebre per troppo tempo ormai.”
La donna strinse i pugni e continuò a fissare il proprio riflesso nella pozza.
Il volto era quello di un’altra però, una donna splendida, dai capelli corvini, lucidi come seta. La bocca rossa come le bacche selvatiche e gli occhi d’ambra che la scrutavano con odio feroce.
Ash stava immobile, solo l’orlo della lunga veste in movimento.
“Io sono Vendetta, il mio nome si poserà sulla vostra bocca prima di cedere l’anima alla montagna e appartenere alle tenebre per sempre.”
Lacrime silenziose scorrevano sul volto smunto della donna immobile.
“Ora strappa ogni capello che hai sulla testa, io aspetto, c’è tempo. Tu non temi il tempo e neanch’io lo temo, vedi? Ora siediti e ubbidisci al mio comando. Quando avrai terminato, lascerai i tuoi capelli di strega sull’erba. Peccato che sia destinata a bruciare. Sei tossica, lo capisci? Sei velenosa.”
Ash annuì impercettibilmente e si accasciò a terra.
Iniziò a strapparsi i capelli, attenta a non spezzarli, posandoseli con cura in grembo.
Le lacrime scorrevano libere, dalla bocca chiusa un mugolio straziante, un lamento angosciante accompagnava ogni suo gesto.
Dondolava piano, il dolore tremendo, mugolando e piangendo.
Il vento gelido la faceva tremare, ma non rallentava mai, non un istante.
Lo specchio d’acqua s’increspò e un grido minaccioso ne sgorgò, come fosse un getto d’acqua si lanciò nell’aria che vibrò.
Come un’esplosione, il suono potente appiattì l’erba accerchiando la donna terrorizzata.
Ash si ammutolì. Sbatté le palpebre. La testa ormai pelata. I capelli raccolti in grembo.
“Sì, questo è un dono che ti faccio, se preferisci puoi prenderlo come un avvertimento, so che sei intelligente e non metterai in dubbio la mia autorevolezza. Il tuo mondo d’ora in poi sarà privo di ogni suono. Udirai solo nella tua mente col ricordo, con i sogni e con la mia presenza costante. Sarà orribile, non illuderti mai. Sei fortunata. Lo capirai. Non provocare più la mia ira. Ora lascia i tuoi capelli avvelenati come ti ho ordinato. Va’ e non parlare di me, mai.”
Ash si alzò lentamente, i suoi movimenti rigidi, gli occhi sgranati.
Posò i capelli sull’erba che con un sibilo si accartocciò, incenerita.
Un passo dietro l’altro si incamminò verso casa, senza voltarsi mai.
Giunta sull’uscio si fermò.
Chiuse gli occhi, sospirò e si passò le mani sul cranio liscio.
Prese un fazzoletto dalla tasca del grembiule e si coprì il capo annodandolo sotto il mento.
Ora sì che il suo aspetto era quello di una strega!
Raddrizzò le spalle e impettita entrò in casa.
“Ash, che ti è successo?”
Dust la accolse già carica di ansia. La donna minuta la scrutava, la preoccupazione evidente sul volto.
Se solo fosse per lei quella preoccupazione, invece del suo bisogno di protezione…
Ash sfruttò al meglio la connessione psichica con la sorella, la voce della quale era per lei ormai solo silenzio.
“Nulla, ho dato un tributo alla montagna. Ora, mi sarai grata. Vai, occupati delle pelli che nostra nipote ci ha lasciato. Lavora bene Dust e lasciami in pace.”
La donna la guardò incerta e poi convinta le sorrise.
“Grazie sorella! Il tuo potere ci protegge, ti lascio riposare ora. Vedrai, farò un buon lavoro!”
Se ne andò con passo veloce.
Ash restò altera, percepiva il divertimento di Crumbs in un angolo della mente.
Si incamminò verso la cucina e la trovò intenta a rimestare un intruglio. La cena di certo.
