Ti aspetto #8


Mojo mi mangia, mi bacia.
Con labbra morbide mi carezza, come sulla bocca prima, si posa sulla mia carne fremente.
Nulla sarà più come prima, in me, tra noi, nel mondo, perché è troppo, troppo…
Strofina la sua bocca meravigliosa su di me e lecca con pigrizia infinita.
Nessuna durezza nelle sue carezza, è commovente quanto mi eccita.
Non c’è un uomo migliore al mondo, non c’è un piacere più grande del mio, in questo momento.
Fa solo che non finisca adesso per favore!
Sento che rallenta, abbasso lo sguardo e mentre mi bacia intimamente mi osserva.
Ooooh, sto per, non voglio, non ancora…
Inarca un sopracciglio e sporge la lingua sul bocciolo, quel duro nocciolo esposto.
Mi osserva mentre scuote lentamente la testa, sembra dire no, invece sta solo passando le labbra umide su di me, sulla mia vetta sensibile.
Non posso farcela, c’è qualcosa di più erotico?
Stringo i denti, sento le lacrime salire: quanto è troppo? Quanto?
Mi tremano le cosce, è imbarazzante, sembro scossa dalla corrente… Mojo mi tiene, mi tiene stretta da fare male e con lo sguardo di chi sta per lanciare un colpo sicuro, affonda su di me e morbidissimamente succhia, con una delicatezza che mi scuote, mi strappa e mi lancia in orbita!
“Moooo…. moooo… oooo….”
Non ci sono più, sono oltre, solo colori, l’universo che nasce davanti ai miei occhi, l’amore è tutto e l’unica cosa, e io sono ovunque e per sempre.
Sento baci sulle cosce, piccoli morsi.
La sua splendida durezza scivola una volta ancora sul mio ventre.
“Apri gli occhi.” Solo un sussurro a cui obbedisco subito.
Che bello Mojo, che bello sei .
Sorride, strofina il naso sul collo, mentre danza su di me, scivola su di me, aspetto l’affondo, ne ho bisogno.
“Ne ho bisogno…”
“Lo so. Lo so che ne hai bisogno. Anch’io ne ho bisogno, troppo Lalla.” Bacia la mia fronte sudata e poggia il capo sul mio, sembra distrutto e possente insieme.
I suoi fianchi si muovono piano su di me, è così vicino, basterebbe che spingesse…
Si solleva suoi gomiti, il collo contratto, mi sporgo a leccarlo e con colpo e un grido di sorpresa mi prende.
Mi manca il fiato, è un piacere così intenso, così invadente!
Si muove appena e sento le dita dei piedi contrarsi. La mia spina dorsale è una chitarra di corde che vibrano, che musica!
“Mojo, Mojo, stringimi.”
Lui si abbassa e mi accontenta, mentre i suoi fianchi sono impietosi su di me, non è delicato per niente.
Grazie!
Sollevo di più le gambe, non deve restare spazio tra noi, ora scivola fino in fondo a me.
“Lallaaah… così non vale…” mi morde il collo, e parte un assolo.
Si solleva un po’ e mi guarda, mentre colpisce incessantemente, mi prende, completamente.
Con una mano afferra un seno e lo divora, non è più tempo di gentilezze, e ogni sensazione si concentra nel mio ventre.
Troppo, troppo, muovo i fianchi e neanche so il perché, ma gli vado incontro istintivamente.
Sbatte forte contro di me, al mio udito è quasi vergognoso, eppure non provo imbarazzo, solo una passione fuori controllo.
Volto la testa e bacio il suo braccio, la sua testa china sul mio petto, ho bisogno della sua bocca, adesso!
Con una spinta forte torna su me, e mentre ci baciamo sciattamente, le lingue che si cercano nella marea dei nostri movimenti, rotea il bacino e io esplodo, colpo, dopo colpo, senza ritorno.
“Sì!”
Mojo, grida, grugnisce, ruggisce chinando il capo sconfitto, l’orgasmo lo afferra e se lo porta.
I suoi fianchi continuano per conto loro e sento che spilla in me ogni parola non detta, goccia, dopo goccia.
Mi bacia ovunque, con tenerezza e mi tocca.
“Sei vera?”
Piango perché sono scema, totalmente persa.
“Solo se lo sei anche tu.”
Si sposta sul fianco e mi stringe a sé.
Siamo sudati, l’odore di noi è penetrante.
Stringe il mio capo al petto e mi bacia i capelli.
Mojo, la cosa più bella.
Sono terrorizzata dal mondo che gira e dal tempo che scorre e tutta la gente che si sposta.
Che ne sarà adesso di noi?
“E adesso?”
Stringe di più e sospira.
“Adesso sono felice.”
“Che ne è di noi adesso?”
“Che vuoi che sia? Noi è un noi, no?”
“Allora siamo un noi.”
“Lo siamo sempre stati Lalla.”
Vorrei morderlo adesso, ma perché fa finta di non capire?
“Devi partire.”
Sospira ancora.
“Non devo, ma partirò. C’è un noi e partirò. Tornerò, lo sai. Un anno nella vita Lalla. Non è molto.”
Piango e chi se ne importa se lo bagno, voglio che ogni mia lacrima attraversi i pori del suo petto e trovi la via del suo cuore.
“Tu cosa farai Lalla nel frattempo?”
La sua voce è un po’ incerta.
“Cosa farò? Lo sai.” Lo guardo, gli sorrido.
“Ti aspetto.”

