Amore, rumore, parole e parole…


Ricade la goccia e nella pozza giace;
tocca il secondo al suo passaggio minuto;
sventola lo spirito sospese ragnatele;
mi lascio immobile al centro del tempo.
Stringo pugni con mani inermi e attendo l’abbraccio che mi liberi stringendomi.
Immaginarie spalle su di me chine, come un manto di neve sulla terra spoglia: che voglia, che voglia…
che corra e cadendo corra ancora!
Questo cuore stretto, fiacco, fermo, se potesse esistere, se esistesse, sarebbe quella cosa lì, ma non è.

Gravitazione esistenziale


Riporta il sole in mare
e fallo morire
tra onde sonnolente
e piccole ferite.
Getta le nubi dal davanzale
serrando l’uscio
tutto diverso e uguale
nel tuo piccolo guscio.
Scuoti i tuoni dalle spalle
come farfalle stanche
rompi  l’esitante passo
sulle nubi bianche.
Gira girando lo strano globo
per forza imperante
l’attrito frena il mondo
Stop, fermo un istante!

In un certo senso… mi dileguo.


In un certo senso.

In un certo senso è tutto così: relativo. Possiamo esprimerci ovunque, meglio in rete che in casa, ma questa bulimia di opinioni e cibo, di poker e alcolici, uscite notturne in cerca di sesso e chat che scottano… in un certo senso mi sa che il silenzio fa paura.

Io lo temo, da un po’. Quando lo affronto e guardo i miei demoni nelle iridi infuocate, mi sento più forte. Come il telefono che è il mio girone dantesco, se potesse avere le corna, mi parrebbe più coerente. Il max è farci due foto, scaricare applicazioni cretine per addobbarlo bene, ma usarlo per il suo principale scopo.. giammai!

Ho le mie ragioni però. Non è possibile che le telefonate siano sempre deludenti, talmente deludenti che sto male un giorno intero. Notizie orrende, sfoghi, scene mute.. il mio disagio cresce e vorrei chiudere così, senza spiegazione per favore.

In un certo senso leggere è uno svago eccezionale, funziona alla grande, un trip del cervello senza tossine. Scrivere è liberatorio, ma farlo con lo scopo di farsi leggere richiede un po’ di impegno, di dedizione, niente vomiti dell’anima, ma espressione della fantasia nascosta da qualche parte nel cervello.

In un certo senso è tutto deprimente, senza drammi, senza cose giganti, forse è questo senso che manca e non c’è modo di cambiare le regole del gioco. Si fa così, si parla così, si gestisce così, si è donna così, e i ruoli così.. in un certo senso.

Forse è uno di quei periodi che non mi va, non mi va niente,davvero. Possibilmente niente drammi di alcun genere, niente rotture, niente sfoghi prolissi, niente obblighi insulsi. Vorrei riprendermi da tutto quel che è stato, mi tesso il mio bel bozzolo soffice, un  libro e un block-notes con penne, magari un Sudoku di 1000 pagine appresso.

La fase farfalla non mi interessa al momento, troppo lontana. Mi basta il bozzolo, in un certo senso.

 

Ah, l’arte di provarci!


Scrivere è diventato la mia eroina. Una dose quotidiana a cui non so sfuggire. Se pare che io sia mancata, in realtà mi sto dando ancora più da fare, con maggiore tenacia.

Un sogno, un’illusione, una via che si percorre, non importa quanta strada, né dove porti in fondo, è l’unica che mi vada di percorrere.

Scrivi un paio di racconti, li infili qua e là e aspetti. Piaceranno? Varranno qualcosa? Troppa fretta, ma gli anni per decidere sono passati e ora la voglia di uscire dallo sgabuzzino è travolgente. Continuare a leggere, fondamentale!

Io non sono snob, non sono una letterata, con la laurea prestigiosa da affiggere come manifesto di sapienza, perciò sono per la lettura a prescindere. Classici sì, ma non solo. Il classico è cultura, storia della scrittura, ma leggere, leggere gli altri, un po’ di generi sparsi, per me significa capirsi. Leggendo libri di varia estradizione, perché è il caso di dirlo, si capisce meglio ciò che piace, ciò che si vuole e si affina il proprio stile, stimolando la fantasia.