Restò in silenzio, in attesa.
La sorella si voltò e non nascose il divertimento alla sua vista.
“Una nuova moda? Mi perdonerai vero se non cedo alle lusinghe del tuo concetto di bellezza?”
Gettò la testa indietro e spalancò la bocca.
Ash in quel momento fu grata di non poter udire quella risata orrenda.
“Mi fa piacere trovarti così allegra, infatti penso che se il mio sacrificio risulta così divertente, sarò ben lieta di cedere a te l’onore la prossima volta. Vorrei provare anch’io un po’ della tua spensieratezza.”
La sorella si scurì in volto e Ash percepì nitidamente il suo rancore.
“Potresti guardarti allo specchio cara.”
Ash riuscì a leggerle le parole sulle labbra e fece una smorfia divertita.
“Certo Crumbs. Domani andrai al mercato all’alba per le interiora di porco che il tuo amico ti conserva. Prevedo farà caldo al tuo ritorno.”
Quella si limitò ad annuire.
Ash si sedette e attese.
Attese i suoni che le erano negati.
Attese l’unica sorella che l’amava.
Attese il padre che non tornava.
Attese lui che non sapeva.
le Tre
Il villaggio. Vendetta è il mio nome
Ti hanno portato via da me, da queste braccia ti hanno strappato.
Il mio splendido guerriero, il mio sole che sorge è tramontato.
Ho gridato, ti ho tenuto così forte che ti ho graffiato e tu, amore mio, tu mi hai guardato e mi hai giurato per sempre che mi avresti amato e ora non ci sei più.
Quale eternità è mai questa in cui io vago e condanno senza di te, al mio fianco?
Ho giurato, ho giurato amore mio che cadranno teste e sulle picche troveranno dimora.
Il mio cuore rattrappito batte solo il ritmo furioso del mio odio sconfinato.
L’uomo più forte, l’eroe del villaggio, il mio bellissimo amore… ti hanno spezzato.
Davanti ai miei occhi, legato e frustato, finché il tuo sangue ha inzuppato il suolo e quella terra non ha più fiorito, offesa!
Ti hanno strappato i lembi di pelle squarciata, hanno bruciato le ferite aperte e gettato sale, io di fronte a te, amore mio, inerme.
Quanti giorni, quante notti hai resistito, amore mio?
Per non lasciarmi sola, i tuoi occhi nei miei, per non abbandonarmi.
Hanno preso la tua forza, raccolto il tuo spirito, gli usurpatori, i maestri dell’inganno!
Savi, si fanno chiamare, gli stregoni oscuri.
Amore mio, io vago per questi boschi senza anima, in eterno affanno.
Sono la vendetta, sono la loro fine e poi potrò sparire, non sono più degna del tuo cuore.
Ho perso te e ogni nostro sogno sospirato, il tuo calore, il tuo sapore, sono ricordi dolorosi.
Io mi ergo, maestosa fenice che di fuoco si forgia e nutre, per chi attraversa la mia via, non ci sarà pietà.
Il grido che corre nei sogni più inquieti è la mia promessa di rivalsa e non uno resterà su questa terra.
Nessuno di loro a insozzare le menti fragili, a depredare le vite dei propri sogni, io sarò la loro Vendetta!
O Cielo che mi giudichi e condanni, lascia almeno che io da sola mi serva, non chiedo misericordia, la mia anima è persa!
I tuoi capelli d’oro tra le mie dita erano il grano maturo, la tua bocca il frutto più dolce da assaporare e il tuo tocco sulla mia pelle, il balsamo che lenisce ogni ferita.
Cerco i tuoi occhi, ma la mia furia è cieca, vorrei il tuo perdono, vorrei che tu capissi, ma tu, anima pura, sei morto per me, per salvare questa misera reietta.
Vivo nel tempo e non conosco risa né gioia, senza te, sarò l’arma che stende il nemico e ruggisce di gloria.
