
Il guerriero in cima alla collina. Lo sguardo all’orizzonte volto.
Invece di fiori, corpi. Invece di freschi rivi, sangue rappreso a innondar li declivi.
Funereo e iracondo il cielo tetro. Non canti, non passi, non battito d’ali. Rimane lui solo, mesto, sul tumulo scoperto.
Leggende verranno cantate, tra i boccali innalzati, tacchi danzanti sulle assi, mani battute al ritmo di festa, in onore ricordando l’eroe d’un tempo.
Eppure è solo l’eroe, col volto ricoperto di morte, l’odore del sudore e del sangue lo avvolge e nulla è più in legame col passato, nulla vi resta del bimbo che è stato, dell’amore agognato e del focolare sicuro.
Solo grida nel silenzio immoto, gli ultimi scampoli di vita spenti nell’assalto feroce del guerriero indomito.
Ogni fuoco in brace e poi cenere a ricoprire il cuore.
Non c’è speranza per chi resta, non più sogni lievi, troppi volti nella mente a cercar vendetta, non c’è pace per l’eroe solo.
Prima del giubilo festante, dei nervi tesi, della mascella stretta, tra i cori esultanti, le dame in fregola e la mano tesa, il guerriero si perde con lo sguardo lontano, salutando l’uomo ch’è stato e mai tornerà.
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