Ripeto che questo è il mio pensiero, un po’ insolente, perché non ho le competenze per esporlo.

Scrivo e scrivo, capisco meglio dov’è ridondante, dov’è l’eccesso inutile, la ripetizione nauseante. Ho capito che l’autore non deve far trasparire la propria opinione. Raccontare portando per mano, senza commentare durante la narrazione! Il modo in cui si descrive il personaggio e le sue azioni è più che sufficiente. Il lettore non è un ebete, non ama la cronaca sulla storia.

La soddisfazione maggiore viene nel rendersi conto di aver scritto simbolismi interessanti, senza calcare la mano sopra, che chi gradisce abbia il gusto di cogliere, liberamente.

Non è facile prendersi il tempo per scrivere col rischio che chi ti sta attorno ti pensi nullafacente.

Il tempo di salpare è giunto, auguriamoci vento in poppa!

Mettetevi alla prova!!!

Dello scrivere un romanzo


47 pagine. la storia mi piace.

Contro ogni sorte, ‘che il mondo s’avversa in un moto di perenne latrare, bussare di porte, quando le nocche vengono utilizzate!

Eppure io, con rischio scazzo altissimo, a volte mi stupisco e mi faccio catturare, sorprendendomi sempre più di come la mente funzioni più o meno come per la lettura: devi farti catturare dalla storia, esserci dentro, altrimenti non funziona e buona notte al secchio, tanti saluti!

Ok, però io non sto dando consigli, mica ho mai pubblicato niente!

Voi direte :” ‘mbeh? Allora che diamine parli a fare?”

Io ringraziando della cortesia, rispondo che sto solo riportando la mia esperienza, mentre sono ancora sul fronte scrittura in corso.

L’entusiasmo per i personaggi a volte è tale, che da blogger abituata a scrivere sul momento e pubblicare in rete, è dura non condividere in diretta ciò che ho prodotto.

Non sia mai, tengo duro, voglio portare a compimento un lavoro completo. Rileggo, correggo in corsa, mi faccio un elenco dei nomi, dei legami famigliari, delle caratteristiche fisiche e altri eventi.

La confusione che a volte mi coglie nella lettura, mi coglie nel corso degli accadimenti inventati da me medesima!

Sarò io una mezza… stolta, ma rischiare di cambiare i connotati di qualcuno dopo tre capitoli, mi pare imbarazzante!

C’è gente che ho messo lì, di allaccio e ora mi prende, mi stimola e mi rendo conto che si presta a ulteriori approfondimenti.

La storia di Lara e Ruben versione blog che ormai è tutt’altra cosa dal fratello di partenza, la porterò avanti per affetto e gusto personale, fosse anche che uno di voi possa apprezzare.

Questa è condivisione gente!

Per condividere appieno..

Oggi ho fatto un pianto osceno, per esasperazione, credendo di essere per i fatti miei, meno male che c’è sempre quell’anima pia del Man che mi ricopre di letame quando sono giù.

Ha tanti pregi per carità, ma non so cosa gli marcisca in testa a pensare che a far una sfuriata una si risollevi!

Ti amo, ma sei stato uno stronzo: ho passato dei giorni di merda pensando a ciò che ho perso e non capisci un tubo purtroppo. Ho imparato a non piangere a causa tua ed è un bene, non si rimane ventenne a vita, ma cazzarola, lasciami piangere in pace il dolore che ho dentro, quando capita che ancora mi riesca di farlo! Non ce la faccio a sentire dire che per l’uomo quel tipo di perdita è lo stesso, io ne rimango ancora straziata.

Questa condivisione, mi spiace, è orrenda e chiudo qui, diciamo che mi sono svuotata.

Torno da Sazan e Sadik.

Oasi


Nulla che ti leghi a me,
nulla che sia catene pesanti,
ferro ai polsi che segna,
ma le braccia mie avvolgenti.

Come fasce d’infante
io ti tengo al mio cuore
più caro di ogni bene,
ti cullo al petto ansante.

Intrecci di braccia e di gambe
rimane di noi
due tronchi fusi
e rami di abbracci.

Mentre il vento soave
del tuo alito tiepido
percorre le rovine
di ciò che rimane.

Le voci sono tenebre
che oscurano la mente
parole amare che velenano
e non conosco antidoto .