Ho tolto i capelli a quelle streghe, li ho intrecciati per farne fruste e con le stesse fruste segnerò la loro pelle di porco.
Vago per queste terre promesse e corrotte, mi celo tra i flutti e le fronde in attesa del momento, del giorno atteso e avrò gratificazione, amore mio, lo prometto, il tuo onore sarà intatto e il tuo nome celebrato.
Tornerò nell’ombra, sarò ciò che sono stata, il nulla del mondo.
Il mio fulgore brucia il cuore degli empi e restituisce forza agli impavidi.
Osservo le vite che sfuggono al tempo e ne restano intrappolate.
Amore mio, quanto batte forte il cuore nel petto di piccole vite semplici e piene di calore!
Seguirò l’intrepido e suoi amici, soffierò via le loro orme.
Stringerò la mano sui colli di chi li segue, stringerò forte amore.
Le streghe saranno sconfitte nei loro cuori e una sola, una sola ti dico, potrà resistere.
Dal cielo alla terra i lamenti dei dispersi chiedono vendetta e io sono la loro ricompensa.
Ho portato i fanciulli all’uscio del pescatore, li ho visti crescere e risplendere.
Amore mio, amore mio, il mio cuore è asciutto e ancora stilla sangue per quanto soffre!
Ti hanno strappato a me, da queste braccia, questo grembo orfano del tuo amore.
Coi pugni batto il petto e batto ancora, per questo cuore che osa ancora sentire, provare, colpire di dolore.
Tu, guerriero e re della mia passione, sarai l’ultimo nome su queste labbra fredde.
Nella maledizione che mi avvolge porterò compagni da custodire e torturare.
Saranno eterni i tormenti del mio nemico, saranno terribili le punizioni da affliggere e amore mio, non tempo più, non temo più nulla, che io bruci con loro!
Il tuo nome sarà il dono più prezioso a chi cerca conforto, la tua storia l’esempio da stringere al cuore.
Amore mio, sta arrivando, io sono in cammino e la Vendetta sarà feroce!
Il villaggio. Gemma
Le tre sorelle si affaccendavano nella stanza buia, c’erano grida di disperazione, grida agonizzanti.
Le tre donne cambiavano gli stracci insanguinati con altri puliti.
Mi manca l’aria, mi manca nei polmoni, una stretta letale.
La donna più alta si volta e sgrana gli occhi incredula. Mi prende e mi volta.
Un dito in gola e un massaggio sulla schiena.
“Forza piccola, forza!”
Un dolore atroce mi esplode nel petto e si espande.
Il primo respiro che brucia come fuoco e grido con tutte le mie forze!
La donna mi solleva trionfante.
“E’ viva!”
Mi aggrappo alle vesti di mia sorella, non voglio che mi prenda quella grassa, lei mi pizzica di nascosto, mi dice cose che non capisco, ma so che sono brutte. Mi aggrappo forte e piango.
“Questa mocciosa è davvero viziata. Lascia che me ne occupi io Ash.”
“No, se ne occuperà Dust, tu vai al mercato a prendere altro latte di asina.”
“Per la bambina! Ormai qui non si fa che correre dietro alla bambina. Che follia. La madre è andata, sarebbe stato più giusto che anche lei…”
“E’ nostra sorella!”
“Sì, ma nostro padre è partito subito, d’altronde con la delusione che si è preso…”
“Crumbs, ora taci. Vai al mercato.”
Seguo mia sorella nel bosco. Dust è silenziosa e mi considera poco, ma sono tranquilla, perché si occupa dei miei bisogni e mi lascia in pace, le basta che io le ubbidisca.
Credevo che Ash fosse mia madre, ma Crumbs ha detto che mia madre era una povera sgualdrina che mio padre ha ingravidato per avere il suo erede. Non so bene cosa significhi, ma ho capito che mia sorella non amava mia madre.