Ti aspetto #7


La camera è la stessa di sempre.
Mojo la riempie, come mai prima e io mi ritrovo ad osservarla con occhi nuovi. I suoi?
Il letto è rifatto, le lenzuola colorate, come il mare, i suoi occhi.
C’è il cuscino a forma di cuore che mi ha regalato lui, strapazzato per quanto lo stringo la notte.
Una storia finita e non ricordo neanche il nome del ragazzo per cui piangevo, ma è indelebile il conforto di Mojo e il suo dono morbido ancora lì.
Accende lo stereo e Janice graffia le pareti con Summertime, è così conturbante…
C’è il mio solito disordine, mai troppo da passare per una sciattona, quel che basta per non fare sentire gli altri inferiori a me.
Ci sono suoi regali ovunque: un profumo, un poster, una sciarpa, le nostre foto.
Non riesco neanche a immaginare come un altro uomo possa aver mai pensato di far parte della mia vita.
Ora è tutto chiaro, alla luce del sole, il nostro legame.
Sarà chiaro anche a lui? E’ un po’ scemo a volte.
“Sei scemo Mojo.” Eccola, di nuovo!
“Wow, questo sì che è… eccitante?” Mi guarda perplesso. “Dovrei darti della stronza adesso e poi dire che sei la mia tr..”
Lo interrompo subito! “Mojo! Non è un gioco zozzo!”
E ride, ride così libero, bello. Quant’è bello! Mojo mi salva, mi allegerisce e mi raccoglie.
Rido anch’io e lo abbraccio stretto.
“Sei scemo, scemo, scemo, scemo, scemo….”
Mi avvolge teneramente.
“Ho capito Lalla. Ho capito tesoro, e tu l’hai capito solo adesso?”
Appoggio la guancia sul suo petto, lo bacio sul cuore.
“Non lo so, forse. Sono stupida? Lo so che ho tenuto tutti a distanza di sicurezza, forse ti aspettavo.”
Grugnisce. “Cosa dovevi aspettare?”
Gli pizzico il fianco e urla sorpreso. Ben gli sta!
“Aspettavo che ti svegliassi! Perché non hai mai provato, perché le altre?”
Mi prende per i capelli, un po’ seccato mi solleva la testa e mi guarda serio, un po’ ferito.
“Perché gli altri? Perché parlarmi di loro? Ho dovuto accontentarmi. Sei la mia migliore amica, un’amica tremenda, ma la migliore.”
Mi lacrimano gli occhi, non è per i capelli.
“Tu l’hai sempre saputo? Allora, sono io che sono scema. Sei così bello Mojo, non potevo permettermi di pensarti in quel modo e sei il mio migliore amico. Nono posso perderti.”
Mi bacia, come una carezza, un tocco leggerissimo di labbra, la lingua sul labbro inferiore, e io come un fiore mi apro e gli do il permesso. La sua lingua sulla mia, non chiedo altro.
Mi spinge sul letto e per la sorpresa strillo. Una donna elegante fino all’ultimo.
Lui ringhia e mi punta, il cuore mi sobbalza nel petto e il respiro si fa corto. Quello sguardo potrebbe strapparmi le mutande, per fortuna è già stato risolto.
“Ora, tu sei mia. Ora, io entro dentro. In fondo, duro. Non ci saranno superstiti Lalla, capito?”
Come, cosa? Stiamo ancora parlando?
“Moooojo…” Miagolo, letteralmente e potrei anche fargli le fusa per quel che ne so.
Avanza piano e deciso su di me. La sua carne piena e calda ad ogni movimento mi carezza, lasciando una scia umida . Quanto è erotico tutto questo? Non resisto e l’afferro.
Mojo si blocca con gli occhi chiusi e le labbra socchiuse, sembra perso per un momento.
Scosta la mia mano fissandomi serio.
“Basta scherzare micetta, ora facciamo sul serio.”
Con uno scatto inatteso, solleva le mie gambe e mi avvicina .
Squittisco e mi beo dei suoi muscoli tesi.
Lui apre un po’ le braccia e di conseguenza le mie gambe.
Il suo sguardo, neanche a dirlo, è inchiodato alle mie grazie non più nascoste.
“Oh… Lalla! Tutta liscia… che viziosa, che cattiva, cattiva, liscia, bellissima Lalla, sei!”
Sembrava avesse un senso, invece è tornato ammutolito, con lo sguardo giù.
Sospira, vinto, indifeso, abbassa le braccia.
Inizio a preoccuparmi.
“Volevo entrarti dentro, subito. Lo voglio ancora, però.”
“Però? Che c’è Mojo?”
Solleva lo sguardo, sembra febbricitante, i suoi occhi sono così lucidi e offuscati.
“Devo leccarti, devo, devo.”
Ok, questo è beh, imbarazzante ed è imbarazzante la reazione del mio corpo a tutto questo.
“Ecco, Mojo.. Ah!”
Mi guarda in silenzio, mentre con un dito sfiora leggerissimo la mia fessura. Potrei morire adesso, una piccola morte perfetta!
“Dimmi Lalla.”
“Stai scherzaaaaaando?”
Mi sorride adesso, certo. “Sei così, non c’è altro modo di dirlo. Sei fradicia.”
“A quanto pare un modo l’hai trovato.” Sbuffo, tra un ansito e l’altro.
Lui non si ferma, oh no. “Sei fradicia per me Lalla. Questo è il mio premio.”
Ora gli farà schifo? “Va bene se hai cambiato idea. Ah, sì, mmmm, va bene lo stesso…”
Lui sfiora il bocciolo turgido e si sposta indietro. “No, Lalla. Non hai capito. Il mio premio ora io me lo mangio.”

