Chimera d’amore. Vero dolore


Mi sei mancato, sempre.
Ho camminato con te per sentieri che non hai mai conosciuto, ti ho portato in stanze meravigliose.
Il tuo sguardo nel mio, che non hai mai tenuto, io l’ho conservato.
I baci generosi che non ci siamo scambiati, ho vissuto infinite volte e ti ho accarezzato con una dolcezza struggente che non saprai .
Mi hai venerato come agognavo, mi hai sfiorato teneramente, mi hai segnato, morso, tenuto saldamente.
Sono stata tua, totalmente come non sai capire.
Momenti non vissuti, mai toccati, conservati nella mente.
Se solo cadessero le barriere, l’orgoglio sarebbe un soffice pulviscolo e le paure chimere.
La stanchezza di tutto ciò che non sappiamo esprimere è una diga immensa.
Abbiamo tutto, quando abbiamo qualcuno.
Non abbiamo nessuno veramente.
Troppe le lezioni per tenere, chiudere, nascondere, soffocare, reprimere.
Non c’è coppia in frammenti d’amore, non c’è un intero tra le crepe.
Ho bisogno di te, ma non ti avrò mai.
Questo solo è il mio dolore, perenne.

Oltre


Nessuna ingenuità
assenza totale
di puro cuore
ad ignorare il buio
non c’è onore.

A saltellar tra steli
con isterico sorriso
battendo i palmi
a intonar canzoni
tra i corpi esangui.

Il mio bene e il tuo
sopra ogni cosa
noi meglio che altri
e gli altri saltano
su campi minati.

Purezza è il gesto
mai la persona
la tua mano sporca
che stringe e tira
la mano nuova.

Dimentico il senso
smarrita in me
cerco il mio volto
che non c’è
fra mortali pallori.

Gli occhi non serro
il cuore vigliacco
ti offro il mio tutto
poco il prezzo
di un cuore muto.

Sconvolta fino al midollo (e non c’è brodo che tenga)


Ho appena scoperto che c’è il compleanno del blog qui. Sono due anni ed era iniziata con felicediesseredonna, avrei potuto chiamarlo anche felicediesserestolta, increduladiessereviva, ignaradiesserepersa…

Ok, l’umore è giù giù , dalle parti degli Abissi.

Potrei risolvere molti drammi personali, se solo avessi una diversa etica, una moralità meno stressante. Con me stessa, devo poter dormire la notte, devo poter guardarmi negli occhi, se e quando alzo lo sguardo allo specchio.

La paura di non poterlo fare, lega le gambe e trasforma i piedi in ceppi. Vorrei fregarmene, ma dovrei avere la forza di sostenere le conseguenze senza pentimento. Non ne sono capace. Porca zozza, io non ci riesco!
Vorrei lasciar perdere quella persona che a tante turbe mentali mi ha condannata, che ancora appare nei sogni col consorte e mi spaventa, ancora nel profondo, solo l’idea di loro.
Esser figli di chi mai si frequenterebbe nella vita, non è facile. Anzi, è un disastro. In più non ho più nessuno con cui condividere tutto questo. Non scrivo per cercar commiserazione, mi basto io per questo, e la cosa si fa un po’ pietosa, devo però buttare giù lo sgomento, altrimenti riverserò bile dagli occhi colpendo chi non ha colpa.

Sono vittima, essendo arrivata a giochi aperti a sto mondo, di rincorri e scappa; ti cerco, ma non ti rispondo;  mi lamento, ma non ti coinvolgo, e anche per te solo il peggio di me…
Non voglio ripercorrere episodi traumatizzanti, la notte ha già dato, ma è incredibile quanto internet sia generoso. La trovo un po’ ovunque, tranne che nella mia vita e la faccenda dello stare attenti a ciò che cerchi è vera, ma io preferisco sapere.

Diciamo solo che anche passati trent’anni, constatare di valere meno di un conoscente per la propria madre, pesa. C’è il mio ruolo, ciò che pensa debba essere, ma niente di me, non sono mai, mai potuta essere me stessa e non so neanche di cosa parlare. Preferirei non saperne più niente, perché il sangue è sangue sì, e c’è la riconoscenza, ma… ma. Ma non si può vivere a vita un ruolo che non si riconosce e sentirsi obbligati verso chi si sa essere causa di tanti danni della propria psiche.

Odio, mi spiace, condividere queste emozioni, però devo scrivere e scrivere per spurgare l’anima dall’amarezza che mi assale sovrastando i miei argini e sommergendo tutto.

