Riporta il sole in mare
e fallo morire
tra onde sonnolente
e piccole ferite.
Getta le nubi dal davanzale
serrando l’uscio
tutto diverso e uguale
nel tuo piccolo guscio.
Scuoti i tuoni dalle spalle
come farfalle stanche
rompi l’esitante passo
sulle nubi bianche.
Gira girando lo strano globo
per forza imperante
l’attrito frena il mondo
Stop, fermo un istante!
mondo
In un certo senso… mi dileguo.
In un certo senso.
In un certo senso è tutto così: relativo. Possiamo esprimerci ovunque, meglio in rete che in casa, ma questa bulimia di opinioni e cibo, di poker e alcolici, uscite notturne in cerca di sesso e chat che scottano… in un certo senso mi sa che il silenzio fa paura.
Io lo temo, da un po’. Quando lo affronto e guardo i miei demoni nelle iridi infuocate, mi sento più forte. Come il telefono che è il mio girone dantesco, se potesse avere le corna, mi parrebbe più coerente. Il max è farci due foto, scaricare applicazioni cretine per addobbarlo bene, ma usarlo per il suo principale scopo.. giammai!
Ho le mie ragioni però. Non è possibile che le telefonate siano sempre deludenti, talmente deludenti che sto male un giorno intero. Notizie orrende, sfoghi, scene mute.. il mio disagio cresce e vorrei chiudere così, senza spiegazione per favore.
In un certo senso leggere è uno svago eccezionale, funziona alla grande, un trip del cervello senza tossine. Scrivere è liberatorio, ma farlo con lo scopo di farsi leggere richiede un po’ di impegno, di dedizione, niente vomiti dell’anima, ma espressione della fantasia nascosta da qualche parte nel cervello.
In un certo senso è tutto deprimente, senza drammi, senza cose giganti, forse è questo senso che manca e non c’è modo di cambiare le regole del gioco. Si fa così, si parla così, si gestisce così, si è donna così, e i ruoli così.. in un certo senso.
Forse è uno di quei periodi che non mi va, non mi va niente,davvero. Possibilmente niente drammi di alcun genere, niente rotture, niente sfoghi prolissi, niente obblighi insulsi. Vorrei riprendermi da tutto quel che è stato, mi tesso il mio bel bozzolo soffice, un libro e un block-notes con penne, magari un Sudoku di 1000 pagine appresso.
La fase farfalla non mi interessa al momento, troppo lontana. Mi basta il bozzolo, in un certo senso.
La dinastia reale
La loro dinastia era un filo purissimo diretto col Figlio Primo.
Mantenevano la perfezione del corpo e della mente traendo nuova linfa dalla Madre che veniva scelta tra le vergini più belle e sagge della Federazione.
La Madre del nascituro non avrebbe cresciuto il figlio e non aveva alcun ruolo all’interno della Casa Prima, perciò alla nascita del bambino faceva ritorno al suo popolo, con tutti gli onori che si confacevano al caso.
Il padre passava il proprio nome al figlio, così da mantenere il Primo Nome in linea perpetua.
Il nuovo nome veniva scelto dal padre come presa di coscienza di sé.
Solitamente cedendo il nome di nascita al figlio, il padre sceglieva per sé un nome che significasse forza, intelligenza, abilità o in rarissimi casi, il proprio pensiero.
Il bambino cresceva seguito da balie e insegnanti tra i più dotti conoscitori dell’epoca, mentre il padre portava avanti il ruolo di Primo Governatore a capo della Federazione.
Il Primo Governatore conosceva profondamente la cultura di tutti i popoli e i loro idiomi, ma la lingua comune era la stessa che il Primo Figlio adoperò e tutti la parlavano fluentemente. C’erano state guerre, diverse fazioni in lotta per il potere all’interno della Federazione, ma il Primo Governatore era sopra le parti, sempre e comunque, suo era il compito di mantenere la pace e la Memoria dei popoli.
Così era stato dai Tempi della Prima Alba fino alla nascita del Promesso.