 

Ti aspetto #6


Mojo è in estasi.
Bellissimo, lui ha l’odore che mi tira dal ventre, il mio richiamo d’amore.
Lo gusto e lo adoro.
Sento i suoi sospiri come folate di vento su di me, portano sussurri e promesse.
Sotto i miei palmi le sue cosce sono tese, tremano e io stringo più forte, perché lui sa che lo tengo, lo tengo in me, ancorato saldamente.
“Lalla, Lalla vieni qui.”
Torno al mondo e i suoni riprendono, il tempo ricomincia a scorrere. Mi stacco dalla sua carne di seta con uno schiocco, un po’ troppo in fretta: è così erotico che mi imbarazzo.
Lui ride e mi solleva.
“Un po’ tardi per vergognarsi, che dici?” Mi bacia le palpebre e io borbotto parole incomprensibili anche per me, la solita brontolona.
Mi stringe forte, mi stritola e qui, tra le sue braccia, mi sento a casa.
“Mojo, mi tieni?”
Si allontana un po’ per osservarmi, so che deve interpretare, è abituato alla mia mancanza di chiarezza, intermezzata da una schiettezza sconcertante, cafona.
“Ti tengo? La garanzia come funziona?”
Sbuffo, ovviamente. “Niente garanzia! La garanzia è che mi tieni e perciò sono tua. Ti garantisco questo.”
Lui si illumina, potrei azzardare di intravedere un luccichio sospetto nei suoi occhi.
“Mia? Solo mia, sempre mia?”
Gli do un colpo sul braccio, seccata. “Non fare la femminuccia sentimentale adesso! Tua vuol dire tua, con tutto dentro. Vale anche il contrario, penserai mica di mettermi in un cassettone, mentre esci con qualche bambola di pezza?”
Ride, come sempre… faccio ridere?
“Bambola di pezza, Lalla? Qualcuna potrebbe offendersi, anch’io potrei offendermi! Comunque non ci stai nel cassettone, dovrò uscire con te!”
“Mi stai dando della cicciona?” Urlo come la migliore amazzone all’assalto. “Non sai che le curve sono la gioia del sesso?”
Questa non so da dove mi sia uscita, ma è andata ormai.
“Non ti sto dando della cicciona! Le tue curve sono perfette e non mi va che siano la gioia di nessuno, se non la mia!”
Gli sorrido, quant’è scemo, scemo da morire, e io potrei morire di lui…
Un languore ardente mi prende, mi sconquassa e il suo sguardo cambia.
Mi bacia affamato, non c’è tenerezza, i nostri denti si scontrano e le lingue fanno l’amore, siamo puro istinto.
Le sue mani mi tengono, inclinando la testa e mi sento sottomessa, al sicuro, presa.
Si allontana e lecca le mie labbra, apro gli occhi e trovo il suo sguardo, Mojo…
Mi toglie quel che resta del mio body super sexy.
Ogni movimento una carezza e una stretta.
Stringe con possesso ogni mia morbidezza, ogni rotolo di ciccia direi, ma non posso. Il suo sguardo non me lo permette, il suo tocco è troppo giusto.
Strizza le mie chiappe, le stringe forte, ci si aggrappa e ringhia, mentre si strofina a me.
Capisco che gli piace il mio tondissimo sedere, un culo mica male se mi è concesso!
Pensare che mi ci sono complessata per anni, povera cretina, per scoprire che a parole sono tutti per i sederini bon ton, anche perché li si veste facilmente, ma a letto, lì, la moda si ferma e vince la carne!
Adoro sentire le sue mani che mi afferrano forte, sì, mi eccita e mi fa sentire femmina.
Mi pizzica le cosce, quasi con dolore, per poi sfiorare la pelle con tocco di piuma.
Impazzirò!
Mi bacia, mi tocca, si strofina a me e sussurra… è troppo, i miei sensi sono in subbuglio, sento tutto, troppo e non capisco nulla.
“Lalla, non pensare. Lalla?”
Batto le palpebre, rabbrividisco. Devo respirare.
“Mojo, mi sento quasi male. Troppo, ma non basta!”
“Non ti devi agitare, lasciati fare, capito? Non basta no, che stupida. Non sono ancora dentro di te. Mi vuoi dentro, fino in fondo?”
Lo voglio dentro di me, per sempre.
“E lo chiedi Mojo?”
“Lo chiedo sì e mi devi rispondere bene.” Si allontana e aspetta.
Ho paura di cadere…
“Ho paura di cadere!” L’ho detto. davvero. Lalla è scema. Ridacchio, ma vorrei troppo piangere, ho paura.
“Mojo, ti voglio. Ti voglio dentro. Ma poi?”
“Poi, il poi viene dopo, ok?”
Non sono d’accordo, il poi verrà anche dopo, con tutto quello che segue e io non dovrei preoccuparmi adesso?
“Ok.”
Sono stupida, lo so, ma non l’ho mai negato mi pare!
Mi porge la mano, sorridendo.
Camminiamo in silenzio verso la mia camera che conosce bene.
Vorrei che poi non arrivasse mai.

