Il villaggio. Kajey


Sospirava Kajey mentre sventrava i pesci nella cesta.
Sperava con tutto il cuore che il Consiglio avrebbe visto in lui i veri talenti che celava anche al padre. La sua era in parte una sfida ai Savi che decidevano il destino di ognuno. Possibile che quasi sempre i talenti di un giovane coincidevano con le aspettative della famiglia o con le necessità del villaggio?
Lui non era un pescatore, era un dannato cacciatore!
Non lo sapeva nessuno. Kajey seguiva la pista di una preda con infallibile precisione, ma il suo scopo era di gran lunga più ambizioso.
Kajey si stava preparando a cacciare uomini.
E donne e ragazzi.
Kajey, fin da bambino aveva deciso che avrebbe trovato i banditi e aveva anche capito con il solito affidabile intuito che questo sarebbe dovuto essere il suo più grande segreto. La madre e il padre erano ignari, così come i fratelli che mai avrebbe esposto all’inquisizione da parte dei Savi.
Certo, nessuno aveva mai giudicato sbagliato il Consiglio,
Kajey osservava, da buon cacciatore, osservava i volti, i tremiti, le incertezze sui volti degli altri. Le anziane si inchinavano e baciavano le vesti dei Savi, quando facevano la visita settimanale, ma il dolore nei loro occhi, quando insegnavano le filastrocche ai bambini era tangibile.
Aveva chiesto alla madre di raccontargli le storie dei nomi che conosceva così bene, ma quella si era arrabbiata e aveva battuto forte col mestolo, intimandogli di non fare mai domande sulle filastrocche: si imparano e basta, non se ne parla.
I fratelli erano più miti e mai una volta li aveva beccati a curiosare, a domandare una spiegazione in più.
Kajey aveva imparato presto a mascherare la brama di verità che lo infiammava fino alle ossa.
Si divertiva solo quando cacciava, non aveva mai ucciso le sue prede, il suo scopo era trovare.
Era spesso tentato di liberare i conigli di Berta dalle trappole, ma provava più compassione per la ragazza che per i conigli e non le avrebbe tolto una fonte di sostentamento con leggerezza.
Doveva ammettere che la trovava in gamba, ma preferiva scrutarla da lontano, nascosto dai cespugli o ritirato tra le fronde di un albero robusto piuttosto che avvicinarla. Non era bravo a socializzare e il modo migliore per conoscere davvero qualcuno era osservarlo quando era se stesso.
Si è se stessi solo quando si è soli con se stessi, ormai ne era convinto.
“Hai finito col pesce?”
“Quasi madre!”
“Sbrigati e poi accompagna tuo fratello che così impara a venderlo. Non sappiamo se i Savi ti lasceranno fare il pescatore.”
Kajey grugnì. Di certo non gli avrebbero affidato l’incarico di insegnante, o notaio del Consiglio. Chissà come mai a un figlio di pescatore non capitava mai. Eppure Kajey era il migliore allievo a scuola, ma proprio perché era intelligente, capiva come funzionavano le cose.
“Karho! Preparati che andiamo!”
In un istante il fratello di un anno minore gli si presentò davanti. Il suo sorriso era radioso, l’adorazione nei confronti di Kajey indiscutibile.
“Mi lavo le mani e andiamo, stavi aspettando, eh?”
Karho arrossì lievemente. “Sì, sapevo che oggi saremmo andati insieme. Nostro padre si fida di noi, di me, perché di te so già che si fida. Sono onorato di potergli dimostrare che so fare il mestiere. Spero che non ti deluderò.”
Come poteva solo pensarlo? Kajey era il suo migliore amico, non solo un fratello, era difficilissimo non confidargli i suoi pensieri, i progetti, ma doveva proteggerlo ad ogni costo.
“Non mettere mai in dubbio che io ti stimi. Non potrai mai deludermi, piuttosto spero di non farlo io.”
Il ragazzo sgranò gli occhi sconvolto.
“Che intendi? Tu non puoi deludermi, è impossibile Kajey!”
Gli sorrise e gli arruffò i capelli, ormai era alto quasi quanto lui ed era sciocco farlo, ma era l’unico modo che conosceva per esprimergli l’affetto che provava.
“Prendi la cesta col pesce pulito, io prendo l’altra.”
Così si incamminarono, dopo aver salutato la madre e il padre.
Kajey sentiva imminente il cambiamento e non solo perché il Consiglio presto avrebbe deciso del suo futuro per sempre, ma perché sapeva con certezza che lui avrebbe dovuto fare scelte pericolose e il suo cuore accelerava fastidiosamente al pensiero della solitudine che l’aspettava.
Sbirciò il fratello che sorridente camminava al suo fianco, ignaro del suo turbamento il ragazzo era l’immagine dell’innocenza e della serenità.
Gli sarebbe mancato più di chiunque altro.

