Rumble, il dottore dice, nessuno tace e sogno il mondo in voci strane.
I colori distinguono le bugie e tutto appare così limpido, certo, se sei verde appassito, è evidente!
Mi cullo nel sonno, anche se piango e poi mi sveglio, senza più trovare pace.
Tre ore per notte a stordirmi di parole, tra le righe romanzate partorite da qualcuno, per non essere me.
Gli occhi gratinati dietro le palpebre ed è un giorno nuovo e sempre uguale, dove le speranze sono miraggi.
Se solo parlasse la pelle, sarebbe tutto più facile.
Se solo ti stendessi su me e mi vedessi, e non dovessi più temere, tutto ciò che serve, che manca, che non risolvi e non so cambiare.
La musica pompa il sangue, respiro e canto.
Non si può rifare, mai niente, tutto è segnato e scritto.
Nulla rimane lo stesso e tutto può cambiare.
Posso affrontare tutti gli ostacoli, saltarli e passarci sotto e ti do la mia parola che li prenderò a calci, per andare avanti.
Non so scavalcare i muri che hai eretto intorno e la spazzatura che non vuoi gettare via.
Sempre a un braccio da te, non sei il mio migliore amico e non capisco che amore puoi significare.
noi
Tu ed io e poi nulla
E se tu …
nulla, ti dico nulla, non importa, perché importa troppo.
Non lo capisci?
Mi nascondo in me.
Fuoco e ombra, tutto mi avviluppa e mi torce, dentro.
Sto dicendo addio.
Sto salutando ogni tremito, ogni vibrazione che percorre la mia pelle.
Addio le mie labbra, così protese sul vuoto, su uno strapiombo di incertezze.
Un freddo che mi invade la mente e chiude tutto.
Ogni serranda che cade fa un rumore secco
e io mi spavento.
Se ti dico che so che non mi ami e non accuso,
tu mi dici stupida, che forse è ciò che cerco.
Non lotto più, non lotto per le bugie.
Non cerco illusioni, né dolci sonni.
Voglio un abbraccio stretto, una mano che stringe,
non piangere più, niente più lacrime.
Non per te, lo so, non sono così buona.
Piango l’addio, le scelte, la fine di cose belle.
Non era per me.
Lo sapevo, forse, volevo, ma
Sapevo.
Ce l’hai nel cuore, quel poco valore,
quel poco più di niente e sai che si vede.
Ci cresci assetata d’amore, di calore.
Si vede, si sente.
L’amore che non ti copre in culla,
ti mancherà sempre.
Sarai un vampiro che brama,
una sete che non si estingue.
Mentre le cose quotidiane mordono,
io aspetto un ritorno, un segno.
La vita è occuparsi di cose banali,
carnali certezze, santi noiosi oneri.
Passano i giorni, le stagioni.
Passano e travolgono e prendono
i miei tesori cari, i miei fragili appigli.
Guardo te, perché ci sei, mi dico ci sei.
Tu che mi ignori, che ti volti e aspetti
che mi vesta di certezze e oneri.
Addio alla passione, addio cuore,
addio alle canzoni, alle risate,
alle promesse da mantenere, da deludere.
Addio a me che mi accusi di essere triste.
Lasciami la tristezza per sapermi viva.
L’amore che non si consuma sbiadisce, non si conserva
Con quel borsone da militare, il primo ricordo di te.
La faccia da schiaffi e avrei dovuto dartene un paio, prima ancora di conoscere il tuo nome.
Uno sguardo, il tuo, più grande di te, più alto della tua misura.
Mi hai irritato e ferito, senza averne coscienza e questo, poiché lo capivo, ha lasciato in me uno spiraglio di possibilità.
Se avessi avuto più rispetto di me stessa, più sicurezza, forse non ti avrei amato, se ne avessi avuto meno, non avrei neanche provato.
Siamo figli della vita, più che di un paio di persone qualunque; frutto di ciò che ci ha colmato e di ciò che ci ha spezzato.
Ho fatto scelte importanti con un animo intimorito, col dolore pressante di sentirmi uno scarto.
Avevo però un bagliore di autostima che mi ha salvato .
Sono passati anni e siamo a questo punto.
Ognuno con le sue priorità.
Ho alleggerito il mio bagaglio di necessità e tu l’hai caricato.
Credo fortemente nella brevità della vita, in quanto di fatto è breve.