Ti aspetto #5


“Così finisce tutto.”
Mi stringe forte e strofina il labbro al mio, non più un bacio. Siamo carne che freme.
Io lo carezzo e gioco con il suo calore liscio e pieno.
Intanto la mia pelle sospira, cerca il suo tocco per prendere vita.
Con dita leggere sfiora le spalle, saggia le mie clavicole tese e piano, dolorosamente piano scende.
Il mio respiro è accelerato, vorrei poterne fare a meno, troppa fatica.
Sollevo lo sguardo, ho bisogno di essere insieme.
Ci incontriamo qui, negli occhi l’uno dell’altra.
Come posso fargli questo?
Come può smantellare ogni muro che ho eretto, tra me e il mondo, tra me e lui?
Mojo corre, e correndo abbatte ogni mia resistenza.
Non è un cavaliere sul bianco destriero, no; Mojo è un eroe senza patria che corre, grida e si scaglia di peso sulle mie barriere e mi trova. Gridandomi addosso mi prende, perciò io gli appartengo.
Lui è l’unico che capisce chi sono.
So che il mio sguardo non cela niente, so che se fosse un altro uomo farebbe finta di niente e dopo avermi avuta non tornerebbe. Il mio sentimento è dirompente, ma lui capisce e mi sorride e poi, si fa serio, d’un tratto nei suoi occhi c’è solo fuoco e il suo bisogno nudo, un boato che mi acceca.
Le sue mani sono sul mio seno, leggere, così lievi che ogni cellula freme.
Continua il mio tormento con il suo tocco di piuma, boccioli che diventano perle erette e ora ho bisogno, un bisogno crudo.
“Mojo?”
“Di più Lalla?”
Annuisco convinta e contenta.
Sorride e stringe, e stringendo la carne morbida, trattiene tra indice e pollice le preziose perle, ma la stoffa non gli permette un contatto soddisfacente.
Sbuffa. “Allora Lalla, che facciamo ? Strappiamo?”
Mi scappa una risatina stupida, posso ammettere che l’idea è eccitante?
“Oh Mr. Grey, magari anche un po’ di frusta?”
Con un sorriso sornione mi pizzica un fianco e si afferra nel pugno la carne turgida. “La frusta non so bellezza, ma un manganello lo possiamo usare.”
Scoppio a ridere, rido di felicità, sono assurda.
Intanto, lui non perde tempo e afferrando il body tra le mani tira deciso e strappa.
“Mojo!”
Sono sconvolta, sono nuda, cazzo!
Non ho coraggio di sollevare lo sguardo, lo so che sono scema: un po’ tardi l’imbarazzo, ma ogni donna è un po’ insicura da qualche parte e io non devo scavare troppo a fondo per trovare le mie incertezze.
“Oh, Lalla, Lalla. Queste sono stupende… non le devi mostrare a nessuno.”
Lo guardo, non posso evitarlo.
“Sei matto? Che dici?”
Ha lo sguardo adorante. Possibile? Ho sempre pensato fossero strane, con areole grandi e imbarazzanti. Poi, certo, nessuno si è lamentato, anzi, ma non è che abbia mai osato chiedere un opinione a riguardo.
“Ecco, non sono troppo…”
“Troppo belle?” E non suona ironico per niente.
Rido. “No, non sembrano esagerate, volgari? Insomma, mi pare che le altre le abbiano più discrete.”
Lui scuote la testa, cocciuto.”Ma che discrete, tutte uguali, ma tu no, tu sei speciale. Le tue non sono volgari, sono da mangiare, da perderci la testa…”
In una attimo la sua bocca è su di me e mugola con tanto godimento che mi tremano le ginocchia.
Mi sento mancare.
Sugge con intensità e una scossa, un lampo di doloroso piacere mi sconquassa il ventre e scende giù, dritto alla vetta del piacere.
Mordicchia e lecca, poi ricomincia.
Gli tengo la testa, non per guidarlo, per sostenermi.
Lo carezzo con tenerezza, ma le gambe non reggono, le ginocchia cedono.
Scendo inesorabilmente, pelle su pelle strofinandomi a lui.
Con un tonfo goffo, sono ai suoi piedi, letteralmente.
Sollevo lo sguardo, Mojo sorride, ma gli tremano le mani, mentre le passa sulla mia chioma arruffata.
Sento il suo odore prepotente, mi solletica i sensi, non resisto.
Appoggio la guancia al suo inguine e inalo ad occhi chiusi, che bellezza!
“Lalla, non puoi fare così..” Sembra disperato, ma io non me ne curo minimamente.
Giro la testa e mi tuffo col naso sotto la sua asta eretta, strofino e odoro.
Mi sento colma e fremente, con le mani mi aggrappo alle sue cosce. So che non ce la fa più, non voglio essere crudele.
Cerco il suo sguardo una volta ancora e socchiudo la bocca, mentre il suo sguardo si oscura.
Tiro fuori la punta rosea e umida della lingua e assaggio curiosa, la soffice pelle tesa, coperta di leggera peluria dorata.
Sussulta, e impreca, sembra sofferente e felice come mai prima d’ora.
Passo le labbra sulla pelle , come i baci che ci siamo scambiati prima.
“Sei, oh, sei perfida…ma non ti fermare… non…solo…non smettere.”
Chiaro?
Obbedisco prontamente.