Di Shadowhunters Blade Runner Lara e Ruben e … Planeswalker?


Come sempre io, sempre al volo.

Ho una voglia matta di scrivere, come tutti qui, giusto?
Ebbene, nel mio spare time ho ceduto alla curiosità:Shadowhunters.

Sì, la saga angelo.cacciator.demoniaca di Cassandra Clare. Siamo sinceri: queste autrici statunitensi sanno il fatto loro, che il genere piaccia o meno, qui non è il posto degli intellettuali per diletto.

Cooomunque, sono andata a curiosare solo al termine del terzo tomo, per non rovinare l’immagine salda dei personaggi nella mia mente, il trailer del film in uscita.
Sapevo già che la protagonista è interpretata dalla figlia del mio amato singer per cuore spezzato adolescente Phil Collins: Lily.
Va bene, dai. Va bene… Gli occhi, beh.. si vedrà se il personaggio regge, io penso di sì.

Ma Valentine, ve lo dico io, se si potesse prendere un attore dal suo passato.. questo per me è Valentine

 

 

Occhi a parte, ma sarebbe perfetto, del film me ne frego e nel mio immaginario sarà così!

Ciò che si scrive si dona e io per prima penso che anche ciò scrivo sia da altri probabilmente visualizzato meglio di me che l’invento.

Un giorno, ma devo continuare a scrivere prima, mi piacerebbe sapere come vedete Lara e Ruben, tanto quelli mica diventeranno un film!
Io li amo e mi sento terribilmente in colpa con loro, anche perché li ho lasciati tra i minatori..

Direi che Jocelyn l’avrei vista bene interpretata da Julia Roberts, eh?

Cooomunque, nel mio giro di trottola, l’Amicia lo sa che sono una trottola !, ho deciso di riguardarmi Blade Runner. Pensare che desso i Fantasy che sono sempre un po’ Gothic usano quella pellicola azzurra, ottimo e cosa vi ricorda? Blade Runner!

Ritorno indietro, sono una trottola.., Jace (J.C.) no. L’interprete è tanto bellino, ma no: mi pare più adatto a fare il dandy  maledetto.

Jace è un tenebroso e muscoloso e che porca zozza! Va bene…

MA che roba! Sono andata a cercare Jace , perché c’erano un po’ di suggerimenti di attori più “giusti” e volevo proporli. Come sempre all’ultimo decido di non essere troppo dettagliata e lascio solo Jace e poi via con ricerca immagini (più efficace di web).

E che cosa esce?

 

Un gioco di carte!! Di ruolo? e non sembrano rune magiche? e il vestiario?

La Clare nei suoi romanzi cita più volte la cultura manga e i giochi di ruolo, attraverso i passatempi preferiti di Simon e Clary. E’ divertentissimo immaginare la sorgente dell’immaginazioni altrui!

Direi che quel tipo lì su sembra molto affine ai cacciatori di Ombre(demoni e nascosti criminali).

Ora però sospendo qui, vi ho lasciato spizzichi, magari vi verrà voglia di curiosare, di spulciare.. io sono una spulciona cialtrona. Ho mille cose che mi turbinano in testa e non concludo niente!

