Finalmente


Non potevo crederci, non volevo!
L’ho seguito svuotandomi le tasche, in fissa con quella voce, mi sarei venduto pur di pagarmi i viaggi e si fosse fermato mai!
Ormai, mi conoscono anche quelli dello staff, sono una barzelletta.
Io sorrido e seguo.
Un giorno il tastierista mi ha fermato (sì, lui ha fermato me), voleva sapere perché non avessi mai chiesto si incontrare il mio idolo.
L’ho guardato storto e poi ho riso.
Non è il mio “idolo”, lo adoro sì, ma non è un dio. Non chiedo di incontrarlo per poi avere un incontro di un paio di minuti in cui balbettare e arrossire, mentre gli ripeto quanto mi piace, che ho comprato tutti i suoi cd, special edition ovviamente, e lo seguo ovunque, ma questo non dovrei neanche dirglielo, lo sa già.
Il tipo ha riso, poi mi ha guardato, sembrava aver capito qualcosa che io non ho colto, mi ha fatto l’occhiolino e poi mi ha salutato a rivederci.
Ci rivedremo per forza, ho pensato!
Da allora mi hanno lasciato sempre un pasto pronto prima dei concerti e i tecnici fissi sono diventati di casa, non mi piace pensare il contrario. Io sono la mia casa, se qualcuno si siede al mio fianco, beh, lui sta da me.
Le coriste mi vezzeggiano e mi mettono in imbarazzo con le loro moine, le toccatine e le risatine. Mi sembra di essere più “ino” e io non ho nulla di ‘ino per intenderci, perché ne vado fiero.
In ogni caso, sono a ruota e dopo un po’ di tempo abbiamo smesso di fingere di incontrarci nello stesso posto per caso.
Mi hanno detto di non fare lo scemo e viaggiare con loro.
Non sapevo che il mio volto sarebbe girato, insomma, non me ne frega niente, io sono solo ossessionato dalla sua voce.
Mi ha chiamato Lalla e la bomba è scoppiata, dritta in faccia a me!
Ora sono il ragazzo, la mascotte del gruppo, la gente mi cerca su twitter, instagram… chi riesce a scattarmi una foto sembra vinca un premio di notorietà.
Dico, ma scherziamo? Io sarei noto perché corro dietro a un gruppo noto, e non sono nessuno, per poi essere causa di notorietà per qualsiasi sfigato riesca a rubare uno scatto di me, il nulla?
Lalla ha insistito per giorni perché vedessi certe foto, ma io non voglio vedermi.
Poi, mi ha mandato quello scatto.
Il mio mondo si è fermato.
Non sono più io, il nulla, lo sfigato, l’ossessionato.
Lui mi ha ridefinito e io ho capito la mia ossessione e ora la mia forza di trazione ha preso una diversa direzione.
Lo scatto mostra me che rido imbarazzato mentre le coriste mi fanno le moine e in fondo, seduto dall’altra parte della stanza, c’è lui che guarda me.
Lui mi guarda in un modo che pure io che sono la negazione di tutto e testardo come altri non ce n’è, ho capito.
Il suo sguardo è rapito e carico di brama, il suo sorriso appena accennato e le sue gote rosse.
La mia reazione è stata violentemente fisica.
Ho ceduto, ho guardato tutte le immagini rubate di me su internet. Non erano di me, erano di noi!
Il mondo parla di noi e io non ho mai parlato con lui!
Ci sono immagini in cui io lo guardo totalmente perso, poi lui guarda me e sono in sequenza, un balletto mozzafiato.
Solo io sono così stupido, o siamo in due?
La forza trainante è cambiata, perché ora sento il bisogno di attirare lui.
Oggi, ho deciso di cambiare le carte che stiamo giocando. Ho deciso di dare un calcio al tavolo e mandarle tutte all’aria.
Come al solito è in un angolo a canticchiare, mentre gli altri fanno gli affari loro, lui canta sempre e io mi avvicino affascinato, libero per la prima volta dal mio freno interiore.
Lui mi sente, nel senso che mi percepisce prima ancora che sia possibile udirmi, o vedermi e lo vedo che si blocca, immobile, non fiata sicuramente.
Sono al suo fianco e mi abbasso su di lui, il mio volto sul suo collo, il mio fiato leggero. Rabbrividisce.
Lo annuso e mi innamoro del suo odore, della sua pelle e del suo calore.
Lo stringo delicatamente, lo avvolgo teneramente.
Lo bacio sotto l’orecchio.
La sua voce, sottile, timidamente mi accoglie. “Finalmente…”
Allora rido.
Finalmente.