Ti aspetto #4


Tremavo, dal bisogno e dalla paura, non ho mai saputo di essere così viva e pulsante.
Mojo mi guarda con un sorriso di immenso affetto, mi vede e io mi domando se va bene ciò che trova.
Sento che ogni angolo che ho nascosto in me, lui sta scoprendo e ho paura e ho bisogno.
“Mojo, ti prego.”
“Vieni qui, dai .”
Mi avvicino come una bambina incerta e lui allunga un braccio e mi attira al petto e mi stringe, così forte che fa male e talmente stretta che scompaio in lui.
Allenta la presa, quel che basta ad appoggiare la sua tempia alla mia e sospirare piano, mentre una mano lenta e circolare mi rassicura.
Pensavo ci saremmo saltati addosso, come affamati a un banchetto, ma noi siamo di più, lo capisco, l’ho sempre sentito.
Ora, lo so.
“Mojo…”
“Anch’io. Mi devi credere Lalla, anch’io . Tanto.”
Sento caldo e freddo e lui allontana il volto, mi guarda, mi carezza la guancia teneramente.
“Non piangere. Per favore. Lalla.”
Sgrano gli occhi, mi casca il mento.
“Piangere? Io…”
Allora lui col polpastrello raccoglie le prove, poi socchiude le labbra e succhia il dito senza mai distogliere lo sguardo dal mio.
Mai consolazione fu più grande.
Inconsapevolmente umetto il labbro inferiore e lui si sporge.
Non poggia la bocca sulla mia, la carezza con la lingua, mentre il suo fiato caldo mi provoca un brivido, come nei giorni più torridi. Un brivido di incandescente languore.
Ah, questo è il più splendido tormento!
Sporgo la lingua timidamente e sfioro la sua, finalmente.
Ruggisce, le sue mani afferrano la mia nuca e le sue labbra si incollano alle mie, le nostre lingue si cercano.
Per la prima volta, non subisco un trapanamento, non c’è un rotolo di mezzo metro che mi soffoca, nella sua passione lui mi consuma, lentamente, la sua lingua si strofina alla mia, mi stuzzica, mi condanna senza appello.
Mojo, Mojo…
Succhia le mie labbra, le lecca e poi ricomincia il balletto e mentre mi arrendo al suo calore, si stringe a me con decisione e lo sento, diamine se lo sento!
Mi manca il respiro, sono attaccata su più fronti, la sua lingua strofina la mia, mi accarezza la nuca, stringe un pugno tra i miei capelli e contemporaneamente sento la sua eccitazione, fiera, turgida e incandescente, premere sul mio ventre che esiste solo per accoglierlo.
Mi sento un ammasso di lava, ho bisogno di toccarlo, di conoscere la sua pelle.
Passo il palmo sul suo collo, forte in tensione.
Scendo sul suo petto, i palmi che si incontrano al centro, mi sento a casa, su questo posso smettere di combattere, su questo petto tutto il resto scompare e io mi posso riposare, ma ora no.
Ora, ho bisogno di accenderlo, di sentirlo mio.
Sfioro quei bottoncini piatti e scuri, così più piccoli dei miei, ma altrettanto sensibili?
Mi stringe di più e il nostro bacio è un annegamento, sono io che gli provoco questo?
Sfioro il suo addome teso, seguendo la scia di fitti peli chiari fino all’elastico dello slip e mi fermo.
Tutto è così intenso che ho la sensazione di essere in un mondo diverso, fatto di noi, la nostra carne ovunque, che si estende e contrae, il suo fiato che spazza le mie dolci colline e si unisce al mio.
Esisto solo per lui, per fondermi in lui .
Mi guarda, strofina il naso col mio.
“Ti prego.” lui che implora me, la sua mano corre a stringermi il polso.
Vuole che mi allontani?
Poi, mi bacia, dolcemente, mentre spinge la mia mano all’interno della stoffa inzuppata.
C’è qualcosa di più erotico?
Le mie dita trovano il velluto e la seta e una pienezza esaltante, sono felice e lui si blocca, in estasi.
Abbasso lo slip e lui scalcia impaziente, mentre scendo con lo sguardo, non posso che ammirarlo, perché è splendido, perché è lui e lui è mio.
Senza pensare, le mie dita tornano sulla sua carne.
Il mio tocco è leggero, ho bisogno di bearmi della sua consistenza, del suo tremore.
Adoro vederlo sobbalzare e piangere lacrime calde e salate.
Mi sorride e bacia il mio volto, una amante cieco nel suo ardore.
Lo stringo, più forte per saggiarne la pienezza.
Appoggio la fronte sulla sua spalla e lo contemplo, mentre lo accarezzo.
Lui appoggia il capo affianco al mio e mi sussurra amabili sconcezze all’orecchio.
Tremo e gioisco.
“Sei così bello.”