Ed è ancora vita nel piacere intenso di un brivido sulla pelle.Solo brezza estiva?
Sono probabilmente troppo sfinita per scrivere, ma .
Quando il cielo si stinge e gli odori si fanno brividi nel ventre, quando un refolo d’aria fresca solleticandomi i piedi mi emoziona quanto un bacio a piene labbra, io scrivo.
Scrivo che la vita a volte è talmente tanto un bagaglio di porcate che non so più come non odiare, allora, come una formula che Dio forse ha inserito nel mio DNA, io mi emoziono.
Da sola, che bastano le finestre spalancate, la musica e la vita che seguita arrogante, combattiva a scorrere nelle strida delle rondini in cielo, nelle voci che si fanno compagnia “al fresco”, nell’auto che da qualche parte cerca un posto dove arrivare e non ci arriva mai.
Ora io sono morbida dentro, come cera che si scalda e non più quel blocco che si sostiene per non squagliarsi a terra.
In quest’istante mi lascio essere, emozionare desiderare senza nome alcunché che sia specifico e la vita tutta nel mio cuore.
La pelle non è più incandescente, ma si bea dell’aria che la carezza come il più attento amante e io so che c’è altro in questo intorno e l’ho sempre saputo e non mi curo di dare nome a ciò che è immenso più di ogni mio percepire infinito.
Ora, solo per poco preziosissimo tempo, sono innamorata di tutto ciò che la vita mi è in dono.
A domani le amarezze, a domani i soldi che volano via e il retino bucato non tiene, a domani i parenti che ti succhiano il sangue dalle vene e tutto l’orrore dell’ignoranza che sgorga come fiele dagli angoli di bocche contorte in ghigni indignati.
A domani la merda, ci concimeremo le piane e le nostre più verdi speranze!
Domani i virgulti nei cuori dovranno resistere al bruto tempo.
Stasera però ho le finestre aperte e una luce lieve che mi addolcisce ogni tratto, l’aria che finalmente rinfresca ogni mio motto di ribellione, sono l’agnello stasera e il lupo dorme un sonno quieto.
E’ la sera estiva che rivela qualcosa, come accadeva da bambina, quando in un momento di solitudine, mi ritrovavo avvolta da qualcosa che non sapevo, eppure parlava di mistero, di vita, di cose senza forma e emozione pura, così intensa da essere il piacere più intenso.
Della rabbia verso la generazione dei vecchi, verso il governo, l’abbattimento di ogni spazio per noi, trentenni di troppo!
Questo tempo, mi schiaccia, mi fa sentire di troppo: io per me stessa.
Mi manca, non so bene cosa, mi manca.
Il massimo, l’allegria, il divertirsi di niente, la spensieratezza.
Quando è venuta a mancare?
Chi lo sa..
Tra un fendente e una pedata nel culo forse.
Tra uno stringere i denti e far finta di niente.
Quel fondo di bottiglia sulla spiaggia non è più un gioiello, è un fondo di bottiglia, di qualche stronzo che si è ubriacato così tanto da lanciarla lì, tra i cocci e fa’n’culo al mondo e a chi cammina scalzo!
Non mi va niente, troppo lo stesso, mi piace solo la novità, forse sono sempre stata così impaziente, dentro.
Andiamo là, al solito posto, tra la solita gente, a non fare nulla, tra le stesse facce, in mezzo a poco più di nulla e non mi va e poi mi la mento se non esco.
Non mi giustifico neanche, insomma, sono bleah! che ne so, smonata, va’!
E preferisco la noia al male, non sono così cretina da non capirlo e ‘sta vita che ce la gestiamo per fare i muli e indietro non si torna.
Mi pare che ogni cosa fatta sia per darla indietro, a quegli squali che per offrirmi ciò che non chiedo e che non offrono davvero, tipo servizi pubblici, mi tolgono la voglia di illudermi di avere mai qualcosa in più e per il concetto che mi ha cresciuto, di valere mai qualcosa in più.