Ash mi abbraccia quando siamo sole e mi pettina i capelli tante volte, con pazienza e io mi assopisco, mentre mi racconta storie di paesi lontani e principi coraggiosi.
Ci sono dei dolci alla marmellata in cucina. Non mangiamo mai dolci, quasi mai. Mia sorella Ash ha voluto che per questa visita offrissimo ai Savi dei dolci e Crumbs li ha sfornati, anche se non era contenta. Lei non è mai contenta e tante volte l’ho sentita minacciare di liberarsi di me. Qualche volta, dopo che Ash l’ha sgridata aspramente, Crumbs si rintana in cucina e mentre seleziona le erbe mediche da essiccare, borbotta parole orribili. Una volta mi ha scoperta mentre la spiavo e non mi ha detto nulla, ma il suo sguardo mi ha tormentata per molte notti. Sognavo che un’ombra nera appariva dalla montagna dietro la nostra casa e io correvo, perché l’ombra si estendeva velocemente inseguendomi. Sapevo che mi avrebbe presa e sapevo che sarei scomparsa per sempre. Quando mi svegliavo correvo davanti allo specchio. Temevo di essere scomparsa.
Sono a scuola e i miei compagni mi trattano con cortesia, ma nessuno è mio amico. Sento i bisbigli dietro la schiena e anche la nostra insegnante mi tiene a distanza. Temono le mie sorelle. Un mio compagno mi ha aspettata un giorno sulla strada per casa. Ero felice, non mi sembrava possibile che finalmente qualcuno della mia età volesse parlare con me.
Gli ho sorriso e gli sono corsa incontro. Lui mi ha sorriso ed è arrossito un po’.
Ci siamo incamminati e abbiamo parlato della scuola, dell’insegnante e di sciocchi avvenimenti che ci hanno divertito.
Stavamo ridendo e ad un tratto lui è sbiancato, fermandosi in mezzo alla via.
“Che succede Baron?”
Lui mi ha guardata e con le lacrime agli occhi ha scosso la testa per poi correre via con quanta forza gli consentivano le gambe.
Mi sono voltata per proseguire verso casa e lì, davanti a me, c’era Crumbs che sorrideva felice.
Ho capito subito. Non potrò avere amici, mai. Mi vergogno terribilmente, non oso immaginare cosa abbia sentito Baron, o che incubo abbia vissuto, nella sua mente.
Ash vorrebbe che io mi fidanzassi, ma non oso dirle che nostra sorella lo impedirebbe.
Ogni ragazzo, pochi, che ha provato ad avvicinarsi a me, è stato terrorizzato da Crumbs.
Io però sto imparando a nascondere i miei poteri. Sento quello che le mie sorelle trasmettono, sento quello che cercano di carpirmi. Dust vorrebbe sapere quanto sono forte; ha bisogno di sottomettersi al potere e sta considerando la mia posizione all’interno della nostra famiglia. Crums mi odia, mi odia con ferocia, io sono arrivata dopo eppure conto più di lei. Odia il mio potere, la mia giovinezza, la mia bellezza e l’affetto che Ash prova nei miei confronti.
Non posso parlarne con Ash, le tre sorelle hanno un rapporto simbiotico difficile da deviare, se mi confidassi con lei, le altre sentirebbero almeno in parte le mia confidenze. Vorrei che lei capisse quanto sono in pericolo all’interno della mia stessa casa, ma la sua fiducia nelle altre sorelle è totale.
Stanno facendo cose orribili, come possono!
Le montagne gridano vendetta e cercano soddisfazione. Gli spiriti aspettano le loro vittime e se non arrivano spontaneamente, vanno procurate. I Savi minacciano la vita delle mie sorelle, le quali si salvano solo grazie alla protezione degli spiriti delle montagne.
Crumbs rapisce bambini dai villaggi. Le persone si uniscono in gruppi per cercare i propri figli e si avventurano sui sentieri che conducono al villaggio, ma gli spiriti ne rapiscono la memoria e la forza vitale, lasciandoli fragili come neonati.