Ti aspetto #3


Mojo è così diverso in questo momento.
I suoi lineamenti sono tesi e il suo sguardo è ardente, non pensavo, davvero non ho pensato.
Sospiro, tremo e gli do una piccola spinta sulla spalla, contratta.
Io, invece, sono morbida, languida.
Getto i capelli dietro le spalle e abbasso la vestaglia, non lascio il suo sguardo per un istante.
La cintura tiene la vestaglia stretta alla vita, mentre io sono intrappolata dalle maniche e il mio seno è esposto , quasi nudo se non fosse per il body nero trasparente che ha strategicamente dei ricami in pizzo nei punti necessari.
“Lalla, ‘fanculo…” Mojo che impreca con tono adorante è così dolce che mi salgono le lacrime agli occhi.
Negli anni ho visto più io scorci di lui che lui di me. Siamo amici per la pelle ed è capitato che ci cambiassimo a casa dell’uno o dell’altra, ma io il reggiseno e gli slip li ho sempre lasciati su, mentre a lui è capitato di fare un cambio veloce, di spalle e io ho l’occhio veloce.
Sono un po’ in imbarazzo, come non mi capitava da anni, mi sento una ragazzina.
Sono sicura del mio corpo, non è perfetto, è così imperfetto che è unico e per questo ho imparato ad amarlo.
Lui mi guarda e capisco che non se l’aspettava, ho l’istinto di coprirmi.
Ora, capisce perché non sono mai troppo scollata, non è per pudore, ma per non mostrare troppo, non potrei evitarlo.
Alza lo sguardo e io vorrei fermare il tempo, perché nessuno mai mi ha guardata così, potrei morire in questo momento.
“Non basta a coprirti… Lalla, sei bella.”
Ridacchio, per stemperare il fuoco che ho dentro.
“Potresti suonare meno sorpreso. Che vuoi che ti dica, prima mi imbarazzavo, ma ho scoperto che piaccio anche così.”
“Lalla, io così non è ho mai visti, davvero. A volte sono piccolissimi, piatti, ma i tuoi sembrano, wow!”
“E quasi coperti! Lo so, sono grandi: sono così.”
Non ce la faccio, la tensione mi sta dilaniando, perciò libero le braccia e sciolgo il nodo della cintura, la vestaglia cade ai miei piedi.
“Allora, apri il rubinetto? Ti muovi?”
Sono la solita sgarbata, ma non ci riesco proprio a fare la gattina, con Mojo poi, mi sembra una truffa. Eppure, dentro faccio le fusa, ma ho un improvviso terrore che potrebbe rifiutare questa me e per la prima volta temo che potrei perderlo.
Per la prima volta sento che potrei averlo e il fantasma dell’abbandono mi angoscia.
Mojo cambia espressione, sembra fare uno sforzo fisico per sciogliersi e mi sorride, quasi sereno.
“Dai Lalla, preparati, arriva la doccia fredda!”
Non mi da il tempo di pensare che uno spruzzo gelido mi sommerge o almeno io mi sento annaspare.
“Che stronzo !”
Mojo ride e ride ed è il suono più bello di sempre, vorrei registrarlo per conservarne il calore.
Mi lancio su di lui e afferro la pompa, non senza difficoltà, slitto un paio di volte sulle piastrelle bagnate, so di essere goffa al momento, ma me ne frego, è sempre il mio amico e non devo impressionarlo.
“Dai a me, razza di sadico bastardo, ora ti faccio vedere io!”
Ricomincio a cantare il motivetto dei Ghost Busters e lo colpisco con movimento ondulatorio, perfettamente calata nella parte.
Ridiamo, sono felice semplicemente.
Poi mi guardo attorno … un disastro !
“Cosa ridi? Chiudi il rubinetto!”
Mojo salta e si lancia al salvataggio, con destrezza chiude l’acqua: un eroe senza paura.
“Oh, merda.”
Come sa sintetizzare bene la situazione. Ci guardiamo sconsolati intorno.
Un lago d’acqua che ci metterà tre anni e mezzo a passare nel foro grande come un piattino che dovrebbe convogliare l’acqua in eccesso.
Beh, chi se ne importa.
Lo guardo e so che ha capito che ho deciso di non fare nulla in proposito.
Scuote la criniera fradicia e poi decide usare il metodo canino per asciugarsi .
“Non addosso a me, razza di cretino! M-O-J-O!”
Lo spingo via e lo osservo bene, ha gli slip trasparenti ora, diamine… sento un calore soffocante salirmi dal collo al viso.
Se ne accorge e si immobilizza. Si guarda già e capisce, mi ha colto in fallo.
“Tutto ok? Niente che tu non conosca già.”
“Ma che dici? Non. Bah!”
Perfettamente padrona di me stessa.
“Oh, dai Lalla, ti credi più furba di quello che sei e molto meno attraente.”
Se crede di rimediare così.. cioè, mica penserà che mi basti così poco?
“Mi trovi attraente?”
Grande Lalla!