Credo nella pochezza dell’essere un singolo essere umano tra la moltitudine, di fatto il mondo gira anche senza di me.
Credo che due persone amandosi scoprano cose che non è dato spiegare, né replicare, poiché le emozioni forti sono irreplicabili, come la sinergia che ne deriva.
Sono disillusa e più che mai mi convinco che ciò che conta è ciò che non rimane a questo mondo dopo di noi.
Voglio vivere di ciò che siamo insieme, sperimentare la connessione, il desiderio, la totalizzazione.
Questo però non è il mondo in cui viviamo e ancora una volta si finisce per vivere per ciò che ci potrebbe, possibilmente, permettere di vivere e rimandiamo il tempo di stare assieme a un domani che non è promesso.
Vorrei essere capace di mantenere vivo l’amore di speranze e attese.
Lo vorrei davvero.
La nostra Storia e il Mondo altrove
E se restassi sul mio seno
Cullato dal mio ventre
Ballando sul mio cuore
Ascolti il mio respiro?
Saremmo noi vestiti
Dell’altro la pelle
Profuma l’amore
Nel giorno più caro.
Abbandona oggi
Del domani l’affanno
Libera il petto
Dall’odiosa stretta.
Siamo al mondo
Noi per cosa? Lascia
che il Ladro stringa
nella mano vuota.
Che si fotta il globo
che tutto Obesando
Ingoia e di ossa
Riasfalta il Creato!
Non ci resta che
Noi da stringere
Mentre ti canto
La vera Storia.
Ti condanno a volermi bene
Scegli il luogo, l’ora e il giorno.
La condanna sarà eseguita.
Non c’è appello, la sentenza è chiara: io ti condanno.
Muto, non rispondere, nulla è concesso al cuore,
quando sanguina, le parole si spengono.
Io ti condanno, ora e per sempre.
Che il tuo bene mi ricolmi a dighe aperte.
Oasi
Nulla che ti leghi a me,
nulla che sia catene pesanti,
ferro ai polsi che segna,
ma le braccia mie avvolgenti.
Come fasce d’infante
io ti tengo al mio cuore
più caro di ogni bene,
ti cullo al petto ansante.
Intrecci di braccia e di gambe
rimane di noi
due tronchi fusi
e rami di abbracci.
Mentre il vento soave
del tuo alito tiepido
percorre le rovine
di ciò che rimane.
Le voci sono tenebre
che oscurano la mente
parole amare che velenano
e non conosco antidoto .
Cerco un’oasi di pace
immergendomi nel verde
e boschi e acque di spirito sacro
voci nuove in animo purificato.
Progetto di scrittura in corso, la mia dipendenza.
Velocemente voglio scambiare due parole con chi mi legge, che so già essere una cricca che adoro, per fortuna a misura mia, che mi è concesso seguire, amare, ci si scambia pensieri e sensazioni, a volte leggendo a mozziconi, pur di non perdere tutto.
Non sparisco, non dimentico, ho appena dato una scorsa veloce a tanti titoli che non ho letto in questi giorni e sappiate che me ne frego più che spesso di andare tra i blog consigliati o in evidenza, troppe volte non capisco la logica..
Amo scegliere e scelgo nella mia lista d’onore o tra gli argomenti che prediligo.
Comunque.. un po’ sono stata impegnata, un po’ mi è uscita ‘sta follia che appena riesco a rubare un momento mi butto in un certo mio progetto partito a rilento, ma ora non so, sono curiosa di mio e ormai amo i personaggi che ho in testa e ho bisogno di farli vivere, a frasi, a paragrafi a pagine, che ogni tanto si riempiono.
Ogni tanto metto qualcosa di Lara e Ruben in blog e non ho ancora capito quanto possano interessare, ma da buona dittatrice del mio spazio, io ne parlo, quando mi viene la curiosità di sapere che succede poi.
E’ un’altra la storia in corso però, non è un tradimento, è una storia che sto costruendo tra una rottura reale, un’incombenza, un impegno e la mia vita che voglio vivere ogni tanto.
Questa storia la sto creando e non so che valore possa avere, ma è ciò che mi piace fare e non fa danno a nessuno, non mi costa nulla economicamente, perciò vado avanti.
Perdonatemi, se potete, se sono mancata dalle vostre “case” in questi giorni.
Sto accumulando come uno scoiattolo le sue ghiande, i vostri articoli.. mi sfrego le zampette!