Evoluzioni rapide


Ti trovo
Fremente
Sorprendo
Impudente
Tormento
Tormento
Tormento .
Candide
Fiamme
Nevi
Ardenti
Mi senti
Mi senti
Mi senti.
Vattene
Bocconi
Il volto
Nascondi
Disprezzo
Disprezzo
Disprezzo.
Con un dito
T’incateno
Uno sguardo
ti posseggo
Tengo ti
Tengo ti
Tengo ti.

La tua ossessione, la mia sconfitta


E se tu ti fermassi adesso, che ne sarebbe di me? Le tue mani, forti, forti come il tuo  sesso contro di me.

“Lasciami.” Più vicino, più vicino, che io ti possa sentire, ho bisogno di te, così tanto che non lo tollero.
Mi stringi così forte da fare male, ma io devo sapere che mi tieni, ho paura di cadere, eppure sono già precipitata, in un baratro denso di pece, di cui tu hai bruciato le pareti, mi sciolgo.

“Lasciami” e ti accolgo, col mio calore, io ti avvolgo e ti sento fremere, il respiro che accelera, e poi, cadi, cadi anche tu nel mio baratro incandescente: non ti tieni più. Mi annusi, disperatamente: i capelli, l’orecchio e poi, giù, mi sposti le ciocche col naso per accedere al mio collo bollente.

Non voglio più niente, non mi importa del mondo, non sono altro che pelle, pelle che vive e canta e s’inebria del tuo desiderio, del tuo fiato che arpeggia e mi vibra a fondo, quelle corde che mute stavano, da qualche parte in una stanza vuota, al centro del petto.

Vorrei tirarti i capelli per tenerti di più, per appigliarmi ancora, tu che sei tutto altro, tutto ciò che non voglio. Non ho bisogno di te e meno ho bisogno di te e più muoio, muoio ogni istante che mi allontana dal tuo tocco.

“Lasciami”. Non ne posso più, devo sapere, devo vedere e mi aggancio, al tuo sguardo folle, con la mia fame senza fondo. La tua bocca, la tua bocca da mordere, leccare, assaporare.

Hai vinto tu.

 

Ossessione di te


“Lasciami.”
Ma non fuggivi, non tiravi tu e restavi immobile a fissare il pavimento. Duro come il mio desiderio di te.
Ti stringevo e cercavo il tuo odore, fra i capelli, nelle orecchie a conchiglia, sul collo liscio, caldo e teso.
“Lasciami.”
E un po’ di più ti appoggiavi a me, per esserne certa, per saggiare il tuo potere, mentre io ti tenevo, prigioniero del mio bisogno di te.
Pensavo fossero le forme, pensavo fossero le misure, ma quando ho perso ogni valore, ogni grammo di onore per te ho scoperto il segreto, il mistero dell’ossessione: il tuo odore.
Certe donne usano litri di aroma floreale, studiato per inebriarti i sensi, ma la carne è animale, è altra cosa, meno sofisticata, e ho sorpreso me stesso, quando ho scoperto te.
Una così non l’avrei guardata due volte, prima. Carina, un po’ maliziosa, una donna insicura, di quelle che c’è chi le nota e chi non le vede per niente. Poi, non lo so, non lo so bene..
Un giorno sei lo stronzo arrogante di sempre, e il giorno dopo un semplice sguardo ti folgora. Siccome io sono un bastardo curioso e non mi levo un prurito finché non ho la pelle sotto le unghie, ci ho rimuginato. Stai a vedere che quella faccina lì ha delle idee…
E così mi sono condannato, io, per mia volontà, da solo.
Più scappavi e più correvo e se ti fermavi poi, io ho perso il cervello!
Mi vergognavo di starti dietro e non me ne fregava niente se ti offendevo, io non potevo, dai, certe cose si sanno: non eri cosa per me.. non vanno così le cose, non l’ho deciso io.
Non è solo il fisico, bisogna sapersi muovere e a te non è che fregasse molto del mio ambiente: io sono quello in cima e tu stai alla base, è un dato di fatto.

Finché il pollo non si gettato dalla piramide per un po’ di pelle, un po’ del tuo calore.

“Lasciami.”
Finalmente mi guardi e io adesso dovrei riprendere sangue al cervello? No, impossibile, è sceso tutto, tocca! Ma mica te lo dico, che a trattarti male non riesco più, non mi diverte, perché quelli come me tu non li hai mai cercati e non mi correrai dietro. Io, non lo so, non lo so se posso tornare su, magari resto qui ancora un momento.
Se poi, mi guardi la bocca, io non posso, non posso che mangiarti.