
I morti giacciono nei loro sepolcri e non si curano più degli affanni degli altri, dei peccati e di ciò che sfugge.
I giorni vuoti sono la bestemmia gridata che squarcia il cielo e fa cadere gli angeli, come grappoli d’uva raccolti nei tini.
Camminando a piedi scalzi, una dolce agonia, tra le punte al primo passo che trafiggono la carne vulnerabile, lasciando poi il piacere della terra soffice e calda.
I pensieri che rincorrono se stessi tra le risa acute, mentre lo sguardo si perde all’orizzonte, sempre nostalgico delle terre mai conosciute.
Percorreva così il sentiero che portava alla piccola baia nascosta tra le rocce e lasciando l’erba sicura per le pietre aguzze sospirava per darsi la tempra.
<< A camminar scalzi ci si fa la suola!>> gli avevano detto.
“A che pro le scarpe allora?” si chiese per l’ennesima volta imbronciato.
Scese con attenzione l’ultima parte del sentiero, ripido e sdrucciolevole, ma un paio di salti agili velocizzarono l’impresa.
L’acqua era limpida, così chiara che era certo fosse gelida.
Pigre onde sonnacchiose si infrangevano a riva, con una danza sensuale, seguendo l’antica melodia dai lombi della Terra.
Si mise seduto tra i ciottoli, prendendosi le ginocchia tra le mani in attesa.
La brezza mattutina gli scompigliava i capelli maliziosa e lui quasi si mise a ridere per quello scherzo insolente.
La camicia aperta sul petto veleggiava sulla schiena e un brivido frizzante lo percorse tutto.
“paradiso, felicità, bellezza..”
Chiuse gli occhi sorridendo, lasciandosi fare dalla natura di quel posto mistico.
“mistico? è tutto così concreto..”
Alzò un sopracciglio senza aprire gli occhi, colto dal proprio pensiero, ma fu un istante appena e tornò a rilassarsi.
Un dormiveglia di carezze e melodie di giochi d’acqua e refoli d’aria fresca lo cullava nella sua beatitudine.
La pelle rabbrividiva sotto il tocco di palmi di seta che ne seguivano ogni ansa, ogni contrazione del muscolo.
Sospirava felice, mentre dita sottili gli spettinavano le ciocche, tirandole piano, massaggiandogli la cute con unghie leggere.
Ad occhi chiusi si stese sui sassi lisciati dal mare e dal vento, aprendo le braccia arrendevole, i piedi scalzi rilassati.
Carezze sul volto, sul petto, baci delicati sulle piante dei piedi.
Le mani si chiusero istintive, per l’agonia di stringere, di afferrare.
Gli occhi si schiusero cercando di focalizzare nella luce nuova del giorno.
Giochi di colori danzanti, poi più nitidi via via fino a tracciare un percorso chiaro, ma inconcepibile.
Sbatté le palpebre tre volte e si tirò su sui gomiti, ma una mano pronta lo spinse sul petto lieve e lui inconsapevole la prese stringendola forte.
Lo guardava sorridendo con gli occhi grandi, pozze di mare profonde, sorrideva solare, con i denti perlacei, candidi e lucenti.
Si avvicinò piano al suo viso, le ciocche brune carezzandogli il petto che sussultava a ritmo spedito.
Lei ridacchiò con sguardo birichino.
<< A che pro le scarpe?>>
Per poco non svenne, allungò l’altra mano per sfiorarle il viso, non si aspettava che fosse reale, ma la pelle liscia e calda lo convinsero, lasciandolo ancor più sbalordito.
<< Lo penso anch’io..>> fu tutto ciò che riuscì a proferire.
Lei sorrise più forte con gli occhi che si illuminarono, fiammelle calde nelle pupille.
<< Andiamo?>>
Lui annuì alzandosi.
Accettando la sua mano capì.
<< Ti stavo aspettando.>>
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