L’ho salvato! Non ho potuto lasciarlo agli spiriti! Il mio principe coraggioso, l’ho riconosciuto! E’ bellissimo e il suo cuore è purissimo. Ho pianto dall’emozione e l’ho portato a me. Purtroppo ha capito subito cosa sono le mie sorelle ed è convinto che io sia come loro. Non si fida di me, ma io devo salvarlo. Lo amo e il mio amore ci salverà.
“Gemma!”
Lucash apre gli occhi annaspando. Perla acciambellata ai suoi piedi lo guarda e l’uomo scoppia a piangere. Un cuore spezzato fa molto male.
Il villaggio. Sacrifici
“Sta soffiando forte.”
“Di che ti preoccupi? Lascia che soffi.”
“Ash non sarà contenta. L’ultima volta abbiamo disatteso la loro volontà e non deve ricapitare.”
Crumbs rise massaggiandosi il ventre teso.
“Oh, ma abbiamo risolto bene! La splendida Gemma si è sacrificata, povera sorella. Ora miagola per poter uscire e succhia sangue nientemeno!”
“Come ti diverti Crumbs, mi fa piacere. Ora, preoccupiamoci di cosa fare con nostra nipote.”
L’altra rise ancora, ma con gli occhietti porcini scrutava il corridoio che conduceva alla stanza di Berta. Il suo sguardo era minaccioso.
“Che vuoi che ti dica Dust? Cosa vuoi farne? Fra due giorni torna da quell’insulso e poi i Savi terranno consiglio. Vuoi affrontare i Savi?”
Dust sospirò.
“Non intendevo questo, ma la ragazza si è opposta a noi con forza. Non credo che Ash la voglia come antagonista nel prossimo futuro.”
“Chi, quella? Antagonista della superba nostra maestosa sorella? Si è opposta sì, ma non sa fare altro. Sai, che potere! Ricordati sorella che a noi il tempo non manca. Lascia che affronti il Consiglio e inizi la sua vita adulta, se si rivelerà una seccatura, aspetteremo il momento giusto.”
Dust annuì malvolentieri.
“Dovranno però esiliare almeno un paio di ragazzi. Ti dico Crumbs che sta soffiando forte e dovremo pagare il nostro pegno.”
“Che ci pensino loro!” La donna sbatté il pugno sul tavolo e diventò paonazza dalla rabbia sputacchiando le parole sul volto della sorella. “Si sono presi la gloria e il potere di decidere. Beh, allora ti dico che se la sbroglino e che si vadano loro a procurare bambini nei villaggi. Io non mi muovo più!”
Un’aria gelida la zittì e per un istante un velo di terrore apparve sul suo volto.
“Sorelle che succede? Cara Crumbs, penso che tu debba riposare.”
La donna in questione si voltò verso la voce sottile.
“Ash, non sono stanca, io…”
La donna alta e magra si avvicinò proiettando la sua ombra sulla figura della più grassa sorella.
“Vai, adesso.”
Dust squittì, stringendosi le mani dal nervosismo, mentre Crumbs si alzò a capo chino, fremente di rabbia trattenuta a stento.
“Un’altra cosa sorella.”
Crumbs si fermò senza voltarsi, già diretta verso la sua stanza.
“Non preoccuparti della cena. Stasera avrai l’onore di digiunare e purificarti.”
“Ash…”
“Vai.”
Quella si diresse a passo pesante senza più rispondere.
Si udì una porta sbattere e più niente.
Ash, si sedette al tavolo osservando la sorella minore.
“Dimmi Dust, sei preoccupata.”
Non era una domanda, piuttosto una pretesa di risposta.
“Sta soffiando forte e mi chiedo cosa dovremmo fare. La ragazza non ci serve.”
Ash sollevò un sopracciglio.
“Quindi cosa? Dobbiamo sacrificarla? L’unico sangue del nostro sangue?”
