In un certo senso… mi dileguo.


In un certo senso.

In un certo senso è tutto così: relativo. Possiamo esprimerci ovunque, meglio in rete che in casa, ma questa bulimia di opinioni e cibo, di poker e alcolici, uscite notturne in cerca di sesso e chat che scottano… in un certo senso mi sa che il silenzio fa paura.

Io lo temo, da un po’. Quando lo affronto e guardo i miei demoni nelle iridi infuocate, mi sento più forte. Come il telefono che è il mio girone dantesco, se potesse avere le corna, mi parrebbe più coerente. Il max è farci due foto, scaricare applicazioni cretine per addobbarlo bene, ma usarlo per il suo principale scopo.. giammai!

Ho le mie ragioni però. Non è possibile che le telefonate siano sempre deludenti, talmente deludenti che sto male un giorno intero. Notizie orrende, sfoghi, scene mute.. il mio disagio cresce e vorrei chiudere così, senza spiegazione per favore.

In un certo senso leggere è uno svago eccezionale, funziona alla grande, un trip del cervello senza tossine. Scrivere è liberatorio, ma farlo con lo scopo di farsi leggere richiede un po’ di impegno, di dedizione, niente vomiti dell’anima, ma espressione della fantasia nascosta da qualche parte nel cervello.

In un certo senso è tutto deprimente, senza drammi, senza cose giganti, forse è questo senso che manca e non c’è modo di cambiare le regole del gioco. Si fa così, si parla così, si gestisce così, si è donna così, e i ruoli così.. in un certo senso.

Forse è uno di quei periodi che non mi va, non mi va niente,davvero. Possibilmente niente drammi di alcun genere, niente rotture, niente sfoghi prolissi, niente obblighi insulsi. Vorrei riprendermi da tutto quel che è stato, mi tesso il mio bel bozzolo soffice, un  libro e un block-notes con penne, magari un Sudoku di 1000 pagine appresso.

La fase farfalla non mi interessa al momento, troppo lontana. Mi basta il bozzolo, in un certo senso.

 

Pensieri volanti da un retino bucato


Silenzio. Cervello spento. Tortore sul tetto, frulli di passeri, rondine garrule che stridono.

Il cuore stretto, un gesto inatteso, mi chiedi come sto, mi basta per provare un calore intimo, per ammettere che è difficile, mi manchi, siamo sempre di corsa, ma tu hai chiesto come sto e la distanza si accorcia. Hai detto che oggi mi penserai e io mi sento speciale, importante perché siamo noi e basta, perché la verità è semplice, non ho che posto nei tuoi pensieri e se tu non mi ospiti che senso ho? Grazie per il pensiero, per questo gesto che mi si imprime dentro.

Ho la testa pesante, troppo sonno e la marchesa rossa fra le sottane. Oh mia signora della Luna seguace, che palle! Fatti un po’ meno pressante.

I pensieri mi scorrono sotto pelle, senza confusione, fluidi, io li percepisco senza vederli. La cosa non mi turba, anzi. Non mi importa, per un giorno voglio godermi le gioie senza curarmi del resto.

Frulli d’ali e cinguettii, aspettando che i boccioli si aprano al cielo, fragranza olimpica a placare i miei sensi.

I pensieri sgusciano, troppo sonno, se ne vanno e non li acchiappo, come farfalle da un retino bucato.