Con tanta solitudine, ci si sente in colpa ad agognare che anche l’ultimo ormeggio si sciolga.

Il fatto è che ho altre cime che non siano un cappio.

Non stai bene, lo so che non stai bene, ma non intendiamo la stessa cosa. Ed è terribile. Chiunque vedrebbe nei tuoi occhi il mondo capovolto, ma tu cerchi lui e solo lui, che cammina a gambe all’aria e mi spaventa.

Abbi cura di te o persevera nella tua follia, solo, ti prego, lasciamene fuori del tutto.

Goodbye my faith


angelo ali fotografia immagine

Sorridere e soffrire nello stesso momento, capita a tutti. A me in quest’anno spesso, troppo spesso, e mi accorgo che il sorriso mi si spegne quando la stanchezza mi satura e cedo, mentre sorrido guardo chi ho di fronte e penso, ma chi se ne frega e di punto in bianco so di cambiare espressione in una mutazione schizofrenica, ma sono finalmente io. Stanca, di quel dolore che penso non andrà mai via, di guardare due occhioni e chiedermi se capiscono che dentro mi stanno lacerando, ho paura allora di far più paura io.

Non tutto va come si spera, quasi mai, eppure ho avuto gioie che non pensavo, perché in fondo mi sono sempre sentita marchiata, non serve andare a chiedersi perché. Se ti senti marchiato ti aspetti che la vita ti faccia lo sgambetto sempre, proprio sul più bello. Temevo di non potere mai avere ciò cui più tendevo, ma ho avuto, con lacrime, grida, rabbia, paura, sofferenza mordace, ho avuto, e allora? Ciò che ho perso quando ci ho sperato, un ultimo miracolo non chiedo altro, mi ha scavato dentro, due volte, per due volte una benedizione e altri due rintocchi a funerale.

Due sì, due no.. è andata bene, per chi porta il marchio sull’anima.

Anche il bue più mansueto può scattare. la rabbia è un buon alleato per reagire, per muovere le gambe e tirare il carro, ma ti logora dentro, ti consuma e non lascia chiudere i lembi aperti.

Tutto qui, due occhioni per ricordare, sorridere e morire un po’ e ancora domani e un altro giorno ancora.

Ringraziare il cielo di tutto cuore per ciò che di più bello mi ha donato e uno sguardo in terra a celare le lacrime per un buco dentro che si nutre di dolore.

goodbye sweet honey, goodbye my faith

Inquietudine


Sogni che mi avvolgono, mi tormentano con spire fumose e rantoli deliranti.E’ troppo tempo che la mia mente non ha pace, nel sonno io cerco ristoro. La morte che mi si presenta come un dilemma: ho visto la vita spegnersi in me e davanti ai miei occhi e non la rispetto più, perché ora mi fa paura.

Mia madre cerca di essere malata, da anni, cerca di avere il male peggiore e non vive e la gente che ha riso e vissuto intorno a lei muore. Mi sembra una bestemmia questo suo modo di vivere e mi soffoca e mi perseguita, perché non c’è mai gioia da lei, solo promesse tacite di dolore. Non la sopporto più, sinceramente. Se cerco di allontanarmi per trovare serenità, arriva un malore, esami nuovi per nuove cose e io mi sento raggirata, perché mi vuole legata a sé per senso di colpa.

Ciò che è ancora beffa per me è che sono fuggita da lei da tempo, per non morire, sono seria. Mi ha dato poco, tante incertezze e incubi per sempre.

Stavo meglio, ho provato a chiamarla per far finta di niente, per ignorare la mia rabbia e lui mi ha fatto sentire un niente, colpevole: sta andando a fare un esame, non si sa cosa ne uscirà fuori, non riesce a mangiare…. e io come sempre: come , perché, che succede (ancora)?

Torna nonna, torna ti prego, anche fosse in sogno, perché ho un disperato bisogno di te, delle tue parole: tua figlia mi fa male e ho bisogno che tu mi capisca.

Se dovessi pensare al mio bene, unicamente, taglierei ogni residuo legame con mio padre, che comunque è già assente da sempre, con mia madre che è Ego allo stato puro e non permette ad altro di esistere.

Non so cos’altro aggiungere… mi è passato il momento duro, ora mi lascio scorrere e aspetto che le emozioni fluiscano via nel ciclo continuo che é la vita tra presente, passato e futuro.