Avrei tanto bisogno di tutto il tempo del mondo e di un assistente mentale!

e non finisce qui!

Ne riparleremo.. di tutto ciò!

Ruben e Dan


Ho passato i miei momenti dietro a Ruben e non vedo l’ora di tornarci, ma devo attendere la fine dell’estate, perché troppa gente, troppi intrecci e non posso ingarbugliarmi da sola, braccia e gambe!

Ora Dan sta uscendo fuori e da scontroso se la ride pure! Un tantino irriverente, gli si sveglia l’ormone al ragazzo e pure la moto! Lasciamo perdere..

Sono innamorata del suo botolo, e che!  non ridere.. il suo cane intendo! Un bellissimo barilotto dal pelo fulvo e come si chiama? Furia!

Insomma c’è Sarah ed è complicato, non si capisce bene.. un’illusione, una follia, una malattia o davvero un’entità esterna in grado di comunicare con Dan?

C’è stato un incidente.. i ricordi sfumano e poi la casa in montagna, qualcuno ci ha messo piede, ma loro non ci stanno pensando per niente.

Vedrò, prevedo tanti altri giorni di tap tap tap sulla tastiera e poi Lara e Ruben qui, mica me li scordo, perché ho già detto, anzi scritto che mi basta che una persona abbia desiderio di leggerne e io ne scriverò.

Torno da Dan, musica relax e se non mi interrompono ogni tre secondi, cerchiamo di concludere la giornata, di questo passo mica ci credo!

Ciao

I miei racconti e la mia faccia a voi


Ok, deciso, vado, mi getto che sennò poi cambio idea!

Ho scritto quattro racconti e li ho messi in valutazione sul sito ilmiolibro.it.

I primi due racconti li ho scritti lo scorso mese, un po’ in fregola, per mettermi in moto, per non cambiare idea.

Le storie brevi vengono messe a disposizione per essere lette e valutate, ma anche commentate da chi volesse farlo.

Le storie sono qui.

Nel mio profilo non appare nulla purtroppo perché non ho ancora pubblicato un libro, niente di che, ma si può fare, non che questo ti faccia diventare uno scrittore, come sempre solo uno scrivente.

Comunque i miei racconti sono:

  1. “Un viaggio assurdo” pag.19
  2. “Un giorno da ricordare” pag.17
  3. “Il ritorno di Ruben” pag.3
  4. “La negazione di Dan” pag.2

Le pagine cambiano in base ai racconti che vengono aggiunti, perciò fra un po’ il primo potrebbe trovarsi a pag.20, portate pazienza.

Imploro venia per errori di punteggiatura o simili sfuggitimi, inaccettabile, lo so.

Ecco fatto.

Chi ha letto i racconti fin’ora messi di Lara e Ruben, scoprirà il mondo parallelo di Ruben da cui nasce l’idea dei racconti in chiave diversa che metto in blog. Eh, sì nella storia che sto scrivendo, “Il ritorno di Ruben” è solo l’inizio, lui è il protagonista e i caratteri dei due sono diversi come il giorno e la notte!

La negazione di Dan è un’altra storia di cui ho messo solo la prima parte.

Dite voi, fate voi, senza impegno.

Grazie in anticipo però!

Post in sordina, solo per voi


Post in sordina.

Shhhhhhhh.. parliamo sottovoce,ok?

Solo per sondare il terreno, senza impegno, è che c’ho la fregola di fare un passo avanti, un bisogno di di più.

Sarà che ho gli anni di Cristo e mi sento di fare una svolta, oppure semplicemente diciamolo tra noi, che ormai un po’ mi conoscete.. è il caldo, svalvolo, mi annoio, scrivo da sempre, che non significa sia decente ciò che scrivo, ma semplicemente che scrivo.

Mi chiedevo: se io stessi mettendo dei racconti in un sito per racconti e libri, per ipotesi, voi vorreste leggerli, commentarli, consigliarmi su quali portare avanti prima in romanzo?