Ti aspetto #2


Mojo mi uccide piano, dolorosamente e sono convinta che ci provi gusto. I suoi occhi mi annientano.
“Mi hai scambiato per una ragazza? Ti sembra che me ne freghi qualcosa delle tue scemenze?”
Ora, mi sta venendo a noia però,
“Mojo, non sei una ragazza, sei il mio migliore amico e in quanto tale ho l’obbligo morale di dirti che stai facendo lo stronzo!”
Annaspa, davvero, se non fossi certa del contrario, giurerei che un muro d’acqua l’ha intrappolato in questo preciso momento.
“Pure! Non basta che… anche gli insulti. Sei distrutta mentalmente tu, sarà il caldo.”
Ridacchio: è cotto a puntino, sta rosolando sullo spiedo.
“A proposito di caldo, perché non ti spogli? Io vorrei rinfrescarmi, ci bagniamo un po’. Io vorrei bagnarmi un po’. ”
Lo sento rantolare e mi volto a guardarlo sorridendo come un ebete inconsapevole.
“Sì, ok, certo. Uhm, un attimo . Una rinfrescata ci sta.Acqua fredda, vero?”
“Certo, ti ci vuole una doccia fredda!”
Mi guarda con sospetto; attenta a me, sto scoprendo le mie carte.
Mi alzo per prendere la pompa collegata al lavabo esterno e prendo un secchio. Non ho nessuna voglia di fare acrobazie goffe mentre apro l’acqua e la pompa prende vita da sola.
Fingo di essere assorta nei preparativi, perché certo, è ingegnoso prendere una pompa e girare il rubinetto.
Spero che lui non mi controlli mentre si spoglia e oso sbirciare da sotto il braccio, mentre mi piego sul lavabo.
Non.Ci.Credo.
Mi sta fissando il sedere!
Scemo. Scemo…
Si è tolto la maglietta e sembra indugiare sui bermuda, niente che non abbia già visto e sbirciato e ammirato.
“Allora, sei pronto? Apro l’acqua?” Fingo di non sapere a che punto è della svestizione.
“Un attimo, ti avviso io.”
Mi giro e lo guardo fintamente ignara mentre lui deicide se è meglio calarsi i pantaloni frontalmente, o di schiena.
Ah, ma per me è divertente allo stesso modo!
“Tu sei una strega!” Esordisce e ride.
Ops! E adesso?
Incrocio le braccia offesa, e non c’entra nulla che il mio seno pesante si solleva facendo capolino dalla vestaglia semiaperta.
“Che c’è adesso? Ti tratto benissimo e tu mi insulti.”
Lui scuote i capelli sempre scompigliati e mi guarda divertito, sembra un gatto che ha mangiato il canarino, con la piuma gialla che spunta tra i denti.
“Lalla, Lalla… ti metterai nei guai. Questo è sicuro!”
Oh no, non adesso! Mi sento il calore che sale sulle guance e non riesco a impedire di arrossire. Cavolo! Essere sbugiardata senza preavviso mi provoca un imbarazzo immenso e tutto il mio atteggiamento di donna vissuta affonda con uno Splash sonoro.
Getta la testa all’indietro e ride a pieni polmoni, sembra un ragazzino ed è bello come il sole, vorrei carezzare con le labbra quel collo magnifico e leccare il pomo d’Adamo esposto per me.
Sono troppo impegnata a offendermi per farlo e resto impalata come un tronco a sbavare, non troppo metaforicamente.
Mojo si zittisce di colpo, forse il silenzio attorno alle sue risate l’ha fatto rinvenire? Arriccia il naso e inclinando la testa mi fissa serio e allora io contrattacco con un’alzata di mento e un cipiglio degno della miglior matrona dello scorso secolo!
“Fai sul serio Lalla? Sei sicura? Lo sai che chi va al mulino s’infarina?”
Oh, questa poi! Altro che secolo scorso, siamo impazziti? Come annientare la libidine sul nascere.
“Mojo, ma che diamine, insomma! Ma che mangi? Non so di che parli comunque, vaneggi. Meglio che ti spogli e ti lasci rinfrescare le idee. Gurda, sempro una Ghost Buster!” Lo dico brandendo la pompa e cantando il motivetto del cartone animato e addio Femme Fatale!
Si aggancia i pantaloni con fare disinvolto e li abbassa lentamente, un colpo col piede e con l’altro ed eccolo, che sia benedetto, in tutta la sua perfezione maschile.
Gli slip, davvero? Da quando? Cerco di non abbassare lo sguardo e finisco per ridicolizzare me stessa ulteriormente. Guardo fisso i suoi capelli e non batto ciglio, letteralmente.
“Tutto bene, Lalla? Sembra che tu stia avendo una specie di ictus, mi devo preoccupare? Sei più paralizzata di uno stoccafisso. ”
“Ti esprimi in un modo, sinceramente Mojo, sei patetico!”
Almeno, l’indignazione mi sblocca e riesco a concentrarmi sul suo viso.
“Dai, apro allora?”
Mojo si avvicina, e mi si piazza di fronte.
“Perché non servo prima te, in fondo sono un gentiluomo. Dai, via questo straccio.”

Ti aspetto #1.