In questo giorno caldo, appiccicoso, che non rimargina le ferite più, io sono ignorante, indolente, pesante, immobile, schifata, spremuta, inutile, scontenta.
E’ così e poi, che c’entra.. si fa finta di niente e ci facciamo piacere tutto, anche noi stessi, si può, si deve.
E non mi va di pensare alle tragedie, non è questo il modo di dare valore alla propria vita!
Non è dicendo “per fortuna non è successo questo o quello”, non vale più di una fistola nel culo.
Il discorso è banale, ma l’unico modo è gioire di ciò che si ha, di volere bene, e aver voglia di fare, finché la fortuna ci assiste.
Oggi però no, e va così, oggi mi sento anche brutta, tanto mi sto sulle palle, che mi strapperei la pelle!
Non importa, non fa niente, non cambio le sorti del mondo col mio umore.
Non cambio niente, di niente.
E’ stata tanta di quella merda a palate che ho pregato di annoiarmi e non avere più sorprese, per cui va bene.
Ogni tanto, ma che cazzo.. dove sta scritto che dobbiamo passare sotto le forche caudine?
Dov’è scritto che dobbiamo vivere con la spada di Damocle sulla testa?
Ma che cavolo, mi posso ribellare?
E siamo sempre alla prova, e beato chi soffre tanto che è più caro a Dio.. io mi ribello, ci ho provato, ci ho provato a fondo, ma qualche serpente mi si attorcigliava sempre in ventre..le mie budella!
La vita è una, io voglio viverla bene! Tutti felici, basta incazzature, e le ingiustizie che spargono cinismo come gramigna, io le seppellirei con gli invidiosi, i boriosi, i supponenti e menagramo!
Allora, io a subire sfighe dalla vita non mi sento beata e hai voglia a dirmi sempre che c’è di peggio, ma lo so, e non lo voglio, sono stufa che ci sia tutto questo dolore e non ce l’ho con Dio, mi incazzo e basta!
Gente splendida che combatte senza armi, giganti mostruosi e scusate, ora sarò lapidata, ma mi sento un verme quando trovo innaturale tanta vecchiaia ovunque!
Siamo un mondo alla fine, ecco e non perché io abbia le conoscenze di sapere alcunché, ma quando ovunque io vada, soprattutto se sto male e sono tutti di fretta, devo sgomitare con la vecchiaia, e mica è colpa loro, poracci, ma penso che loro erano la gioventù forte degli anni ’50, quelli che hanno goduto tutto il nuovo e ancora ce li ho sempre davanti, con lo sguardo torvo, le unghie sfoderate.
Sono loro, una generazione egoista, e lapidatemi, ma è la verità, che non lascia nulla, che ha tutti i vizi e poca generosità.
So, so ci sono le eccezioni, il mio è uno sfogo, ci sono nonni meravigliosi e lo so che tanti sono abbandonati, ma sono sconvolta dalle famiglie abbandonate, senza lavoro, che fanno prima a togliergli i figli che non a dar loro un aiuto.
Ma cosa costa di più? Mi chiedo se non sia prioritario mantenere tutte queste figure specifiche pubbliche e i progetti ad hoc, che non tenere le famiglie unite.
Non badatemi, ho le palle girate, perché non abbiamo niente davanti e vorrei fregarmene, ma non si può fare nulla, non puoi andare a vivere in un bosco con la tenda, devi risponderne, chiedere il permesso, pagare per farlo.. non importa se tutto ciò che paghiamo non andrà mai nelle nostre pensioni, non importa se i nostri figli avranno meno di zero da noi, perché noi stiamo sotto ghiaccio.
Parlano solo di boiate, mi spiace , ma solo cazzate uscite dalla bocca di gente che non molla l’osso, mai, che sta in ballo da sempre. Sempre la stessa generazione, che ha seppellito i genitori poveri, seppellirà i figli e litigherà coi nipoti per l’osso più succulento.