Dust abbassò lo sguardo, ma non demorse.
“E’ figlia di Gemma. Non è che noi abbiamo il pensiero di doverci riprodurre.”
Un lampo di fastidio attraversò lo sguardo della maggiore. Dust tremò.
“Già, non abbiamo l’obbligo della prole che ci sopravviva, noi sopravviviamo benissimo. Non è certo che noi non periremo però.”
Dust spalancò gli occhi inorridita.
“Che intendi?”
Ash fece un verso stizzito.
“Lo sai benissimo. La vecchiaia ci porterà via? No. Siamo vulnerabili però, noi possiamo morire. Se una di voi venisse a mancare, vorrei avere mia nipote con me.”
“Una di noi. Come? Cosa dici, Ash?”
“Ti si spezza il cuore, sorella? Eppure non ti si è spezzato per Gemma, nostra sorella. Forse temi per Crumbs? O forse sei preoccupata solo per te stessa?”
Dust si chinò e si raccolse come un riccio su se stessa.
“Eppure tu, perché tu no?”
“Bene! Parliamone. Vorresti sacrificare me, cara Dust e poi voi cosa fareste?”
“Tu parli di sacrificio? Di me?”
Ash si lisciò la veste stringendo le labbra, il suo sguardo duro come pietra.
“Il sacrificio di Gemma andava bene. Il tuo no. Eppure per me Gemma era sorella come lo sei tu.”
Dust si coprì la bocca inorridita, soffocando un grido di disperazione.
“Tu tenevi a lei…”
“Certo.”
“Allora perché non..” Indicò con la testa la stanza della terza sorella.
“Che dici? Mica scelgo sorelle da sacrificare. Io.”
“Però hai scelto. Ricordo.”
“Io ricordo che in esilio sarebbe finito quell’uomo di cui lei si era incapricciata, con nostra nipote. Il vento soffiava forte, già. Era l’unica possibilità. Gemma ha scelto. Quella sciocca ha scelto loro.”
Un silenzio carico di ricordi si depose sui loro capi, come una coltre densa.
La casa scura si fondeva nel calare della sera.
Una ragazza riposava sfinita nella stanza di sua madre.
Una donna offesa meditava vendetta.
Due sorelle cercavano nei ricordi le proprie ragioni.
Il villaggio. Le Tre zie
“Guarda, guarda un po’ chi ci è venuta a trovare!”
Berta si raddrizzò, le spalle rigide. “Non mi aspettavate forse, zia?”
La donna strinse gli occhi, una smorfia di fastidio la rese, se possibile ancora più sgradevole.
“Beh, non è colpa tua se sei priva di buona educazione. Andiamo, entra, su!” e con una spinta decisa la ragazza fu dentro.
Le altre due sorelle si mossero all’unisono e più che una calda accoglienza a Berta parve un accerchiamento.
“Eccoti, finalmente! Vedrai, starai bene con noi.”
“Sì, sì, staremo bene insieme abbiamo grandi progetti per te.”
Le tre donne erano differenti le une dalle altre, ma ugualmente spiacevoli.
La prima, Ash, era magrissima, con occhiaie profonde e un portamento altero ed elegante. Delle tre era quella che decideva ogni cosa, ogni azione e punizione.
La seconda era piccola, minuta, dallo sguardo sfuggente, era abilissima con le mani, parlava poco e faceva tutto ciò che era in suo potere per accontentare la maggiore, il suo nome era Dust.
La terza Crumbs, era grossa, dalla bocca carnosa e gli occhi piccoli e lucidi; rideva spesso, ma il suo sguardo mal celava l’ostilità, era particolarmente sadica e poco propensa ad ubbidire alla maggiore. Compiva i propri compiti lasciandosi sempre un margine di interpretazione personale.
Berta non le temeva, mai l’avevano intimorita, ma ci avevano provato, sempre.
“Grazie, zie. Posso lasciare le mie cose in camera? Vorrei sistemare gli abiti prima che si sgualciscano.”