Assolutamente ipoteticamente parlando, insomma, dovrei rinunciare all’anonimato di cui mi importa sempre meno: che devo nascondere, che faccio di male? Però il gusto della libertà di avere una maschera è il sunto teatrale, la commedia della vita.

Dite voi, io farò in base.

Shhhhh… tutto sottovoce, tanto siete in pochi ormai a leggermi, che i miei post appaiono solo a chi è iscritto, non sappiamo il perché, avrò smanettato troppo, non ci importa più, se volemo bene lo stesso.

Fate voi.

Delirio estivo


Ogni perla che scorre sulla pelle
tra le pieghe forma pozze calde,
in un gioco di sudore rivo
di epidermide cocente.

Le dita a ricacciar capelli,
a esser uomo già rasati,
invece che giardini pensili
di ciocche ormai pesanti.

Le parole in testa esplodono
le mani sui tasti picchiando,
ma gli occhi reticenti dolgono
e il capo dolorante in affanno.

Fantasie stonate di staffetta,
in corsa scattando lesta,
raggiungo il traguardo in testa
le mani strette con forza.

Abbasso lo sguardo sorpresa
il testimone osservando
ma non di legno è arrivato
a trionfo il mio romanzo.

Gigliola e Brigida


Gigliola si perse nella lettura.

Il suo viso imbronciato seguiva la trama del libro, poi il labbro tremava e Gigliola come sempre lanciò il volume a terra gridando.

“Non è giusto! Non mi va, uffa! Sempre così, sempre!”

La sorella la guardava tra il divertito e l’esasperato: “Gigliola, la devi smettere con queste sceneggiate, se non reggi quel tipo di romanzo, cambia genere.”

L’altra, sepolta dai riccioli rossi, sbuffò: “Ma tu non capisci, ne ho bisogno, è una dipendenza. E poi è colpa tua!”

“Colpa mia se leggi i romanzi rosa? Io non me ne faccio niente guarda!”

Gigliola digrignò i denti e si alzò per posizionarsi di fronte alla sorella.

“Non fare la superiore con me, Brigida! Sei tu che avevi quel libro in camera tua, con quella copertina irresistibile e quando ti ho chiesto cosa fosse, mi hai detto di leggerlo per scoprirlo!”

La bionda e algida sorella maggiore storse il naso.

“Gigliola, cara, ragiona. La mia compagna di classe ha lasciato qui quel romanzo, convinta che l’avrei apprezzato, perché crede che io nasconda chissà quale passione sopita.. In realtà l’ho letto, non sono una codarda, e mi ha lasciato del tutto indifferente. Banalità condite di baci e effusioni al limite del lecito. La mia opinione.”

Gigliola spalancò gli occhi inorridita:” Tu sei di ghiaccio! Come fai, mi chiedo? C’è così tanta passione, e le lotte per stare assieme, gli ostacoli da superare.. è lì che perdo la testa, non lo sopporto che ci sia sempre qualcuno che li separa! Reggo perché so che finirà bene. Una certezza confortante.”

Brigida sorrise un po’ sprezzante:”Che gusto ci trovi sorellina nel leggere qualcosa che sai già che segue uno schema ben preciso, dov’è la sorpresa, se non nel cambio dei nomi e dell’ambientazione? Io lo trovo noioso.”

La rossa sorella minore si andò a sedere accanto alla bionda bellezza.

“Brigida-frigida ti chiamano e non ti arrabbiare! Lo sai. Sarà banale, ma io mi carico e mi sento meglio quando ritrovo il finale felice. Ho bisogno dell’happy-end, almeno quando viaggio con la fantasia.”

Brigida le mostrò la lingua:” Io non sono una fredda senza cuore, per questo cerco letture sempre nuove, voglio la sorpresa e non mi delude che non segua la mia aspettativa, anzi, mi stimola!”