Non badatemi, straparlo, ma io a farmi medicare non ci vado più, che mi sono rotta le palle una volta di troppo, per fortuna non è niente che ci metterà una vita..
Dovremmo lasciarli tutti in mutande, smettere di produrre in massa e vediamo che succede.
Dovremmo essere più in forze a decidere del nostro futuro, non chi ci svuota le tasche e non ci lascerà niente!
Non ce l’ho con questo governo, non fatemi così tanto ignorante, che volete fare se sono decine di anni che si inventano soldi che non ci sono e se ne intascano di veri, ma veri veri?
Che volete farci se il nostro vero governo è stato il potere criminale, che ha deciso di tutto il sociale e il pubblico e si ricrea il buco nero al CERN, sì, intanto la gente crepa ancora, perché non ce la fa più, per solitudine, per fame, per desolazione, e per aver perso tutto, sopra ogni cosa la speranza.
E lasciamoci allora cullare nell’utopia dei pensieri, dei sogni, intanto che la vita prosegue tra richieste di pagamenti, ogni mese. L’acqua la paghiamo, anche l’acqua, ma ci pensate mai? Non ci lasciano nessun bene di prima necessità senza pagare, manco l’acqua, sapete che è cosa recente, vero?
Non importa, l’acqua si può bere, e insistono sempre.. allora, prendete un contenitore di vetro limpido, perfettamente pulito, riempitelo d’acqua e lasciate lì, almeno un giorno.
Niente frigo, così, fuori. Poi, bevete, se ritenete il caso.
Tanto vale bersi cloro direttamente e la terra, magari la rimetto in qualche vaso.
Ok, ho finito, ne ho mille, ma ho finito, se no mi odierete pensando che ce l’ho coi vecchi, eppure sapete l’amore viscerale per mia nonna, che era unica però.
Buona serata e non badate a ciò che ho scritto, frutto di una mente bacata.
Vi rivelo il segreto che il mondo ignora
Lo so, lo so, non dovevo omettere ciò che conosco, dovevo condividere.
Sono mesi che mi metto a nudo in questo blog e poi che faccio?
Mi tengo i segreti!
Allora, io non so come la potreste prendere, perché non voglio creare il panico..
Ecco ciò che so, poi, ognuno tragga le sue conclusioni:
- siamo entrati ufficialmente in una nuova stagione, l’estate, lo so che ne eravate ignari, lo so
- fa caldo, terribilmente caldo, mi spiace non averne parlato, mi scuso, voi ancora girate coi maglioni!
- farà caldo per altri tre mesi! E chi se l’aspettava d’estate in Italia, ma porca zozza! Lo so è uno scandalo!
- I tg e i quotidiani ne parlano continuamente, servizi innovativi che vi apriranno gli occhi sulla colonnina di Mercurio!! Il dio Mercurio, molto geloso della sua colonnina che s’innalza sempre, un pervertito insomma!
- Potreste patire l’afa, avere sete, o my gosh! potreste sentirvi fiacchi!!! Voi che sgobbate sempre, come farete!!
- Mi parlano di condizionatori, finestre che si possono aprire, addirittura di vestiti leggeri e docce fresche.. naaa! Io non ci casco, sono dei millantatori, vogliono ingannarci, troppo facile!
Ora sapete, ora avete la conoscenza, fatene ciò che mi aspetto da voi: tramandate in scantinati bui, avvolti dalle tenebre notturne il Sapere.
Voi siete gli adepti e mi attendo grande considerazione per ciò che vi ho trasmesso, ora siete illuminati.
Portate le torce, ci vediamo all’ora X nel posto X per nuove direttive, mi raccomando: sappiate portare il fardello di tanto sapere, il resto del mondo è impreparato.
La vostra Maestra della dottrina del Fancuculo.
Sogno ad occhi aperti
Il mondo si nasconde in una bolla.
Lo guardo ammirata
e mi sale il broncio.
Lo prendo tra le dita e..
Puff!
Era solo una bolla,
una cosina graziosa.