Probabilmente non vale niente tutto questo, ma non riesco ad evitare di scrivere..
Ed è ancora vita nel piacere intenso di un brivido sulla pelle.Solo brezza estiva?
Sono probabilmente troppo sfinita per scrivere, ma .
Quando il cielo si stinge e gli odori si fanno brividi nel ventre, quando un refolo d’aria fresca solleticandomi i piedi mi emoziona quanto un bacio a piene labbra, io scrivo.
Scrivo che la vita a volte è talmente tanto un bagaglio di porcate che non so più come non odiare, allora, come una formula che Dio forse ha inserito nel mio DNA, io mi emoziono.
Da sola, che bastano le finestre spalancate, la musica e la vita che seguita arrogante, combattiva a scorrere nelle strida delle rondini in cielo, nelle voci che si fanno compagnia “al fresco”, nell’auto che da qualche parte cerca un posto dove arrivare e non ci arriva mai.
Ora io sono morbida dentro, come cera che si scalda e non più quel blocco che si sostiene per non squagliarsi a terra.
In quest’istante mi lascio essere, emozionare desiderare senza nome alcunché che sia specifico e la vita tutta nel mio cuore.
La pelle non è più incandescente, ma si bea dell’aria che la carezza come il più attento amante e io so che c’è altro in questo intorno e l’ho sempre saputo e non mi curo di dare nome a ciò che è immenso più di ogni mio percepire infinito.
Ora, solo per poco preziosissimo tempo, sono innamorata di tutto ciò che la vita mi è in dono.
A domani le amarezze, a domani i soldi che volano via e il retino bucato non tiene, a domani i parenti che ti succhiano il sangue dalle vene e tutto l’orrore dell’ignoranza che sgorga come fiele dagli angoli di bocche contorte in ghigni indignati.
A domani la merda, ci concimeremo le piane e le nostre più verdi speranze!
Domani i virgulti nei cuori dovranno resistere al bruto tempo.
Stasera però ho le finestre aperte e una luce lieve che mi addolcisce ogni tratto, l’aria che finalmente rinfresca ogni mio motto di ribellione, sono l’agnello stasera e il lupo dorme un sonno quieto.
E’ la sera estiva che rivela qualcosa, come accadeva da bambina, quando in un momento di solitudine, mi ritrovavo avvolta da qualcosa che non sapevo, eppure parlava di mistero, di vita, di cose senza forma e emozione pura, così intensa da essere il piacere più intenso.
E per questo ti amo di più
ti amo quando rutti come un rospo ubriaco,
ti amo quando l’aria della tua baldanza esce
tutta insieme con un moto di panza,
ti amo quando la notte mi sveglio di continuo
per il tuo recidivo rimacinar dal grugno,
ti amo per la tua posa sensuale,
sul divano a “pensare”.
ti amo per il tuo gaudio a risentirti ancora
ridire la stessa scurrile parola,
ti amo per il tuo volermi sempre,
per un solo accenno, una parola,
ti s’illuminano gli occhi
e diventi una piovra.
ti amo per tutto ciò che chiamano difetti
e ti rendono l’unica persona,
per questi io ti amo di più
e saremo sempre: io e tu.
Si sta come una bambola rotta nella cesta dei giochi smessi
Vorrei amarti meglio, giuro davvero.
Quante volte so che aspetti un abbraccio e non so darlo, non so cosa sia successo, io che dico a te insensibile e poi sto lì a difendermi sempre.
Eppure, cazzo, io mi ferisco, ti giuro che mi si squarcia la pelle e faccio certi sogni, certi sogni a volte che non so spiegarmi cos’ho nella testa. Possibile che Hitchcock mi si sia insediato nel cervello?
Sono una donna complessa e complessata, travestita da donna media, socievole e razionale, piedi in terra.
Io questi piedi ce li ho in terra per calpestarla!
Mi dispiace di rendere l’aria solida ogni volta che cerco di avere un rapporto umano con lei, ma che cavolo! Mi si insinua dentro come una piovra e mi terrorizza a tal punto che vorrei rompere tutto, perché non puoi dire a una persona allucinata che è più matta di un asino in groppa a un cammello!
Ho già il freno a mano pronto se serve, ma vorrei amarti meglio. Invece sto lì a guardarmi fare, come un pilota incapace di guidare.
Mi concedo a fette per non perdere l’intero e la vita scorre, mentre pianto i piedi a terra e mi scorre alle caviglie.