Il caldo non dà tregua.
Le finestre sono aperte su cortili immobili.
Non mi va proprio di uscire, però non mi va neanche di stare qui, a reggere lo sguardo di un paio di mosche petulanti.
Tanto vale darsi una mossa e cercare Mojo.
Faccio partire l’ultimo numero tra le chiamate: “Ok, qui mi sento morire, che facciamo? Mare? ”
Un sospiro, Mojo fa sempre finta di sopportarmi poco : “Senti, non lo so, che vuoi che ti dica? Fa caldo, non ho voglia di pensare, tanto meno prendere l’auto e fare lo sforzo di guidare.”
Che scemo.
“Lo so che fa caldo, ma stare qui mi fa impazzire, almeno vieni a farmi compagnia, possiamo sempre sederci in balcone e rinfrescarci con la pompa !”
Ride lui. “Sei così pazza che quasi accetto. Non so dove ho messo il costume, se non mi vedi entro un quarto d’ora vuol dire che non l’ho trovato.”
“Quanto sei perbenino! Molla tutto e vieni qui, puoi sempre restare in mutande, che sarà mai, siamo solo noi, eh!”
Sbuffa. “Già, ok, ho capito. Sei solo tu, hai ragione. Arrivo.”
Attacca.
Solo io? Perché mi infastidisce? Poteva dirlo diversamente, tipo che siamo tra amici, migliori amici, che non c’è vergogna tra noi. Invece, sono solo io. La solita amica amorfa.
Eppure, dovrebbe saperlo che io cedo alle provocazioni, me ne cibo, sì.
Sarà che sono curvy, come dicono all’estero; invece qua diciamo grassa, chiatta, cicciona. Eppure piaccio, anch’io piaccio e avrei proprio voglia di fargli venire un paio di palpitazioni.
Della cellulite me ne frego, altro che malattia, se fosse così, sarei condannata; io e l’altro 90% delle donne.
Poi, Mojo mi ha vista tante di quelle volte che non ci bada proprio e questo è un bel vantaggio.
I miei difetti a lui non li ho mai nascosti, l’ho persino obbligato a farmi una ceretta all’inguine, perché non riuscivo proprio a dare lo strappo. Era così inorridito, che faccia! Voleva recuperare i peli dalle strisce a ricordo della mia stretta parentela con le scimmie. Ad oggi, dice ancora che io discendo direttamente da loro, senza anelli evolutivi di mezzo.
Mi entusiasmo così tanto che non penso più al caldo, mentre mi faccio la doccia e mi cospargo di acqua profumata .
Nuda e gloriosamente tanta mi piazzo davanti all’armadio con le mani sui fianchi.
Niente costume per me, non vorrei metterlo a disagio, perciò starò in biancheria, anzi, lingerie !

Sento i passi di Mojo sulle scale , ma non corro, tanto ha le chiavi.
Rimango in balcone fintamente assopita, avvolta nella vestaglia di seta che mi ha regalato Ruben, so che Mojo lo odiava e non ho mai capito perché. In fondo Ruben era un bravo ragazzo, mi piaceva davvero, ancora non ho capito perché non ci siamo più visti. Si è allontanato gradualmente, conservo un buon ricordo di lui.
“Lalla! Ehi, non mi prendi il cappotto, non mi servi il martini ?”
Scemo, scemo.
Sento che arriva e incontro il suo sguardo, mentre fingo di stiracchiarmi.
Lui mi guarda strano, sembra contrariato, seccato.
“Che c’è ? Dov’è il cappotto, non avevi troppo caldo? Martini Mojo, ma che dici ?”
Ridacchio, e scuoto una mano come ad allontanare le sue sciocchezze.
“Dormivi? O forse sono arrivato in un momento inopportuno..”
Mi continua a guardare storto e poi, non si siede.
Sbuffo. “Che dici? Stai male? Mi ero appisolata e poi, ti ho invitato io, ma che momento inopportuno !”
Sospira e si siede sulla sdraio affianco alla mia.
Mi guarda incerto, ma sembra più sereno.
Alzo un sopracciglio e aspetto.
“Beh, è quella vestaglia: pensavo che fossi con qualcuno. Chi te l’ha regalata? Uno di quei poveracci insulsi..”
“Ehi! Calma, frena! Lo sai benissimo che questa vestaglia me l’ha regalata Ruben, cosa che hai criticato fino alla nausea, ma è bellissima e di seta.”
Scuote la testa e ridacchia scontento.”Forse è piuttosto corta e scollata. Non sembri tu, ecco.”
Oh, allora forse…
Lo osservo e non riesco a non sorridere, per cui guardo lontano.
“Sai, Mojo, per te sono solo io, la tua amica, ma per Ruben ero una donna, per lui ero femmina, lo diceva sempre e mi annusava in estasi. Il collo, i polsi, dietro alle ginocchia.. femmina diceva e per la prima volta mi è sembrato un gran complimento, femmina.”
Lui tossisce e con la coda dell’occhio lo colgo mentre saltella scomodamente sul posto.
” Come sei tonta… non pensavo fossi così ingenua. Voleva solo portarti a letto.”
Sembra proprio infastidito.
“Eccome se voleva portarmi a letto! E l’ha fatto, per fortuna !”
Lo dico mentre mi volto a fissarlo e rido spensierata mentre lui quasi mi strangola, glielo leggo negli occhi che vorrebbe farlo.