Il buco della serratura
Ho guardato nella serratura, sì, ho guardato.
Mi tremavano le ginocchia a stare lì, china.
Mi sudava la fronte e una ciocca cadeva ribelle sugli occhi.
La sbuffai via, facendo piano.
Mi presi i capelli e tirandoli li aggiustai dietro le orecchie.
Com’ero agitata, colpevole, nascosta.
I piedi mi si ghiacciavano sulle piastrelle fredde.
Cercavo di non pensarci, perché già la vescica mi stringeva il ventre.
Più scacciavo il pensiero dei piedi gelati,
più il freddo risaliva lungo le gambe
e mi gremiva, attanagliandomi
mentre venivo braccata
e poi torturata
dall’orribile imbarazzo
ero lì, con l’occhio addentrato
come un periscopio in perlustrazione
e la tensione mi accelerava il battito.
Ho guardato il Sole venire.
Un mondo di gioia isterica prima dell’abbraccio.
Che il mondo appartenga ai gioiosi, agli esultanti, agli entusiasti, alla beata giovinezza e alla sgargiante contentezza!
Una luce accecante che tutto abbaglia. Risvegliarsi un domani e sono tutti in fiore, tutto un ciao! Che gioia incontrarti! e inviti e incontri a tutte le parti.
Immagina svegliarti e trovare il sole, oggi, domani, sempre e niente siccità, non t’impensierire, perché la gioia sarebbe così tanta che il nostro pianeta sarebbe risolto da sé, senza intervenire. Poi, un mondo così felice non cercherebbe più soluzioni, a cosa? Va tutto bene! Niente più inquinamento, ‘ché la gente passerebbe il tempo a far l’amore a portare i figli a rincorrersi sui prati e poi giù a rotolar dai pendii più dolci. Studiare per imparare, niente ambizioni! Nessuno vorrebbe superare un altro, la gioia è immensa e si diventa generosi, pensando solo vantaggio altrui.
Canzoni e canzoni a tutto fiato, niente più grunge, blues, jazz, rock metallico, ma un’allegra carrettata di Zecchino, Celentano, le canzoni della domenica a Messa, quelle con la chitarra, delle gite fuori porta!
I vecchi coi bambini in sintonia, le madri coi padri in un eterno abbraccio. Niente reclami, è tutto perfetto. Niente richieste, è tutto già dato. Nessuna domanda, la fiducia è totale. Un mondo splendente di allegria celestiale.
Piaciuto?
Sì?
Davvero?
Sicuro?
E’ ciò che desideravi in fondo, noo?
Come no?
E che facciamo adesso? Aggiungiamo qualche ombra? Giusto per rendere il quadro meno accecante. Magari per dargli un po’ di profondità, un po’ di sfumatura.
Trovi che il mondo così finisca nell’ignoranza? Che importa se sono felici tutti, stanno sempre lì tra i prati a correre e a fare l’amore!
Sembra riduttivo forse, vero? La mente umana è più complessa, in cerca di stimoli, di ombre, per vedere la giusta luce…
Viene da pensarci sul perché il Caravaggio sia così emozionante, perché quella ricerca interiore per trovare uno scopo, nella sua contrizione ci stimoli così tanto;
perché l’amato è sempre immaginato come una lunga ricerca, molto prima di un traguardo;
perché la conoscenza si poggia sul bisogno, sulla mancanza di sapere, di soluzione;
perché un mondo risolto appaia isterico, perché i giorni sempre assolati procurino angoscia.
Ci vuole l’ombra, la pioggia, il blues, la rabbia, la malinconia, la tristezza, perché siamo un ricambio di stagioni che ha bisogno di cedere sempre il passo al momento nuovo.
Immagino sai un po’ il senso dello yin e dello yang. Un abbraccio tra gli opposti, una fusione.
L’abbraccio è un momento, un incontro, un mare di sensazioni, uno degli scambi umani che preferisco in assoluto.
L’abbraccio è tra due diversità sempre, a meno che non ci si abbracci da soli, ma non vale mica tanto.