Gigliola le sorrise teneramente:”Lo sapevo Brigida, tu sei come me. Tu cerchi qualcosa che ti faccia battere il cuore. Devi leggere la Woodiwiss “Il lupo e la colomba”! Promettimelo, fidati, è rosa, come lo chiami tu, d’autore.”

Brigida fece una smorfia e sospirò:”Va bene, non mi va, ma darò un’altra chance al genere, in fondo è l’autore che fa il romanzo. Però tu leggerai “L’ inchiesta di messer Dieu chirurgo e visionario nel Regno di Francia” e darai una chance all’autore al di là del genere, ti prometto anch’io che apprezzerai!”

Gigliola si avvicinò alla sorella e le si sedette in grembo, stampandole un bacio in fronte:” Affare fatto!”

E fu così che le due pulzelle lessero e lessero sempre.

Il Profumo di Suskind e olfatto introspettivo


Finalmente ho visionato anche il film.

Non vorrei fare un post sulla storia, perché se ne trova trama e recensioni in ogni dove in internet. In questo caso trovo il sunto di Wiki soddisfacente.

Mi è piaciuto il film, per grazia di regia e di attori. Il romanzo però è così ben strutturato, dettagliato nei colori, forme e odori, ovviamente, che c’era poco da chiedersi come affrontare la storia secondo me, ma è magistrale il rispetto della trama, senza porre una regia boriosa sopra.

Si sente quasi il puzzo, sopra il profumo il più delle volte.

Il protagonista non si creda che sia un eroe, né sventurato, né coraggioso, perché non è eroe, mai; sventurato sì, come molte anime venute al mondo senza esser desiderate.

La storia si costruisce sul povero Grenouille che mai viene amato, mai. Lui è così strano, nel suo essere incapace di empatia, che non suscita amore neanche nel lettore o spettatore e ciò senza che ve ne accorgiate vi porta a seguire il filo dell’autore.

Il ragazzo sopravvive per trovare il capo di questo filo, sopravvive nonostante l’avversione altrui.

Avversione che si scopre essere dovuta non al male, ma alla mancanza di riconoscibilità; Grenouille infatti, a differenza di tutto ciò che esiste al mondo, è inodore. Lui che registra tutto con l’olfatto, senza distinzione di giudizio.

Si capisce nell’avanzare della storia che Grenouille non sa di cercare , come chiunque in realtà, una traccia affettiva; non lo sa, perché non conosce l’amore.

Impazzisce per l’odore di una ragazza, quando l’età si sposa col bisogno, ma non riconosce questa estasi, e nel soffocarla accidentalmente perché non urli, si dispera nello scoprire che morendo perde la sua essenza, l’odore che la rende unica.

Da quel momento Grenouille vivrà per scoprire come catturare l’essenza di ciò che desta il suo interesse; e come sempre, quando si ha un chiodo fisso, anche l’ultimo scarto del mondo (letteralmente, essendo egli, appena venuto al mondo, lasciato tra le viscere di pesce sotto il banco di lavoro della madre) scala la sua vetta per arrivare.

Lavora da un profumiere, stupendo, caricaturale Hoffmann! e poi giunge a Grasse per scoprire ulteriormente la conservazione dell’essenza dell’odore.

Va sottolineato come tutti coloro che prendono in affidamento il ragazzo, lo sfruttino senza amarlo, anzi prevedono di liberarsene appena non sia più utile, ma puntualmente alla di lui dipartita periscono accidentalmente.

Insomma, Grenouille ucciderà 13 fanciulle per creare l’essenza d’amore più pura e si conclude tutto con la sua cattura, con lui che conserva la boccetta del profumo estatico.

Sul patibolo scoprirà l’ebbrezza di essere adorato per questo odore e di suscitare amore, ma vedendo il fazzoletto, su cui aveva posto le gocce di essenza, volare via, capirà il risvolto deprimente: tutta la folla che prima incitava alla sua tortura e morte, poi lo idolatrava genuflessa, ora si lancia sul fazzoletto che cadendo sprigiona tutto il suo potere.