Cerco un’oasi di pace
immergendomi nel verde
e boschi e acque di spirito sacro
voci nuove in animo purificato.

La dinastia reale


La loro dinastia era un filo purissimo diretto col Figlio Primo.

Mantenevano la perfezione del corpo e della mente traendo nuova linfa dalla Madre che veniva scelta tra le vergini più belle e sagge della Federazione.

La Madre del nascituro non avrebbe cresciuto il figlio e non aveva alcun ruolo all’interno della Casa Prima, perciò alla nascita del bambino faceva ritorno al suo popolo, con tutti gli onori che si confacevano al caso.

Il padre passava il proprio nome al figlio, così da mantenere il Primo Nome in linea perpetua.

Il nuovo nome veniva scelto dal padre come presa di coscienza di sé.

Solitamente cedendo il nome di nascita al figlio, il padre sceglieva per sé un nome che significasse forza, intelligenza, abilità o in rarissimi casi, il proprio pensiero.

Il bambino cresceva seguito da balie e insegnanti tra i più dotti conoscitori dell’epoca, mentre il padre portava avanti il ruolo di Primo Governatore a capo della Federazione.

Il Primo Governatore conosceva profondamente la cultura di tutti i popoli e i loro idiomi, ma la lingua comune era la stessa che il Primo Figlio adoperò e tutti la parlavano fluentemente. C’erano state guerre, diverse fazioni in lotta per il potere all’interno della Federazione, ma il Primo Governatore era sopra le parti, sempre e comunque, suo era il compito di mantenere la pace e la Memoria dei popoli.

Così era stato dai Tempi della Prima Alba fino alla nascita del Promesso.

Progetto di scrittura in corso, la mia dipendenza.


Velocemente voglio scambiare due parole con chi mi legge, che so già essere una cricca che adoro, per fortuna a misura mia, che mi è concesso seguire, amare, ci si scambia pensieri e sensazioni, a volte leggendo a mozziconi, pur di non perdere tutto.

Non sparisco, non dimentico, ho appena dato una scorsa veloce a tanti titoli che non ho letto in questi giorni e sappiate che me ne frego più che spesso di andare tra i blog consigliati o in evidenza, troppe volte  non capisco la logica..

Amo scegliere e scelgo nella mia lista d’onore o tra gli argomenti che prediligo.

Comunque.. un po’ sono stata impegnata, un po’ mi è uscita ‘sta follia che appena riesco a rubare un momento mi butto in un certo mio progetto partito a rilento, ma ora non so, sono curiosa di mio e ormai amo i personaggi che ho in testa e ho bisogno di farli vivere, a frasi, a paragrafi a pagine, che ogni tanto si riempiono.

Ogni tanto metto qualcosa di Lara e Ruben in blog e non ho ancora capito quanto possano interessare, ma da buona dittatrice del mio spazio, io ne parlo, quando mi viene la curiosità di sapere che succede poi.

E’ un’altra la storia in corso però, non è un tradimento, è una storia che sto costruendo tra una rottura reale, un’incombenza, un impegno e la mia vita che voglio vivere ogni tanto.

Questa storia la sto creando e non so che valore possa avere, ma è ciò che mi piace fare e non fa danno a nessuno, non mi costa nulla economicamente, perciò vado avanti.

Perdonatemi, se potete, se sono mancata dalle vostre “case”  in questi giorni.

Sto accumulando come uno scoiattolo le sue ghiande, i vostri articoli.. mi sfrego le zampette!

Probabilmente non vale niente tutto questo, ma non riesco ad evitare di scrivere..

Ascolta il silenzio


E adesso taci e ascolta..

il niente sì, il silenzio, ascolta ho detto.

E togli  le auto in corsa

e togli ogni parola

le risate

i clacson

l’estate che sguazza.

Togli tutti gli orpelli

niente rane a gracidare

o frinire di grilli,

lascia stare il pipistrello

e le ali della civetta

che passa maestosa

senza sospetto.

Togli il mondo, ti prego

lascia fuori i suoi rumori

ti ho detto taci,

ma non riesci a guardarmi?

Non riesci a sostenermi davvero?

Ascolta il silenzio,

i nostri battiti vivi

i respiri dal petto,

non è il concerto più bello?