Il mondo che verrà e la nostra indifferenza
Il nocciolo della questione è la necessità. Ho bisogno di. Molto soddisfacente quando qualche rarissima volta si è la necessità di qualcuno, no, neanche, troppo; piuttosto quando si realizza il bisogno di altra persona da sé.
Tutto ruota intorno a questo, qualcuno la chiama la ricerca della felicità. Oggi, come ieri, ma che nei propri tempi assume una valenza diversa. La condizione umana riveste nel tempo e nello spazio via via differenti connotazioni, ma non posso addentrarmi così in profondità e così ampiamente. Penso alla condizione femminile che è drasticamente modificata e ci consente forse per la prima volta, non tanto di fare ciò che desideriamo, ma di desiderare.
Pare poco, ma scommetto che sia un gran traguardo. Non stiamo tornando indietro, non lo si fa mai, a volte si ricalca un’orma già impressa, ma mai si può rivivere ciò che è stato.
Quando ci si affaccia fuori casa per la prima volta, si è travolti dalle possibilità, precisamente ciò che è accaduto a noi donne. Con foga, temendo di perdere la tanto agognata libertà, ci siamo gettate nella mischia, a gomitate e spintoni: era l’unico modo, signori. Ora, soffermandoci e tirando il fiato, sappiamo che l’orto non ha dato frutto, ma un piccolo appezzamento ce lo siamo conquistato e speriamo di estenderci, quando il raccolto ci renderà abbastanza. Supponiamo che un domani questi non saranno solo desideri.
Siamo diverse tutte e non è una sconfitta che la donna cambi marcia, volendo recuperare un ruolo antico,famigliare, perché è la possibilità di scelta. Nessuno deve obbligare un essere umano su un percorso che non riconosce suo, ma la civiltà e la cultura millenaria potrebbero suggerirci che un mondo migliore, moderno, sarebbe quello in cui a ognuno sia dato strumento di fare il meglio delle proprie capacità e aspirazioni. Lo so che tutto questo è già scritto, ma andiamo, non è raggiunto.
Ripeto una volta ancora che le mie idee sono personali e in continua evoluzione, ma il mio pensiero è meno idealista di ciò che può sembrare. Gli hippie ormai sono in pensione e gli yuppie in bancarotta, io credo nella storia innanzitutto, senza troppa nostalgia, ma come il gran saggio del villaggio a cui chiedere udienza, perché l’esperienza conta, sempre e può capitare che il vecchio saggio non l’abbia compresa, ma il giovane deve fare lo sforzo.
Se anche un domani tornassimo alla terra, tutti noi arando i i campi, ciancicando una spiga, non sarebbe un passo indietro, ma una scelta di progresso, di conservazione globale, per usare un termine che detesto.
La donna mai tornerà indietro, perché chi ha visto non dimentica, la libertà è un’acqua che purifica imperitura, ma niente toglie che potrà essere diverso il nostro futuro, il loro, perché non ci pensiamo più, ma si vive il presente per chi verrà in futuro; può non piacere, ma la natura è impostata a questo modo. Sospetto che questa sia la prima epoca in cui l’uomo non si cura dei posteri, non ha l’orgoglio di lasciare il mondo migliore (fosse anche sbagliando), noi siamo ego allo stato puro, divoratori insaziabili, vanitosi e insicuri.
Non c’è rapporto con la nascita e con la morte, ne parlavo con un dotto-re un giorno. Il non assistere più direttamente alla nascita e alla morte non è un dato positivo, ma ci destabilizza, allontanandoci dalla natura della nostra esistenza.
Viviamo adesso e moriremo, per lasciare un posto arredato meglio, da noi per il prossimo inquilino, ma temo che ci fischieranno le orecchie anche tre metri sotto terra.
Vi rimando per assonanza da Emerald Forest , per ritrovare nel cinema il tema della natura umana e dell’impossibilità di prescindere da essa. Perfetto Sean Connery!