Le tre si guardarono con un sorriso divertito.
“Certo, cara non vogliamo che i tuoi abiti si rovinino, ulteriormente.”
Berta quasi rise. Quasi.
“Molto gentile zia, allora ci vediamo dopo.”
Dust la prese per il polso con una stretta ferrea e gelida. La portò di fronte all’ultima stanza della casa e la lasciò lì, senza spiegazioni.
Berta si strinse nelle spalle e aprì.
Una sensazione di nausea terribile la travolse. Si sforzò di fare un passo e chiuse la porta dietro di sé.
Quella era la stanza di sua madre, ma c’era un’energia così potente lì dentro che vi erano pochi dubbi le zie avessero agito con i loro poteri ben noti.
La ragazza si accasciò sul letto coperto da una pesante trapunta fiorata. La casa era generalmente cupa e pervasa da un odore persistente di erbe secche e marcescenti, mentre quella stanza emanava un intenso profumo di rose.
La madre di Berta era la più piccola delle sorelle ed era riuscita incredibilmente a mantenere la propria stanza libera dall’influenza delle Tre. Berta non la ricordava e non chiedeva al padre di lei, perché capiva che c’era del non detto e non sopportava vedere il padre che si sforzava di costruire una storia credibile e tollerabile per lei, ma fasulla.
Gemma, la madre, incredibilmente aveva un nome prezioso e bello, a differenza delle sorelle era nota per essere stata una ragazza splendida, per carattere e aspetto.
Prese a svuotare la mente, per abitudine, con le zie lo faceva automaticamente dall’infanzia e lo stesso metodo applicava durante le visite dei Savi.
Pensava al padre che già le mancava terribilmente. Non l’avrebbe deluso. Caccia, trappole… Nulla, doveva pensare al nulla e perciò prese a ricordare ogni volto degli abitanti del villaggio, i loro nomi, caratteristiche e relazioni famigliari.
Sentì dopo un po’ la risata di zia Crumbs e la voce aspra di zia Ash.
Sorrise mentre continuava a visualizzare nella propria mente il volto della fioraia, con ogni ruga e neo e poi pensò alla sua famiglia di provenienza e continuò così fino ad assopirsi.
Un colpo alla porta la ridestò. Si alzò con calma, lisciandosi l’abito modesto.
Aprì e si stupì di trovare zia Crumbs alla porta.
“Che c’è, ti aspettavi forse un cavallo?” Rise la donna e la prese per una spalla, spingendola in corridoio.
“La cena è pronta, non pensavo che saltassi i pasti. Non arrivavi più! E’ così che ti tieni in forma? Se hai preso da me, di certo è l’unico modo.” La squadrò, come se stesse immaginando una versione grassa della ragazza e ricominciò a ridere.
Berta incominciava ad irritarsi, ma si morse la lingua per non rispondere alle provocazioni e si limitò a seguire la donna in cucina.
L’odore non era di certo invitante, ma non fece trasparire alcuna emozione. Si sedette ed attese.
Ash le fece un cenno di approvazione.
“Dust, cara, servi pure la cena che nostra sorella ha preparato per noi. Sai che mangiamo principalmente zuppe, vero Berta?”
“Certo zia, a me piacciono le zuppe.” Non era una menzogna, piuttosto mancava di specificare che sì, amava le zuppe, a meno che fossero un intruglio melmoso, troppo somigliante al vomito.
Crumbs ridacchiò, ma ad un’occhiata della sorella maggiore si schiarì la gola e si fece seria.
“Sarà un po’ come riavere la nostra sorella più giovane a casa.”
Un brivido di disgusto la sorprese. “Sì, zia.”
“Bene, ora mangiamo. Traiamo il massimo da questo tempo assieme che ci è stato concesso.”
Le altre due annuirono e Berta le imitò con una stretta al petto che la lasciò senza quasi respiro.