E’ questa la  scena dell’orgia. La gente tutta perde la testa e copula con chicchessia, mentre il ragazzo impotente, a questo punto, osserva sconcertato e dolorosamente capisce ciò che non aveva compreso: l’attrazione collegata all’odore e la sua connessione al legame fisico. Anche il padre della tredicesima ragazza, che è l’unica figura carica d’amore, non caduto nell’oblo erotico, cadrà invece ai suoi piedi confondendo l’odore della figlia per suo.

Ora sì, ora la compassione arriva, perché Grenouille soffre e comprende.

Tornerà nel luogo in cui tutto è iniziato, concludendo il suo ciclo e cedendo al mondo che non lo ha mai marchiato come suo appartenente.

Si cosparge dell’essenza d’amore, sprigionando una follia collettiva tra i poveri disperati che lì si raccolgono.

Sarà sbranato d’amore.

Io penso che con un po’ di buona volontà, questo è un romanzo che nasce da un intuito geniale, si possa approfondire con gusto i significati reconditi di questa storia.
Qui si va in una valle nascosta, di fronte a un’infinità di fiori nuovi, e chi volesse potrebbe catalogarli con cura.

Dello scrivere un romanzo


47 pagine. la storia mi piace.

Contro ogni sorte, ‘che il mondo s’avversa in un moto di perenne latrare, bussare di porte, quando le nocche vengono utilizzate!

Eppure io, con rischio scazzo altissimo, a volte mi stupisco e mi faccio catturare, sorprendendomi sempre più di come la mente funzioni più o meno come per la lettura: devi farti catturare dalla storia, esserci dentro, altrimenti non funziona e buona notte al secchio, tanti saluti!

Ok, però io non sto dando consigli, mica ho mai pubblicato niente!

Voi direte :” ‘mbeh? Allora che diamine parli a fare?”

Io ringraziando della cortesia, rispondo che sto solo riportando la mia esperienza, mentre sono ancora sul fronte scrittura in corso.

L’entusiasmo per i personaggi a volte è tale, che da blogger abituata a scrivere sul momento e pubblicare in rete, è dura non condividere in diretta ciò che ho prodotto.

Non sia mai, tengo duro, voglio portare a compimento un lavoro completo. Rileggo, correggo in corsa, mi faccio un elenco dei nomi, dei legami famigliari, delle caratteristiche fisiche e altri eventi.

La confusione che a volte mi coglie nella lettura, mi coglie nel corso degli accadimenti inventati da me medesima!

Sarò io una mezza… stolta, ma rischiare di cambiare i connotati di qualcuno dopo tre capitoli, mi pare imbarazzante!

C’è gente che ho messo lì, di allaccio e ora mi prende, mi stimola e mi rendo conto che si presta a ulteriori approfondimenti.

La storia di Lara e Ruben versione blog che ormai è tutt’altra cosa dal fratello di partenza, la porterò avanti per affetto e gusto personale, fosse anche che uno di voi possa apprezzare.

Questa è condivisione gente!

Per condividere appieno..

Oggi ho fatto un pianto osceno, per esasperazione, credendo di essere per i fatti miei, meno male che c’è sempre quell’anima pia del Man che mi ricopre di letame quando sono giù.

Ha tanti pregi per carità, ma non so cosa gli marcisca in testa a pensare che a far una sfuriata una si risollevi!

Ti amo, ma sei stato uno stronzo: ho passato dei giorni di merda pensando a ciò che ho perso e non capisci un tubo purtroppo. Ho imparato a non piangere a causa tua ed è un bene, non si rimane ventenne a vita, ma cazzarola, lasciami piangere in pace il dolore che ho dentro, quando capita che ancora mi riesca di farlo! Non ce la faccio a sentire dire che per l’uomo quel tipo di perdita è lo stesso, io ne rimango ancora straziata.

Questa condivisione, mi spiace, è orrenda e chiudo qui, diciamo che mi sono svuotata.

Torno da Sazan e Sadik.